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Giornata Mondiale Aids, indagine dell’Anlaids: mancano cultura e conoscenza tra gli studenti

In Lombardia e Lazio, regioni dove esiste la maggiore diffusione della malattia, la generazione digital mostra lacune e ignoranza. “L’approccio alla sessualità è sceso a 12-13 anni. C’è ancora troppa disinformazione. Molti studenti confondono ancora anticoncezionali e strumenti di prevenzione” sottolineano il Prof. Galli, presidente Simit e Bruno Marchini, presidente Anlaids, nel corso del 31°Convegno Nazionale Anlaids Onlus che si sta tenendo a Genova in vista della Giornata Mondiale dell'Aids del 1 dicembre.

23 NOV - Si conclude oggi il a Genova il XXXI Convegno Nazionale Anlaids, durante il quale sono stati analizzati successi ed errori nel colmare i gap ancora presenti nella prevenzione e nella terapia dell’infezione da HIV. Lo scenario globale in questi anni è molto cambiato, aumenta l’età anagrafica dei soggetti affetti dal virus, le terapie consentono alle persone con infezione da HIV in cura di aumentare la loro aspettativa di vita, ma rimangono ancora delle zone d’ombra, come per esempio le numerose presentazioni tardive di pazienti ignari dell’infezione, l’incremento dell’incidenza di alcuni tumori e talvolta una mancata risposta completa delle difese immunitarie di una parte dei soggetti con infezione da HIV. Soprattutto, però, appare chiaro come l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Salute di portare a zero i casi di infezione è ancora un miraggio, questo anche perché in paesi come l’Italia si stimano in oltre 3.500 le nuove infezioni e si registra un pari numero di nuove diagnosi.
 
L’indagine nelle scuole
Anlaids dà uno dei suoi principali contributi nella comunicazione con i giovani. A questo proposito, in sede congressuale viene presentata un’indagine svolta a livello nazionale su un campione di circa 14mila ragazzi interrogati dal 2013, che ha permesso di verificare la consapevolezza su HIV/AIDS, ma anche abitudini ed esigenze in ambito sessuale, uso del preservativo, conoscenza delle altre malattie sessualmente trasmissibili; questo sondaggio è stato anche uno strumento per individuare differenze tra generi, età, tipologie di scuola, famiglie italiane e straniere. Sono stati somministrati dei questionari con domande a risposta multipla a studenti prevalentemente del terzo anno della scuola media superiore. “Tra i dati emersi, per esempio” sottolinea Bruno Marchini, Presidente Anlaids “si è visto che nei giovani che provengono da famiglie praticanti la religione ricorrono maggiori difficoltà ad affrontare tematiche legate alla sessualità e agli strumenti di prevenzione. In particolare, in una gran parte degli intervistati resistono forti sacche di stigmatizzazione e di completa disinformazione: c’è ancora chi crede che l’infezione possa essere trasmessa da insetti, mentre molti tendono a confondere strumenti di prevenzione con anticoncezionali, per cui si ritiene che con la pillola, ad esempio, si possa evitare l’acquisizione di infezioni trasmesse sessualmente”.
 
I dati dei questionari che Anlaids ha proposto nelle scuole superiori come pre-test in occasione di interventi di prevenzione e che a partire dall’anno scolastico 2013-2014 hanno coinvolto 13.905 studenti delle provincie di Milano, Monza/Brianza, Mantova, Roma e Latina, hanno evidenziato alcune importanti lacune conoscitive, specie nei più giovani, nei ragazzi che frequentano gli istituti tecnici rispetto ai liceali, nei figli di genitori stranieri. L’81% di chi riferisce di avere avuto rapporti completi afferma di aver usato il preservativo, ma solo il 58% di non associare alcun problema all’uso dello stesso. Le fonti di informazione da cui i ragazzi affermano di avere avuto o di aspettarsi informazione su HIV o sulle infezioni sessualmente trasmesse sono la scuola (67%) o la televisione (63%). La famiglia (37%) e Internet (35%) sono solo al terzo e quarto posto. Ultimi i giornali (22%) e gli amici (15%). I maschi, in particolare, sembrano parlarne meno in famiglia.
 
