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Visite a domicilio. Tiberio (OMCeO Udine): “E’ discrezione del medico, i pazienti non possono pretenderle” 

Durante la pandemia le visite a domicilio sono state uno strumento per scongiurare i ricoveri negli ospedali. Ora più di qualche paziente vorrebbe che il medico di famiglia continuasse ad andare a casa del paziente, ma il presidente dell’Ordine dei medici di Udine chiarisce: “I carichi di lavoro dei medici sono aumentati, la visita a domicilio è una decisione del medico, il paziente non può pretenderla. Lo stesso vale per l’ordine del farmaco via telefono”.

02 AGO - Quante volte si è sentito dire che una volta il medico di medicina generale andava con più frequenza a visitare i propri pazienti al loro domicilio. In tempo di Covid questa prassi è diventata essenziale per evitare il più possibile i ricoveri in ospedale ma ora, con la pandemia alle spalle, si è ritornati alla normalità, con le visite a domicilio solamente per alcuni casi specifici. Tra i pazienti c’è però chi si lamenta e vorrebbe che il medico di famiglia fosse più disponibile ad andare a casa dei propri assistiti. Questo, tuttavia, non è possibile, e a spiegarne le ragioni è il presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Udine, Gian Luigi Tiberio: “In passato i medici di famiglia spesso facevano viste a domicilio anche ‘non necessarie’, magari solo per rassicurare i propri pazienti, con cui c’è sempre un lungo e duraturo rapporto di fiducia. Oggi questo diventa sempre più difficile, a causa del progressivo aumento dei carichi di lavoro, legato all'invecchiamento della popolazione e delle conseguenti cronicità, ma anche della burocrazia, che ci porta via sempre più tempo al medico. A seguito di ciò, si è iniziato ad applicare, il regolamento che disciplina le visite a domicilio”.

Queste, infatti, sono previste in caso di non trasferibilità dell’ammalato, ovvero quando il paziente ha delle reali difficoltà a recarsi in ambulatorio e non può essere trasportato in maniera autonoma con i comuni mezzi di trasporto, ma solo con l’ambulanza.

“In tutti gli altri casi – precisa Tiberio – la visita a domicilio non è appropriata. Così come i pazienti, ad esempio, si recano al pronto soccorso in maniera autonoma, allo stesso modo possono farlo nell’ambulatorio del proprio medico. La visita domiciliare – aggiunge – deve essere richiesta a ragion veduta, per non caricare il medico di richieste inappropriate. Avere 38° di febbre, ad esempio, non significa avere diritto ad una visita domiciliare. La richiesta di visita a casa è legittima, ma la necessità spetta al medico valutarla. Così come le visite specialistiche si fanno presso gli ambulatori o in ospedale, lo stesso vale per le visite del mmg. Se, poi, un paziente ha dei problemi particolari, pur facendolo venire in ambulatorio, per agevolarlo, gli si può dare una corsia preferenziale”.

Altro tema a volte spinoso sono le prescrizioni dei farmaci richieste per telefono dai pazienti. Anche in questo caso il presidente Tiberio evidenzia come, pur conoscendo bene i loro pazienti e seppur una valutazione che precede la predizione del farmaco in ambulatorio è più opportuna, ogni volta gli si viene chiesto un farmaco o un consiglio di un farmaco per telefono “la determinazione spetta sempre al camice bianco che, comunque, si assume una responsabilità nel momento in cui fa una prescrizione al telefono. Sullo stesso orientamento è anche quello preso dai pediatri di libera scelta, un orientamento dettato da regole che, medici e assistiti sono tenuti a rispettare”, conclude il presidente OMCeO di Udine.

Endrius Salvalaggio

02 agosto 2023
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