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A De Luca, con il cuore in mano, per salvare la sanità campana

16 LUG - Gentile Direttore,
il Sistema sanitario campano vede alle porte una nuova calda, caldissima estate. Lunghi anni di commissariamento e relativi tagli, lungi dal favorire una riorganizzazione virtuosa, hanno prodotto un quadro di desolazione che è sotto gli occhi di tutti. Sistema delle emergenze penalizzato dalla chiusura senza alternative di strutture di Pronto Soccorso, ospedali dalla tradizione storica gloriosa abbandonati volutamente ad un degrado senza ritorno, personale sempre più stressato e sfiduciato della reale volontà della politica di risolvere i problemi senza scaricare le proprie responsabilità sulle spalle degli operatori.
 
Quando De Luca affrontò per la prima volta i problemi della sanità campana, lo fece affermando che si sarebbe dovuto procedere al più presto ad una revisione del riparto del Fondo sanitario destinato alla regione: finalmente, qualcuno pensò che ci fosse chi dice chiaro al resto d’Italia che “senza soldi non si cantano messe” come recita un nostro proverbio. Negli ultimi anni della presidenza Caldoro, grazie a degli stratagemmi, erano stati recuperati quasi 200 milioni però senza chiedere quelle modifiche strutturali della legge Calderoli che con i suoi criteri penalizzanti ci affligge: e quei criteri sono ancora lì, dopo la minaccia, a novembre scorso, di una nuova, ulteriore penalizzazione. Con il paradosso che il bilancio del 2015 si chiuse comunque in forte attivo, per circa 200 milioni (perché, oltre a chiedere i soldi che spettano, bisognerebbe anche saper spendere tutto e bene), ma per la sanità campana e per i nostri concittadini niente è cambiato.
 
Perché i tagli, quelli sì, si fanno sempre! Ma per la Sanità si spende sempre di meno, al punto che già nel 2012 una relazione predisposta dall'Istituto superiore di Sanità con rappresentanti della Regione evidenziava che lo svantaggio di salute dei residenti in Campania comporta una differenza di attesa di vita alla nascita di due anni inferiore a quella delle Marche, che ha la più alta in Italia: è uno svantaggio presente da tempo e che riguarda tutta la popolazione e tutte le malattie, anche se per i tumori maligni la mortalità tra gli uomini è superiore ai valori dell'intera Italia.
 
Poi, qualche mese fa, una classifica ci assegnò addirittura tre anni in media di speranza di vita in meno rispetto all’inquinatissima Milano. Adesso arriva anche il Provvedimento di definizione del fabbisogno di personale delle aziende sanitarie, licenziato dalla Struttura commissariale di Polimeni e D'Amario che, orientato più al piano ospedaliero "dei sogni" che ai veri bisogni di salute della Campania, sembra più un colpo di grazia che un aiuto con poche unità di personale per decine di presidi ospedalieri delle Asl e una frammentazione dell’offerta non risolta e un punto di partenza della collocazione delle unità di personale in entrata basato sul pareggio dei conti anziché su sicurezza e qualità delle prestazioni.
 
Se commissari, direttori di Asl ed Ospedali cercano solo di risparmiare e di “tagliare” e nessuno chiede loro conto di bugie e mala-organizzazione, che colpa ne hanno la gente ed i medici della Campania? C’era bisogno che nello scorso dicembre morisse un uomo nel pieno del suo vigore perché si provvedesse alla riparazione della Tac dell’ospedale di Pozzuoli? Di chi è la responsabilità se nell’Asl Napoli 2 non c’è ancora la contabilità per centri di costo, per la quale il Commissario neo-promosso direttore non è riuscito a passare dalle parole ai fatti?
 
E secondo Lei fa piacere ai campani pagare per esser costretti a migrare presso strutture fuori Campania per esempio per quella radioembolizzazione delle metastasi epatiche che fino a tre anni fa si faceva anche al Pascale, dove appunto da tre anni non si vuole installare l’apparecchiatura già acquistata? E come devono sentirsi i napoletani quando si rendono conto sulla propria pelle che al Cardarelli le barelle non sono veramente sparite, ma sono solo state magari spostate altrove, magari in altri ospedali dfi frontiera, meno attenzionati dai media?
 
Cosa devono fare i medici, sempre di meno e sempre più stanchi, anche quei “precari stabili” che da 15 anni e più tirano la carretta di rinnovo in rinnovo? Lo scorso anno igiovani medici napoletani si diedero appuntamento davanti al Duomo di Napoli per "chiedere la grazia" a San Gennaro, perché non vogliono essere tra i circa 2000 giovani laureati che lasciamo scappare dal nostro paese ogni anno:  ma chi li aiuterà a restare per darci, un po’ della loro energia e freschezza?
 
Al Presidente De Luca, poco incline a quanto pare ad ascoltare chi opera tutti i giorni nella sanità, e tantomeno i sindacati, non ci resta che parlare con il cuore in mano (e non mi riferisco con questo ai problemi campani dell' emergenza e della cardiologia): se per la sanità italiana questo è un momento delicato, quella campana è sull'orlo del baratro. Si rivolga, il Governatore De Luca, a quelli che ogni giorno portano avanti la sanità campana, e, da politico esperto qual è, sono certo che capirà di chi può fidarsi e di chi no.
 
Faccia pulizia di quei portaborse, affaristi, faccendieri, direttori e, perché no?!?, anche sindacalisti affaristi che, nonostante i tagli pagati di tasca propria dalla gente, hanno trovato il modo di farsi coinvolgere in decine e decine di inchieste o, in ogni caso, provocano disservizi e sofferenze senza pagarne mai la colpa.E lo spieghi al sub-commissario D’Amario che, è vero, non si cambiano decenni di mal governo ed assenza di governo in pochi mesi, ma che la Campania non può più aspettare, neanche una settimana. E ci dia un governo vero, con un vero efficace sistema di valutazione delleresponsabilità. In poche parole, restituisca alla gente, che ne ha bisogno, una politica sanitaria seria e di spessore.
 
Roberto D'Angelo
Coordinatore  Area Metropolitana Napoli, Cisl Medici
 

16 luglio 2016
© Riproduzione riservata

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