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Payback dispositivi. Consiglio regionale Veneto approva mozione per eliminarlo

Via libera all’unanimità al testo presentato da Stefano Valdegamberi (Gruppo Misto), secondo il quale il payback sanitario “è un esproprio proletario da parte di uno Stato che, prima ti obbliga a fare le forniture di dispositivi sanitari per non mettere a pregiudizio la salute dei cittadini e poi ti impone di restituire parte del fatturato realizzato con la vendita di questi dispositivi”.


29 SET - Modificare la normativa vigente in materia e rinviare, nel frattempo, il termine di pagamento, attualmente fissato al 30 ottobre prossimo. E' quanto chiede la mozione contro il Payback sui dispositivi medici approvata all'unanimità dal Consiglio regionale del Veneto lo scorso martedì e presentata, come primo firmatario, dl consigliere regionale del Gruppo misto Stefano Valdegamberi.

“In tanti anni – dichiara Valdegamberi in una nota - non ho mai trovato una legge così assurda e dannosa, palesemente incostituzionale, che continua voler essere applicata dai diversi governi, compreso l’attuale. Il Payback sanità, è un esproprio proletario da parte di uno Stato che, prima ti obbliga a fare le forniture di dispositivi sanitari per non mettere a pregiudizio la salute dei cittadini e poi ti impone di restituire parte del fatturato realizzato con la vendita di questi dispositivi”.

“L’applicazione di questa legge – prosegue il consigliere - porterà alla mattanza di centinaia di Pmi italiane della sanità, con conseguente licenziamento di migliaia di persone qualificate. Si farà morire un settore imprenditoriale importante che lavora in simbiosi con il sistema sanitario italiano, non senza comportare gravi ripercussioni e disagi sulle forniture e sulla funzionalità dei servizi sanitari. Daremo in mano tutte le forniture di dispositivi sanitari a poche multinazionali che agiranno indisturbate in regime di oligopolio, imponendo prezzo e condizioni alla sanità italiana. È questo che vuole il governo? Non credo. Rimango basito che questa legge si stia attuando in silenzio mentre si continua a dichiarare che occorre salvaguardare le aziende nazionali”.

“Abbiamo visto in tempo di Covid-19 come può essere pericolosa la totale dipendenza dall’estero di certi dispositivi! Mi auguro che si passi dalle parole ai fatti: la sovranità e l’autosufficienza sanitaria passa anche dal ritiro del payback e dalla tutela delle Pmi italiane della sanità. Il resto sono chiacchiere”, conclude il consigliere.

Da qui la mozione che impegna la Giunta del Veneto a farsi promotore presso il Governo per la revisione della normativa.

A luglio anche il Consiglio regionale delle Marche era intervenuto in materia, con una risoluzione approvata all’unanimità in cui si prevedeva il ricalcolo della spesa sostenuta dalla Regione Marche e la proroga dei termini di pagamento per le aziende direttamente interessate. In particolare, la risoluzione impegnava la Giunta regionale al ricalcolo della spesa per i dispositivi medici, eliminando dalla lista delle aziende tenute al versamento quelle che nulla hanno a che fare con le forniture dei medesimi dispositivi. Si chiedeva anche di controllare ogni singola fattura d’acquisto, epurando dal calcolo le spese aventi oggetto diverso da quello stabilito per legge e soggetto al payback.

In deroga alla disciplina vigente, e limitatamente agli anni dal 2015 al 2018, veniva proposto un ulteriore rinvio dei termini di pagamento oltre il termine fissato al 31 luglio 2023.

Infine si chiedeva di promuovere un accordo in sede di Conferenza permanente Stato – Regioni che possa “evitare la decisione nel merito del Tar Lazio, relativo ai giudizi attualmente pendenti, ed al fine di tutelare l’interesse pubblico al regolare funzionamento del settore delle forniture dei dispositivi medici richiedendo, se del caso, un conseguente intervento normativo da parte del Governo e del Parlamento”.

29 settembre 2023
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