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Gravidanza. Regione Puglia approva delibera per misure di sostegno, ma è polemica. Provvedimento sospeso


Gli interventi previsti riguardavano “sostegno psicologico, supporto emotivo, mediazione del conflitto intrafamiliare“ poi “bonus per l'acquisto di prodotti per la cura e l'alimentazione del neonato”. Ma l’associazione “Giusta causa” parla di un “provvedimento ideologico e oscurantista” e il Pd accoglie con favore la notizia della sospensione. L’assessore Barone: “Apriamo il confronto ma dispiace che sia stato strumentalizzato”.

26 APR - La Regione Puglia approva una delibera (mai pubblicata sul bollettino ufficiale) per interventi a tutela delle donne in gravidanza in situazioni di difficoltà e scoppia la polemica. La delibera, secondo quanto spiegato in una nota dalla direttrice di Dipartimento Welfare, Valentina Romano, immaginava interventi di “sostegno psicologico, supporto emotivo, mediazione del conflitto intrafamiliare, biblioteca solidale, sport in gravidanza, bonus per l'acquisto di prodotti per la cura e l'alimentazione del neonato”. Con lo sviluppo di una “Scheda di Screening per donne in gravidanza, per individuare i contesti familiari vulnerabili con fattori di rischio per il nascituro e per la stessa donna nel post partum. In questo modo sarà possibile orientare con maggiore efficacia le successive azioni di prevenzione, promozione e tutela della salute delle donne e dei bambini”.

Ma per alcuni, in prima linea l’associazione “La Giusta Causa”, la Giunta Regionale aveva adottato una Delibera “che stanzia risorse, peraltro irrisorie, per azioni dichiaratamente a sostegno delle donne in condizioni di fragilità psicologica, emotiva ed economica che si rivolgono alle strutture pubbliche (consultori ed ospedali) per l’interruzione volontaria di gravidanza. La Regione propone di schedarle e di “sostenerle” con una somma di denaro, a condizione che accettino di non abortire”.

“Denaro per bambini – commentava l’associazione - , come se si potessero comprare le donne di fronte alla scelta più importante della propria vita: quella di accettare una nuova vita e di generarla. Un provvedimento ideologico e oscurantista, che calpesta la dignità e la libertà delle donne e ignora la realtà: l’aborto, spesso, non è conseguenza della povertà, ma scelta dolorosa per ragioni diverse: il lavoro non garantito, la carenza dei servizi, le preoccupazioni per il futuro. Anche nei casi di estrema fragilità, è semplicemente offensivo pensare che il sistema sanitario pubblico possa offrire alle donne un supporto psicologico e una somma di denaro per rinunciare all’aborto, come se chi vi ricorre si trovasse in condizioni di incapacità. Servirebbero, semmai, più medici non obiettori, più psicologi nei consultori, più servizi ospedalieri aperti con continuità e adeguati”.

Alla fine, le polemiche hanno indotto la Regione a ritirare il provvedimento, pur difendendolo. “Sospendiamo la delibera (non ancora pubblicata)” ma “dispiace che ne sia stato strumentalizzato il contenuto” e “nessuno può mettere in dubbio l’orientamento della Regione Puglia e dell’assessorato al Welfare, da sempre in prima linea per il diritto delle donne all’autodeterminazione”, commenta infatti in una nota l’assessora al Welfare Rosa Barone.

“L’obiettivo della misura è garantire un’adeguata assistenza alla gravidanza e al post partum con l’erogazione di servizi assistenziali integrati e multidisciplinari, che tengano conto della dimensione sia di natura medica che sociale dei bisogni rilevati”. La misura, spiega ancora la Regione, “si affiancava a quelle che sostengono le famiglie nella conciliazione vita lavoro, nel pagamento delle rette per la frequenza dei nidi e dei servizi socio educativi per minori, nella redazione di piani di Welfare aziendale da parte delle imprese”.

“In accordo con il presidente Emiliano, che non aveva partecipato alla seduta di giunta in oggetto – fa sapere l’assessora Rosa Barone - abbiamo deciso di sospendere la delibera per garantire su un tema così rilevante la massima condivisione e corretta informazione. Avvieremo una serie di incontri per spiegarla e condividerla con associazioni, consiglio regionale e tutti gli attori interessati. La partecipazione alle scelte è un pilastro per me e per i miei uffici e abbiamo la massima apertura al dialogo, all’ascolto e al confronto”.

Una decisione accolta con favore dal Pd e soprattutto da Lucia Parchitelli, che aveva seguito la battaglia contro la delibera: “Essere donne nel 2023 è ancora una corsa a ostacoli e molto spesso le azioni messe in campo per agevolare la nostra vita non rispettano, pur con le migliori intenzioni, quelli che sono i principi fondanti della nostra autonomia e libertà e dei diritti conquistati”, scrive la consigliera Dem. Gli interventi pervisti nella delibera, per Parchitelli, “non sono apparsi in linea con il programma di governo e con quanto, come donne di sinistra, abbiamo conquistato per rendere la maternità un percorso di libertà e di scelta consapevole. Con la volontà di agire per il meglio per tutte noi, accogliamo con favore le dichiarazioni dell’Assessora al welfare Rosa Barone che con il ritiro della delibera dimostra come la nostra Regione sia realmente attenta e in linea con l’Agenda di genere che ha costruito un percorso omogeneo ed integrato di interventi. Concordiamo e riteniamo doveroso avviare sin da subito un confronto con tutte le realtà coinvolte sugli indirizzi del Piano delle Politiche Familiari 2020”.

“Ribadiamo – conclude Parchitelli - il valore della Legge 194, e lavoreremo per rafforzare la rete dei Consultori e della prevenzione. Poniamoci come primo obiettivo l’elaborazione di un piano strutturale della Giunta per sostenere le donne pugliesi con politiche integrate (in linea con l’Agenda di genere approvata) sul piano dell’occupazione, dei servizi di conciliazione, della formazione, del sostegno al reddito, della salute delle donne in gravidanza e nel post parto con la messa a disposizione di risorse per asili nido, babysitter e azioni che possano conciliare vita e lavoro. Solo così riusciremo a dare risposte concrete anche sul grande tema della denatalità, che è innanzitutto il frutto della condizione di precarietà che largamente le donne subiscono”.

26 aprile 2023
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