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Emilia Romagna. Via libera dell’Assemblea legislativa a nuovo piano sangue

Il piano propone anche la realizzazione, in accordo con il Centro nazionale sangue, di un nuovo raggruppamento interregionale di cui l’Emilia-Romagna assumerà il ruolo di capofila e mette in cantiere la realizzazione di un progetto regionale di ‘disaster recovery’ per le situazioni di emergenza tecnologica.

16 MAR - Garantire l’autosufficienza regionale di sangue, di emocomponenti e di plasmaderivati per le strutture sanitarie pubbliche e private, assicurare un elevato livello di sicurezza attraverso la standardizzazione delle procedure trasfusionali e perseguire il miglioramento continuo della qualità.

Questi i principali obiettivi del nuovo piano regionale sangue e plasma approvato dall’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, con il sì di Pd, Si, Misto-Mdp e AltraER e l’astensione di Ln, M5s, Fi e Fdi.

“Con questo piano si vuole inoltre realizzare, in accordo con il Centro nazionale sangue, un nuovo raggruppamento interregionale di cui l’Emilia-Romagna assumerà il ruolo di capofila, attivare specifici programmi di formazione rivolti ai sanitari e sviluppare un progetto regionale di ‘disaster recovery’ per le situazioni di emergenza tecnologica, oltre a potenziare i progetti di cooperazione internazionale”, ha spiegato in una nota la Regione.

Siamo “una regione in grado di dire ‘noi ci siamo’ in ogni situazione di emergenza”, ha detto l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi. “La grande forza di questa regione è il volontariato”.

L’Emili Romagna conta infatti 160 mila donatori; nel 2017 in regione sono state raccolte 161.900 sacche di sangue (144.769 trasfuse): 10.601 sacche a Piacenza, 17.411 a Parma, 15.160 a Reggio Emilia, 25.855 a Modena, 16.103 a Ferrara, 35.620 a Bologna, 5.716 a Forlì, 7.878 a Cesena, 11.531 a Rimini e 16.025 a Ravenna.

L’Assemblea legislativa ha anche approvato, con voto unanime, un ordine del giorno presentato da Lega nord e Pd ( primo firmatario il leghista Daniele Marchetti) in cui si solleva il problema di 300 donatrici Fidas del centro dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna positive allo screening Hla non più ammesse alla donazione di sangue intero. Nel documento si chiede quindi alla Giunta di avviare un approfondimento, di concerto con la Società italiana medicina trasfusionale e immunoematologia (Simti), per “risolvere questa situazione paradossale”.
 

16 marzo 2018
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