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Carenza medici. Ministro Grillo, una testimonianza da precaria

27 OTT - Gentile Direttore,
sono un medico le scrivo pregandola di sottoporre la mia lettera all’attenzione del Ministro della Sanità, del mondo sanitario e politico. il mio è un ulteriore tentativo che cerca di far prendere coscienza della situazione in cui si trovano migliaia di giovani medici alle Istituzioni, con la speranza che arrivi il nostro grido di aiuto e che ci venga permesso di concludere un percorso intrapreso e portato avanti con passione e sacrificio.

Egregio Ministro,
Le scrivo questa lettera, con la speranza che possa leggerla.
Mi sto permettendo perché ho visto che si sta adoperando per migliorare la situazione in cui io e la maggior parte di noi giovani medici ci troviamo, bloccati in un limbo da cui è difficile uscire, impossibilitati a terminare il percorso di studi per poter raggiungere una situazione lavorativa stabile.

Penso che sia utile avere qualche testimonianza in più che Le possa permettere di fare al meglio quello che ha già iniziato.

Volevo ringraziarLa per l’aumento delle borse di Medicina Generale, e allo stesso tempo informarLa che questo servirà a poco se le Regioni non accelerano i tempi di inizio dei corsi, perché questo permetterebbe a centinaia di neoabilitati di accedere al corso vanificando questo aumento. Questo a discapito di quelli che sono laureati da diversi anni senza poter riuscire a trovare una strada che gli permetta di completare questo percorso di studi.

Siamo in molti a non essere riusciti ad entrare in una scuola di specializzazione, per questo assurdo blocco che ci impedisce di poterci specializzare, molti di noi sarebbero disposti a farlo anche senza borsa di studio, gratuitamente, e, a proposito di questo, vorrei capire perché i laureati entro il 1994 possono accedere senza concorso al corso di medicina generale e tutti gli altri no, la loro laurea ha maggior valore della nostra?

Da alcuni anni si parla di carenza di specialisti e medici in generale, carenza che sto riscontrando anche nelle Asl dove ho prestato servizio in questi anni.

Perché a tutti quelli che lavorano da anni in strutture private o pubbliche, reparti, pronto soccorso, guardie mediche, asl e sostituzioni, al servizio del sistema sanitario nazionale, non può essere riconosciuta questa esperienza? Non è la stessa di quelli che si specializzano fatta in prima persona e, quindi, più formativa? Magari dandogli la possibilità di sostenere degli esami e ottenere i titoli con i quali per continuare a svolgere il proprio lavoro con tranquillità, senza precarietà e senza essere sbattuti da un posto all’altro.

Questo permetterebbe a molti di noi di realizzarsi e poi di poter entrare a tutti gli effetti nel sistema sanitario nazionale, iniziando a colmarne le carenze.
 
Francesca De Luca
Medico
Bassano Romano VT

27 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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