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Culle vuote. Il Lazio all'ultimo posto in Italia per numero di nascite, se ne discute al 1° Congresso regionale Siru

L’appello della Società Italiana di Riproduzione Umana (Siru) alla Regione: “Chiediamo un Tavolo di confronto permanente, come avviene in altre Regioni”. Per quel che riguarda i servizi di Procreazione Medicalmente Assistita, nel Lazio è ridotta per la presenza di poche strutture: SOLO sei a fronte di venti strutture private e nessuna struttura accreditata convenzionata

08 GIU - ss="MsoNormal"> Natalità in discesa nel Lazio, con una forte flessione (-7%), registrata dai recenti dati Istat (riferiti a 2016 e 2017), che porta la Regione all’ultimo posto in Italia per il numero di nascite. A questa situazione, si aggiunge un aumento dell’infertilità, sia femminile e che maschile, causata da numerosi fattori genetici e ambientali, non ultimo l’inquinamento ambientale che determina disfunzioni nella sfera riproduttiva in alcune aree del Lazio.  Cresce il ricorso alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (Pma), non senza criticità nel Lazio. A fotografare la situazione riproduttiva della nostra regione è la Società Italiana di Riproduzione Umana (Siru), in occasione del suo 1° Congresso regionale in corso oggi, a Roma.

“I servizi di Procreazione Medicalmente Assistita, inseriti nel Lea (Livelli essenziali di Assistenza) ancora non hanno avuto piena applicazione in ambito regionale. – ha dichiarato Maria Giuseppina Picconeri, Coordinatore regionale della Siru per il Lazio – Nella nostra regione, le procedure di Pma sono garantite solo in parte e comunque queste non sono integrate con gli altri servizi. L’offerta pubblica è ridotta per la presenza di poche strutture: nel Lazio sono solo sei a fronte di venti strutture private e nessuna struttura accreditata convenzionata. Ciò ha ingenerato e tuttora genera una mobilità passiva rilevante - in alcune province addirittura non vi è quasi offerta - determinando lunghe liste di attesa per le coppie e un conseguente aumento della mobilità”.

Mobilità regionale che ha un costo sia per i pazienti, che spesso si imbattono in intoppi burocratici e che devono sostenere ingenti spese economiche, sia per le risorse della regione stessa.

La Regione ha rimborsato nel 2015 per la mobilità passiva le strutture pubbliche di altre regioni somme stimate dai 3.700.000 ai 11.200.000 euro, a seconda del rimborso previsto per queste tecniche dalla diverse regioni. Nel Lazio, le coppie che si sono rivolte alle strutture private, hanno speso quasi 20 milioni di euro in un anno (calcolando un costo medio di 4500 euro), su un totale regionale di cicli di fecondazione in vitro pari a 4920: 482 nel pubblico e 4396 nel privato (secondo i dati del Ministero della Salute).

La situazione è migliorata dal 2016, quando la Regione Lazio ha inserito più prestazioni nel suo servizio e ha regolamentato anche il costo della mobilità ed i criteri di accesso. Ma, fino ad oggi, il calcolo delle somme “disperse” è altissimo, quando invece avrebbe potuto essere utilizzato per potenziare il servizio regionale.

La Società italiana della Riproduzione Umana vuole aprire un confronto con le Istituzioni, le associazioni dei pazienti, l’Ordine dei medici, le associazioni di categoria, i consultori, i pediatri, le strutture sanitarie per lavorare insieme ad interventi programmatici di prevenzione primaria e ad attività di superamento delle criticità esistenti; in tal senso, intende essere uno dei soggetti che vogliono fornire un contributo qualificato. La SIRU chiede alla Regione Lazio, in occasione del Congresso, di istituire un tavolo di confronto permanente come avviene in altre regioni con il quale poter contribuire a trovare soluzioni per migliorare l’offerta sanitaria, definendo Linee Guida territoriali che vedano coinvolti tutte le strutture sanitarie presenti sul territorio.



08 giugno 2018
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