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Coronavirus. L'affanno del servizio sanitario italiano: tutto previsto

10 APR - Gentile Direttore,
l'affanno è una sensazione di difficoltà respiratoria che si manifesta e viene decritta dal paziente in maniera diversa in base alla causa. Il motivo principale per cui insorge è attribuibile alla discrepanza tra la richiesta d'ossigeno dell'organismo e la capacità di rispondere a questo input. Questo sintomo può insorgere in molte patologie respiratorie tra cui quella provocata dal COVID19 ma ben rappresenta la situazione di affanno del nostro sistema sanitario che non riesce a soddisfare, in questa emergenza, le tante richieste di assistenza.
 
I tagli alle strutture e al personale hanno creato, da anni e soprattutto al sud, carenze gravissime che anche in tempi normali a stento si riuscivano a gestire. Gli addetti ai lavori conoscono bene le difficoltà a reperire, anche prima, un posto in rianimazione. Il nostro Paese ha dimezzato i posti letto per la terapia intensiva passati da 5,7 per ogni 1000 abitanti ai 2,7 attuali. Questo per una politica che ha tagliato, a livello sanitario, tutto quello che si poteva dal 1998 al 2018.
 
Risultati: appalti a costi irrisori a scapito della qualità e sacrificio delle terapie intensive tagliate di uomini e attrezzature a vantaggio di altri servizi saniitari ritenuti più remunerativi! Purtroppo la logica di "mercato" applicata al sistema sanitario ha generato questi risultati: le rianimazioni, i pronto soccorso ed il servizio di emergenza non sono remunerativi, costano molto e interessano poco o nulla al settore privato.
 
Certamente un sistema sanitario deve essere sostenibile nel rapporto tra costi e benefici, soprattutto quando aumenta la richiesta di salute e le risorse scarseggiano, ma non bisogna mai dimenticare che la sanità deve SODDISFARE IL BISOGNO DI SALUTE che la gente manifesta.
In caso contrario il sistema non è più egualitario, né efficace né efficiente ma si trasforma in una speculazione economica sulla salute delle persone!
 
Non possiamo dimenticare che la legge n. 833 del 1978 recitava:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività mediante il S.S.N. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana. ... nei modi e nelle forme stabiliti dalla presente legge”.
 
Il principio di universalità del diritto alla salute si può considerare ancora garantito? Allo stato attuale il sistema sanitario è in una condizione di "coma indotto" e si regge grazie agli sforzi, mai troppo riconosciuti, dei professionisti della Sanità. La quota di PIL che si intendeva investire, prima dell'emergenza covi19, per la sanità era intorno al 6.5%; soglia sotto la quale l’OMS prevede la non garanzia di accesso alle cure e un impoverimento della qualità assistenziale con tagli soprattutto ai servizi di emergenza urgenza e terapia intensiva: sostanzialmente la fine del diritto alla salute sancito dalla legge 833 del 1978.
 
Ricordiamocelo tutti quando questa emergenza sarà terminata, sperando che il sacrificio di tante persone possa stimolare una inversione di tendenza che metta nuovamente il diritto alle cure ed alla salute al primo posto nelle priorità della nostra nazione, senza mai più arrivare al punto di dover scegliere a quale paziente attaccare un ventilatore polmonare.
 
Costantino Ciaravolo
Comunicazione URP Asl Salerno


10 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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