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Screening del tumore al seno, alla cervice uterina o al colon retto. Ruolo centrale del Cpo per la realizzazione del Rapporto Europeo

Gli esperti di Torino hanno sviluppato gli strumenti per la raccolta on-line dei dati utilizzati nel Rapporto pubblicato il 9 febbraio. Il lavoro, finanziato dalla Commissione Europea, è stato coordinato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro con l’obiettivo di monitorare l’implementazione delle raccomandazioni del Consiglio Europeo per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori.

14 FEB - In Europa 33 milioni di cittadini hanno potuto accedere a un test di screening per i tumori della mammella, della cervice uterina o del colon retto. Il dato emerge dal Rapporto sullo Screening del Cancro nell’Unione Europea pubblicato il 9 febbraio. Il lavoro, finanziato dalla Commissione Europea, è stato coordinato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS, in collaborazione con il CPO Piemonte della Città della Salute di Torino e con il Finnish Cancer Registry di Helsinky, con l’obiettivo di monitorare l’implementazione delle raccomandazioni del Consiglio Europeo per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori.

“Un importante valore aggiunto di questa edizione, rispetto alla precedente, è stata la possibilità di raccogliere ed analizzare gli indicatori di performance dei programmi di screening europei in modo armonioso e standardizzato” ha sottolineato Christopher Wild, Direttore della IARC, nella prefazione al documento. Proprio in questo punto cruciale l’apporto del CPO si è mostrato prezioso: gli esperti dello screening di Torino, infatti, hanno sviluppato gli strumenti per la raccolta on-line dei dati, basata sulla somministrazione di questionari attraverso il sito web del CPO e sulla compilazione di tavole Excel standardizzate. Alla base del lavoro c'è l'approfondita analisi delle procedure che governano i tre screening e della loro variabilità internazionale. Tale analisi ha portato alla creazione di tabelle, i cui numeri, una volta inseriti, allo stesso tempo consentono il confronto delle performance di diversi Paesi e catturano e descrivono le specificità di ciascun Paese.
 
“Per arrivare a tale risultato abbiamo mirato ad una struttura dati in grado di standardizzare il più possibile il calcolo dei principali indicatori di qualità, ma che fosse al contempo abbastanza elastica da consentirle di descrivere specifiche varianti, in modo da darne conto con un approccio che chiameremmo glocal, punto di incontro dei due approcci global e local”, ha dichiarato Mariano Tomatis del CPO, che ha gestito il sistema di data management.

Nel merito, secondo Antonio Ponti, il ‘principal investigator’ del rapporto, “programmi di screening su base di popolazione sono presenti in 25 dei Paesi membri per quanto riguarda il tumore della mammella, in 22 per quanto riguarda la cervice uterina ed in 20 per il colon retto. La graduale e costante diffusione in Europa di programmi di provata efficacia contribuisce a diminuire la mortalità per cancro e, per quanto riguarda la cervice uterina ed il colon retto, anche la sua frequenza”. Come dice Xavier Prats Monné, Direttore Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare della Commissione Europea, nella premessa al rapporto “a causa del cancro, 1.3 milioni di vite sono perdute ogni anno, delle quali circa la metà possono essere evitate con maggiori azioni preventive dirette a fronteggiare e mitigare il rischio”.

In tutta Europa, in un anno, 15.531.953 donne di età 50-69 anni hanno eseguito una mammografia di screening, 7.777.688 donne di età 30-59 anni si sono sottoposte a un Pap test per lo screening del tumore del collo dell’utero e 9.646.530 persone di età 50-74 anni hanno fatto un test per lo screening del tumore colorettale.

“La pubblicazione di questo importante rapporto dimostra ancora una volta il ruolo di spicco dello screening piemontese a livello internazionale. Questa rilevanza si traduce non solo in prestigio, ma anche nell’opportunità concreta per le cittadine ed i cittadini della nostra regione di accedere ad un servizio d’eccellenza ed a protocolli innovativi (tomosintesi, test HPV, endoscopia) senza distinzioni dipendenti dallo status socioeconomico. Questo è permesso anche dalla possibilità di svolgere ricerca scientifica di alto livello” afferma Nereo Segnan, Direttore della Struttura di Epidemiologia, Screening e Registro Tumori – CPO Piemonte della Città della Salute e della Scienza di Torino.

14 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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