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Viterbo. L’Usb denuncia: “Marker tumorali non disponibili”. Per la Asl inaccettabile allarmismo

Il caso del paziente come esempio, per il sindacato, della “mancata garanzia dei livelli minimi di assistenza”. Ma la Asl di Viterbo replica: “E’ inaccettabile generalizzare un caso specifico ed eccezionale diffondendo consapevolmente tra la popolazione un messaggio deviante e lontano anni luce dalla realtà dei fatti”. Il caso al centro della vicenda riguarderebbe un marker per la diagnosi di tumori non molto frequenti “a fronte di oltre 60mila markers tumorali eseguiti in tutte le sedi aziendali”, evidenzia la Asl.

28 MAR - Botta e risposta tra la Unione sindacale di base (Usb) e la Asl di Viterbo a seguito della denuncia di un malato oncologico che ha riferito di essersi rivolto “per ben due anni consecutivi”, precisa l’Usb, alla struttura della Cittadella della salute viterbese “dove si sarebbe sentito rifiutare la prenotazione in esenzione di un marker tumorale perché la prestazione non sarebbe disponibile”. Per l’Usb è la conferma che “la razionalizzazione della spesa che ha portato alla chiusura degli ospedali di zona e al ridimensionamento dei primi soccorso, non garantisce più i livelli minimi di assistenza a tutti gli assistiti, tanto che non vengono garantiti esami salva vita come i marker tumorali, per non parlare delle liste di attesa”. E il paziente? “Avrebbe dovuto rivolgersi ad una struttura privata a pagamento. Un semplice prelievo, che va ripetuto ogni sei mesi, con un importo fino a 100 euro per ogni prestazione”, osserva il sindacato.
 
Ma per la Asl di Viterbo si tratta di inaccettabile allarmismo. “Solo nel 2018, in tutte le sedi aziendali preposte, sono stati eseguiti 62.842 test per markers tumorali richiesti dai cittadini assistiti della Tuscia, su un totale di circa 2milioni e 500mila esami di laboratorio effettuati. Come è noto, per tali tipologie di prestazioni non ci sono tempi di attesa. Nello specifico, gli esiti dei markers tumorali vengono comunicati, in media, entro 3 giorni dal prelievo del sangue. Questi numeri sono facilmente verificabili e trovano conferma anche nei feedback positivi che l’azienda quotidianamente riceve dai cittadini e dalle associazioni di volontariato impegnate in ambito oncologico”.

Quanto al caso dell’uomo al centro della denuncia dell’Usb, dopo aver eseguito i dovuti approfondimenti la Asl Viterbo fa sapere che “il marker tumorale a cui si fa riferimento nella nota USB è la Cromogranina A, utilizzata principalmente in alcuni centri di riferimento per la diagnosi delle neoplasie neuroendocrine, tumori non molto frequenti. Le richieste per questo specifico marker possono variare da 10 a 15 ogni anno, considerando anche che lo stesso paziente ne può richiedere più di uno nei 12 mesi. Ciò, vale la pena tornare a ripetere, a fronte di oltre 60mila markers tumorali eseguiti ogni anno”.

L’azienda spiega di avere avviato una verifica in merito alla fattibilità di implementazione anche di tale ulteriore esame. “Tuttavia – evidenzia la Asl -, ciò che risulta inaccettabile è che, a fronte di un caso specifico ed eccezionale, USB scelga di generalizzare lo stesso diffondendo consapevolmente tra la popolazione un messaggio deviante e lontano anni luce dalla realtà dei fatti. Nell’ottica della collaborazione che intercorre con la Asl di Viterbo, se fosse stato richiesto un approfondimento puntuale circa le problematiche riscontrate dall’utente, sarebbe stato possibile analizzare la questione, individuare le possibili soluzioni e orientare l’utente stesso verso il migliore percorso di presa in carico del bisogno di salute”.

L’azienda, infine, invita il sindacato a “considerare il servizio sanitario locale un bene della collettività che non può, e non deve, essere strumentalizzato per fini politici. In quanto, note come quella trasmessa nella giornata di ieri, del tutto immotivate nel merito e facilmente confutabili nei fatti, indipendentemente dall’obiettivo contingente che intendono perseguire, nel lungo periodo finiscono per produrre un danno di immagine all’azienda, ai suoi professionisti, con un conseguente calo di fiducia da parte dei cittadini, i quali acquisiscono per certe informazioni parziali o, spesso, anche non veritiere”.

28 marzo 2019
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