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Asma. Farmaco sperimentale attenua la risposta asmatica nei pazienti allergici

di Gene Emery

Una molecola, che agisce sui fattori di trascrizione regolando la risposta immunitaria, si è dimostrata efficace nel ridurre le risposte asmatiche dei pazienti allergici.

20 MAG - (Reuters Health) – Un farmaco sperimentale ha notevolmente attenuato le risposte asmatiche sia precoci che tardive in pazienti affetti dalla forma più prevalente di asma allergica. Si tratta dell’enzima del DNA SB010 (di Sterna Biologicals) che aderisce all’RNA messaggero per il gene GATA3, un fattore di trascrizione del pathway delle cellule T helper di tipo 2. Si ritiene che, nella metà dei pazienti asmatici, tale pathway svolga un ruolo fondamentale nell’infiammazione. Questa evidenza emerge da uno studio che ha visto coinvolte 40 persone, assegnate casualmente a ricevere inalazioni del farmaco una volta al giorno o al placebo. Ogni trattamento durava dai 3 agli 8 minuti.

Dopo 28 giorni di terapia, la risposta asmatica tardiva in seguito a provocazione allergenica con metacolina era inferiore del 34% con il farmaco, come emerso dalla misurazione del volume espiratorio forzato, mentre era più elevata dell’1% con il placebo (P=0.02). Le risposte asmatiche precoci medie erano inferiori dell’11% con la terapia SB010 e superiori dell’11% con il placebo (P=0.03), ha fatto sapere il team di ricerca guidato da Norbert Krug del Fraunhofer Institute for Toxicology and Experimental Medicine di Hannover (Germania).

"Ciò dimostra per la prima volta che si può agire in termini terapeutici sui fattori di trascrizione regolando la risposta immunitaria”, ha commentato Harald Renz, della Philipps University di Marburgo. “Ci troviamo di fronte a un nuovo farmaco che potenzialmente agisce sui sintomi precoci e tardivi. Si tratta di una categoria di molecole totalmente nuova”. I ricercatori hanno osservato che in entrambi i gruppi non si sono verificati gravi effetti avversi. I sintomi più comuni riportati dal gruppo sotto terapia farmacologica sono stati: mal di testa o sciatalgia (in cinque pazienti, rispetto ai due del gruppo di controllo), herpes simplex o nasofaringite (in quattro pazienti, contro i due del gruppo di controllo) e disturbi respiratori, toracici o al livello del mediastino in tre partecipanti (cinque nel gruppo di controllo).

Fonte: New England Journal of Medicine

Gene Emery
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

20 maggio 2015
© Riproduzione riservata

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