“Questo è un quadro generale che indica come ci sia ancora molto da fare per la diffusione di una cultura della prevenzione e della responsabilità tra i ragazzi, specie in situazioni di particolare difficoltà”, afferma il prof. Massimo Galli, Presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali -SIMIT, consigliere nazionale Anlaids. “È importante preparare i giovani, attraverso la conoscenza delle cose, a gestire responsabilmente se stessi e la propria sessualità e a proteggere se stessi e gli altri. Un percorso che porta a rifiutare spontaneamente lo stigma nei confronti di persone e malattie che è principalmente figlio dell’ignoranza”.
 
Interessante infine il dato emerso dall’indagine che conferma che la precocità del debutto sessuale si associa ad altri comportamenti considerati ‘da adulti’, come il fumo o il consumo frequente di alcol.
 
HIV/AIDS in Liguria e a Genova: numeri stabili e diagnosi tardive
In Liguria ci sono circa 100 nuove diagnosi di infezione da virus HIV ogni anno. I casi di AIDS sono stabili intorno ai 15-20 l’anno. Come il resto d’Italia, anche la Liguria soffre di un aumento dei casi di HIV nella popolazione giovanile, intesa come fascia 18-35 anni, dove i comportamenti sessuali sono più a rischio, proprio per l’esuberanza sessuale tipica della stagione della giovinezza. “Da queste statistiche emergono due aspetti preoccupanti”, afferma Antonio Di Biagio, dirigente medico all’Ospedale San Martino di Genova e socio Anlaids Liguria. “Anzitutto, il fatto che siano costanti e mai in calo i casi negli ultimi 5 anni deve essere considerato come un elemento negativo. In secondo luogo, un’ampia parte di coloro che scoprono di essere affetti, circa il 40%, si registra uno stadio della malattia già avanzato”.
“Questo dato costante rappresenta un dato grave, poiché siamo di fronte a una patologia per la quale esistono diversi strumenti di prevenzione, in virtù dei quali un decremento è un obiettivo perseguibile. Ne consegue che l’ignoranza rappresenta il principale ostacolo da affrontare” aggiunge Di Biagio.
Lavorare su prevenzione e informazione è ancora fondamentale per ridurre le nuove infezioni. “Sappiamo come evitare il virus, adesso mancano progetti condivisi con le amministrazioni istituzionali per arrivare nei luoghi chiave come scuole, uffici per il cittadino e altre comunità, che superficialmente non si sentono coinvolte, facilitando una comunicazione più efficace. Chiunque ha vissuto un comportamento a rischio dovrebbe fare il test e sapere cosa sia l’HIV”, prosegue Di Biagio. Il test HIV in Liguria viene fatto in almeno 6 centri di malattie infettive e in tutti i laboratori periferici. Da tempo è facilitato, grazie alle Associazioni presenti sul territorio, l’accesso ai test a risposta rapida.
 
Un aspetto molto critico è dato dalla concomitanza di essere sieropositivo al Test Hiv con la ricezione della diagnosi di Aids. I cosiddetti “late presenters” scoprono di avere Hiv quando hanno il sistema immunitario già molto compromesso, con conta dei linfociti CD4 inferiore ai 200-300 e già presenti le manifestazioni sintomatiche della diagnosi di Aids.
 
Il ruolo di Anlaids
Al Congresso di Anlaids ha partecipato anche l’Assessore all’Università e allo Sviluppo Economico del Comune di Genova Giancarlo Vinacci, il quale ha proposto Genova come sede di un progetto pilota di formazione e educazione sanitaria degli studenti delle scuole superiori sin dalla prossima primavera. Nelle scuole il tema dell’educazione sanitaria e sessuale è solo sfiorato e riguarda solo gli istituti più virtuosi, così sono le associazioni che si devono far carico del compito di sostenere questo tipo di informazione.
 
“Serve un tavolo congiunto tra il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Sanità per arrivare a un’adeguata formazione di ciascun docente per fare informazione presso gli studenti. Anlaids ha già numerosi progetti in atto nelle scuole d’accordo con il provveditore e lavora alla formazione di educatori alla pari, ossia dei leader coetanei degli studenti per una informazione costante e diretta” afferma Marchini. A gennaio 2019 partirà anche un nuovo progetto rivolto ai giovani che non sono né nei percorsi scolastici né in altri percorsi formativi, una popolazione quindi difficile da raggiungere e da informare.

23 novembre 2018
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