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Asl  AT. Radioterapia astigiana nel nuovo millennio con la Ray Station

Il nuovo sistema si compone di vari moduli per il contornamento delle strutture anatomiche. Ha tempi di calcolo molto più brevi rispetto al passato, maggiore versatilità nell’utilizzo di varie opzioni per l’ottimizzazione del piano di cura. Possiede anche un modulo di fusione elastica per inserire nel piano di cura anche le immagini della risonanza magnetica e/o della PET, qualora questo si renda necessario.

21 SET - Molteplici sono attualmente le possibilità terapeutiche che l’Asl AT può offrire al paziente oncologico nel percorso di cura: tra queste la Radioterapia riveste un ruolo importante ed è uno strumento terapeutico irrinunciabile. Oggigiorno sottoporsi a un trattamento radiante si traduce, essenzialmente, nella fruizione di una tecnologia così all’avanguardia che rende possibile colpire i volumi bersaglio risparmiando gli organi critici e i tessuti sani vicini.

“Ogni paziente – spiega Maria Tessa Direttore della Struttura di Radioterapia Ospedale Cardinal Massaia -  riceve una terapia personalizzata, dal momento che per ognuno si elabora un “piano di cura”, utilizzando le immagini acquisite con una “TAC” dedicata, in dotazione al reparto, che permette di conformare l’intensità della cura o, meglio, l’intensità della dose in funzione dei dettagli anatomici della singola persona, così come farebbe un sarto raffinato che taglia e cuce tenendo conto anche dei minimi particolari”.

Il processo è estremamente delicato e complesso, specie per i trattamenti radioterapici denominati “IMRT” (Intensity Modulation Radiotherapy), che irradiano in modo più conformato il volume tumorale, modulando non solo la forma dei fasci ma anche la loro intensità, e richiede l’utilizzo di tecnologie complesse e aggiornate.

Al fine di poter somministrare ai pazienti del territorio astigiano terapie sempre più adeguate, si è reso operativo, da alcuni mesi, presso la Struttura di Radioterapia di Asti un nuovo sistema per l’elaborazione dei piani di cura, denominato “Ray Station” che si compone di vari moduli per il contornamento delle strutture anatomiche, per il calcolo della dose e per la verifica di qualità dei piani redatti.

“Ray Station – spiega la Asl in una nota - è utilizzato dai medici Radioterapisti e dai fisici Sanitari dell’Azienda, e ha tempi di calcolo molto più brevi rispetto al passato, maggiore versatilità nell’utilizzo di varie opzioni per l’ottimizzazione del piano di cura, e, inoltre ma non solo, possiede un modulo di fusione elastica per inserire nel piano di cura anche le immagini della risonanza magnetica e/o della PET, qualora questo si renda necessario”.

Ray Station ha, quindi, “apportato un significativo contributo alla tecnologia che supporta la radioterapia con fasci esterni, ma la radioterapia di Asti offre anche la possibilità d’eseguire trattamenti di Brachiterapia e di Plesioroentgenterapia, attuati in pochi centri in Regione, vantando, in questi ambiti, un’esperienza più che ventennale”.

La Brachiterapia, ossia la cura mediante sorgenti radioattive posizionate a stretto contatto della malattia, viene declinata nelle sue varie applicazioni ginecologiche, interstiziali (tumori del labbro), esofagee e bronchiali, e per queste ultime due Asti è centro di riferimento della Rete Oncologica Piemonte - Valle d’Aosta, e che la Plesioroentgenterapia consente di curare lesioni superficiali della cute in sedi critiche, in pazienti anche molto anziani, difficilmente posizionabili sui lettini degli acceleratori lineari.

21 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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