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Ospedale Columbus. Cgil, Cisl e Uil: “A rischio 750 lavoratori e 258 posti letto”. Regione: “Chieste garanzie sull’assistenza”

La crisi dell'ospedale, iniziata nel 2015, è stata fino ad oggi tenuta a bada attraverso un affitto di ramo di azienda alla Fondazione Gemelli, che ha permesso la continuità delle attività. “Ma il contratto di locazione scade oggi e non c’è proroga. In questo modo dal 1 novembre il Columbus chiuderà i battenti”, denunciano i sindacati. Interviene la Regione: "Abbiamo chiesto alla Fondazione Policlinico Gemelli di proseguire senza soluzione di continuità nell'erogazione dei servizi sanitari. Deve prevalere il superiore interesse pubblico”.

31 OTT - L’Ospedale Columbus di Roma, tra i punti di forza della sanità privata capitolina, a 4 anni dall’avvio della crisi, rischia di chiudere i battenti tagliando la bellezza di 258 posti letto e mettendo a rischio il futuro professionale di 750 lavoratori. Una situazione che allarma pazienti e lavoratori, e per risolvere la quale i segretari Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Roma e Lazio, Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, chiedono l’intervento della Regione Lazio e della Prefettura di Roma.

Dopo l’avvio della crisi, datato 2015, ripercorrono i sindacati in una nota, la situazione è andata avanti in virtù del subentro della Fondazione Policlinico Gemelli, che attraverso un affitto di ramo di azienda ha di fatto garantito la continuità delle attività del Columbus e di conseguenza la continuità lavorativa delle centinaia di persone impiegate nella struttura e quella dell’offerta sanitaria alla cittadinanza. “Il contratto di locazione, tuttavia, scade oggi, 31 ottobre 2019, e non è stata concessa la proroga dello stesso fino al giugno 2020. In questo modo dal 1 novembre prossimo l’Ospedale Columbus chiuderà i battenti, andando a rinforzare in maniera piuttosto pesante il già rilevante problema della carenza dei posti letto e della lunghezza delle liste d’attesa a Roma e nel Lazio. Si andrebbero infatti a bloccare inevitabilmente i ricoveri, le attività ambulatoriali, quelle radiologiche, la dialisi, andando a causare gravissime ripercussioni sanitarie e sociali sulla cittadinanza. Tutto questo senza dimenticare il punto interrogativo relativo al futuro dei ben 750 lavoratori impiegati nell’ospedale”, è il grido d’allarme di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Roma e Lazio.

Una situazione “tutt’altro che sostenibile”, per i sindacati, che hanno dato vita ad un’assemblea di tutti i lavoratori, al fine di cercare insieme le soluzioni concrete ed utili a salvare il futuro dell’ospedale Columbus e dei suoi dipendenti. “Da questo momento di confronto - riferiscono Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini - è emersa la chiara necessità di un intervento risolutivo della Regione Lazio e della Prefettura di Roma, a cui contestualmente abbiamo inviato richieste urgenti di incontro. Non è più possibile che si facciano orecchie da mercante rispetto ad una situazione di tale gravità. Le istituzioni devono intervenire per salvaguardare un’eccellenza della nostra sanità, dando sicurezza a chi per anni ne ha garantito gli alti standard qualitativi: i lavoratori”.

Sulla vicenda è intervenuto anche l’assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato, che in una nota evidenzia come “per il Servizio sanitario regionale del Lazio è preminente il supremo interesse pubblico nell'erogazione delle cure e nella garanzia dei Livelli essenziali di assistenza. Per questo motivo abbiamo chiesto alla Fondazione Policlinico Gemelli, titolare dell'accreditamento istituzionale e dell'autorizzazione sanitaria della Columbus, di proseguire senza soluzione di continuità nell'erogazione dei servizi sanitari”.

“Il Sistema sanitario regionale - asserisce D’Amato - non può permettersi il venir meno in maniera così repentina di oltre 200 posti letto che fanno parte integrante della rete ospedaliera della città di Roma. In questa vicenda deve prevalere il superiore interesse pubblico e la piena tutela degli interessi dei malati e dei pazienti”.

31 ottobre 2019
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