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Salute mentale, in Veneto servizi in affanno

di Andrea Angelozzi
27 OTT -

Gentile Direttore,
un accurato articolo su Quotidiano Sanità ci ha dato ampia visione dei dati del Report Ministeriale della Salute Mentale relativamente al 2022. Fra i tanti dati interessanti del report, vorrei soffermarmi su quelli del Veneto, cercando di evidenziare gli aspetti che più mettono in luce lo stato dell’effettivo funzionamento dei servizi.

In questo senso un dato importante è quello della continuità nella cura, dato dal tempo che occorre perché i pazienti, dopo un ricovero, possano essere visti in una struttura del territorio, dove possiamo vedere che continua una preoccupante china discendente: nel 2015 il 25,3% riceveva una visita entro 14 giorni, mentre nel 2022 è stato solo il 12%. Il dato nazionale è rispettivamente 40,4% e 25%; non vanno meglio le cose a 30 giorni: se nel 2015 otteneva una visita entro questo tempo il 34,9% dei pazienti dimessi, lo scorso anno è stato solo il 14,2% a fronte di rispettivamente di tempistiche nazionali del 49,4% ed il 29,8%.

In compenso sono aumentate le consulenze presso il PS. Nel 2015 per 100.000 ab. erano 771 nel Veneto e ben 1154 in Italia. Nel 2022 nel Veneto sono state 1040 mentre in Italia 1080, e con esse è aumentato il numero assoluto di quelle che hanno portato al ricovero in psichiatria. Il balzo in avanti del Veneto rispetto all’anno precedente (972,0) non è coerente con il più modesto incremento della incidenza e prevalenza che si è verificato, facendo pensare ad una difficoltà gestionale della urgenza nel territorio che porta ad un aumentato riferimento al Pronto Soccorso.

E’ sempre problematico l’ambito delle prestazioni erogate in Veneto. Non tanto per il fatto che il numero di prestazioni per utente nel 2022 è stato di 12,2 mentre nel 2021 era 12,4, quando i dati nazionali sono in aumento dal 12,6 al 12,8, ma per la tipologia che è completamente difforme rispetto al quadro nazionale. Vediamo infatti la diminuzione in un anno delle attività terapeutiche dal 31,5% al 30.0%, e di quelle diagnostiche dal 2,1% al 2%; aumentano invece le prestazioni riabilitative che passano dal 44,9% al 45,9% e di quelle assistenziali dal 21,4% al 22,2&. Questi dati sono complementi difformi dal quadro nazionale che vede un 9,9% di attività assistenziali, 2,4% di quelle diagnostiche, 17,4% di quelle riabilitative e 70,3% di quelle terapeutiche. Non vi è alcuna differenza nella tipologia dei pazienti che possa giustificare questo approccio da lungo assistenza alla cronicità che caratterizza il Veneto, se non la cultura che si è progressivamente sviluppata nei Servizi, anche in relazione alle risorse professionisti disponibili.

Il tasso di ricovero psichiatrico è aumentato nel 2022 passando da 262,7 nel 2021 a 280,1 ogni 100.000 ab nel 2022. Questo è sintonico con l’incremento, più modesto, a livello nazionale, che riguarda comunque tassi annui con valori decisamente più bassi (182,3/100.000 ab). E, sia pur diminuita rispetto al 2021, rimane molto alta la degenza media, con 18,8 giorni rispetto al dato nazionale di 12,7. Questo dato è solo in parte giustificato dalla ampia presenza di posti in strutture private, con aumento conseguente dei ricoveri e della degenza media.

A livello del personale, sono ulteriormente diminuiti gli psichiatri. Mentre in Italia vi è stata la diminuzione di due decimali, arrivando a 10,79/100.000 ab., in Veneto si è passati da 7,25 a 6,37. Questo dato ci ricorda che il problema dei pochi psichiatri nei Servizi in Veneto non è dovuto solo alla carenza attuale di specialisti. E’ una carenza che si trascina da anni in cui gli specialisti erano disponibili e si incontra ora con il problema della carenza di specialisti, ma indicando anche con chiarezza che i Servizi del Veneto sono decisamente meno attrattivi rispetto al resto d’Italia.

Fra l’altro come non ricordare che in Veneto risultano espletati concorsi con psichiatri disponibili a prendere servizio, ma rinviati per la assunzione al 2024 per mancanza di fondi. Psicologi, Terp ed Assistenti sociali sono aumentati di pochi decimali e comunque sono al di sotto della media nazionale. Sono incrementati anche gli Educatori che si collocano lievemente sopra la media nazionale, ma soprattutto ed in maniera importante gli OSS che risultano oltre 4 volte la media nazionale. Abbiamo motivi per ritenere questo dato in parte, ma solo in parte, un errore di invio da un paio di ASL, su cui non interviene la Regione, e se così non fosse, vorrebbe dire che gli OSS rappresentano circa il 30% del personale dei DSM in Veneto. I dati del personale chiariscono comunque pienamente la tipologia di prestazioni che i servizi sono in grado di erogare e la logica di lungoassistenza che permea tutto il modello.

E’ interessante che risulta un aumento di spesa per la residenzialità, a fronte di un dato che indica meno utenti e meno giornate, ponendo domande su come sia possibile spiegare questa incoerenza, tenendo conto della stabilità di tariffe.

Per quanto riguarda la spesa (che è riferita al 2021), a fronte di una media nazionale che si colloca sul 3.0% del FSN, il Veneto si colloca al 2,34% con un modestissimo incremento rispetto all’anno precedente. Questo aumento si è spalmato nei costi dei CSM, della residenzialità e degli SPDC; i primi due vedono comunque un impegno economico inferiore rispetto alla media nazionale, mentre la degenza impegna le risorse disponibili per il 40% in più rispetto alla media nazionale, portando quindi una significativa polarizzazione ospedaliera (con un importante coinvolgimento delle strutture private) a scapito di quelle territoriali, nella ripartizione dei costi esistenti.

In conclusione è un quadro complessivo decisamente allarmante, che indica una ulteriore involuzione della salute mentale nel Veneto, con la difficoltà di intravvedere una qualunque possibile inversione di tendenza.

Purtroppo non è possibile conoscere i dati relativi ai singoli DSM per la non disponibilità della Regione a fornire dati recenti di dettaglio. Quando questo era avvenuto due anni or sono, era emersa una grave situazione di diseguaglianza nelle risorse e nella gestione dei pazienti, che non abbiamo alcun motivo di pensare che sia stata ora superata.

Andrea Angelozzi

Psichiatra



27 ottobre 2023
© Riproduzione riservata

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