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Covid. Nelle Asl di Roma troppa disomogenietà di indirizzi

08 OTT - Gentile Direttore,
la Fase 3, con la riapertura completa delle attività produttive e soprattutto delle scuole, vede come figura sanitaria di riferimento per le famiglie italiane il Pediatra di Libera scelta ed il Medico di Medicina Generale. L’inevitabile, cospicuo aggravio delle attività quotidiane per ogni Pediatra di Libera Scelta del Territorio, seppur ampiamente ripagato dal rafforzamento dei legami di stima reciproca tra Pediatri e famiglie, è continuamente incalzato con ogni modalità comunicativa da genitori decisamente disorientati di fronte alla ricomparsa delle patologie stagionali e dalla coesistenza del virus SARS-CoV-2, ma, soprattutto, dalla complessità normativa degli adempimenti conseguenti.
 
Proprio questa incrementata empatia nei confronti dei nostri piccoli pazienti ci impone di denunciare pubblicamente le innegabili, forti criticità nei processi di rilevamento e contrasto dell’infezione da SARS-CoV-2 nella popolazione.
 
Fondamento della Fase 3 e, nello specifico, della riapertura dell’attività didattica in presenza, è la pronta individuazione di ogni possibile contagiato al fine di circoscrivere la diffusione del virus specialmente nei bambini che frequentano le scuole dell’infanzia e dell’obbligo.
 
Con il DPCM del 07.09.20 vengono definite le procedure per la gestione del bambino che presenti un aumento della temperatura corporea al di sopra di 37,5°C o un sintomo compatibile con COVID-19, in ambito scolastico e presso il proprio domicilio, e le strategie conseguenti per il precoce riconoscimento del contagio.
 
Inutili sono le “grida d’allarme” di chi denuncia l’eccessivo ricorso al tampone nasofaringeo, molecolare o antigenico: questo è l’unico strumento attualmente a disposizione dei Pediatri di Famiglia per autorizzare il reinserimento dell’alunno nelle classi frequentate dopo sintomatologia sospetta in quanto, com’è a tutti noto, la sindrome da SARS-CoV-2, presenta gli stessi sintomi delle sindromi influenzali e parainfluenzali tipiche della stagione invernale.
 
In questi giorni tuttavia, non possiamo assistere in maniera inerme al disagio a cui vengono sottoposte le famiglie, costrette ad interminabili file, per accedere al test diagnostico: ore ed ore di attesa in auto sono stress che i nostri bambini, ma anche i loro genitori, hanno il diritto di evitare.
 
La Federazione Medici Pediatri di Roma e Provincia, organizzazione sindacale che rappresenta la grande maggioranza dei Pediatri di Libera scelta, auspica un tempestivo rafforzamento del sistema di diagnosi e prevenzione regionale attraverso l’incremento del numero delle postazioni diagnostiche (DRIVE IN per chi dispone di autoveicolo e A PIEDI per chi invece non ne dispone), ritenendone opportuna la presenza in ogni Distretto Sanitario della nostra Regione. Auspichiamo che, ove si renda necessario, anche le Case della Salute possano essere utilizzate per l’effettuazione dei tamponi ai pazienti pediatrici.
 
Questa, secondo FIMP Roma, è una strategia di primaria importanza per vincere la battaglia contro l’infezione, unitamente ad una maggiore collaborazione e comunicazione tra i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL e i Pediatri di Libera Scelta. Purtroppo, dobbiamo segnalare che, ancora oggi, in tutte le ASL di Roma si opera in maniera disomogenea, non condivisa e frammentaria e, soprattutto, senza il necessario coordinamento con i medici del territorio: è indispensabile per noi Pediatri di Famiglia sapere “CHI FA COSA”, “CHI FA E COSA FA”, in quanto tutti i medici del territorio sono troppo spesso lasciati soli a decidere quali provvedimenti adottare.
 
Il Consiglio Direttivo dei FIMP Roma auspica, quindi, che le competenti Autorità possano recepire questi suggerimenti al fine di veder finalmente ridotti i forti disagi oggi a carico dei Medici del territorio e, soprattutto, delle famiglie assistite.
 
Consiglio Direttivo Fimp Roma

08 ottobre 2020
© Riproduzione riservata

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