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Pronto Soccorso di Adria. Bartelle (M5S): “Un calvario”. Coletto: “Procedure corrette e nei tempi previsti”

La consigliera del M5S racconta la sua esperienza, denunciando di essersi sentita “umiliata come essere umano”. “Sei ore su una sedia a rotelle e senza acqua”, riferisce. Ma l’assessore replica: “I letti dell’Osservazione breve erano sì occupati, ma da pazienti in condizioni più critiche, che ne avevano quindi pieno diritto, a meno che la Bartelle non ritenesse che la sua carica le dovesse garantire qualche priorità”.


14 MAR - Botta e risposta tra la consigliera del M5S Patrizia Bartelle e l’assessore alla Salute, Luca Coletto, sulle condizioni del pronto soccorso dell’ospedae di Adria. Tutto parte dal racconto della consigliera, che “nella nottata di lunedì” ha avuto “qualche problema fisico”.
 
“Alle 6,30 - racconta Bartelle su Facebook - mi sono recata presso il pronto soccorso di Adria. Immediatamente presa in carico. Il medico di turno, inizia a visitami e dopo pochi secondi mi molla sulla barella, per salire in ambulanza, in quanto era previsto il recupero di un codice rosso ed i medici del pronto soccorso fanno anche questo. L'infermiere supplisce a questa assenza portandosi avanti con il lavoro di prelievo dei campioni ematici”.

“Arrivano le 8 – prosegue il racconto di Bartelle - e vengo inviata al servizio radiologico, seduta in una sedia a rotelle. Qui va tutto bene in quanto un operatore si trova quasi subito per l'accompagnamento. Immediata anche l'esecuzione delle radiografie. Più difficoltoso il rientro in pronto soccorso in quanto gli operatori sono pochi ed utilizzati per molte incombenze. Rientro in pronto soccorso, e qui inizia il vero calvario: ‘dove la mettiamo?’. Sempre seduta nella sedia a rotelle”.

“Stavo per essere collocata nella sala d'aspetto del pronto soccorso in mezzo a decine di persone vocianti. Ho chiesto ed ottenuto di rimanere all'interno del reparto astanteria, in situazione più consona a chi riveste già il ruolo di ricoverato/ammalato preso in carico. Peccato che non si sapesse dove mettermi: le poche stanze adibite ad OBI, con due posti letto, ospitavano già due o tre barelle con evidente difficoltà di ossigenazione. Ovviamente la fantasia e professionalità dell'operatore ha trovato la maniera di infilarmi tra i letti e le barelle. Nel frattempo ero sempre seduta nella sedia a rotelle che vi posso assicurare diventa di difficile sopportazione dopo 6 ore. Non puoi stenderti, o sederti in maniera più comoda. Chiaramente azioni che un ammalato vorrebbe poter fare”.

Bartelle riferisce ancora che “durante la distribuzione del pasto, al quale non ‘ero ammessa’ e per il quale non avevo nessuna rivendicazione, ho chiesto una bottiglietta d'acqua. Non è possibile dare dell'acqua a chi non rientra formalmente nelle persone ricoverate in astanteria. Supplisce sempre l'operatore che arriva con un bicchiere d'acqua. Mi sono sentita umiliata come essere umano, che si reca con dolore presso una struttura di pronto soccorso. Poco personale, poche barelle, pochi posti letto nei reparti dell'ospedale dove ricoverare le persone dell'astanteria. In un certo momento sono stata chiamata con l'appellativo di ‘cliente’. Se fossi stata una cliente, avrei scelto d'andarmene presso un'altra struttura, ma sono una persona ammalata, bisognosa di cure mediche, in questo momento. Questo è il disastro delle schede ospedaliere, che hanno tagliato posti letto in tutta la regione Veneto”.

“Da utente – conclude Bartelle - mi sono fatta l'idea che si faccia troppo affidamento sul personale: siccome ci sono diversi medici/infermieri/operatori seri e con senso di responsabilità che suppliscono alle mancanze facendosi in 4, ci si adagia... mi sembra manchi organizzazione e pianificazione efficiente (vista da utente, ripeto, e sulla base delle esperienze fatte...). Questa è la vera ipocrisia di chi vuol raccontarci che abbiamo la sanità migliore del mondo. Ma a Zaia, ed assessori vari...questo non è mai successo?”.

Immediata la replica dell’assessore alla Salute, Luca Coletto. “La Regina delle denunce stavolta ha oltrepassato il limite, arrivando a strumentalizzare perfino un suo accesso al Pronto Soccorso per dire che negli ospedali veneti si maltratta la gente. Un modo becero di fare politica: per fortuna i veneti sono più attenti e obiettivi di quanto non creda la Consigliera Bartelle, come dimostrano le percentuali elevatissime di apprezzamento del sistema sanitario da parte degli utenti”.

“Uso il termine ‘presunta’ – specifica Coletto – dopo aver ricevuto informazioni, nel rispetto della privacy che è dovuto, dall’Ulss di Rovigo sull’accaduto, dalle quali si evince come la paziente sia stata trattata secondo le migliori pratiche richieste dal suo caso, senza attese inutili e senza alcuna sottovalutazione. Curata talmente bene che non le sono mancate le energie per piantare subito una grana politica del tutto infondata”.

Coletto riassume lo svolgimento dei fatti come accertato dai responsabili dell’Ulss polesana: “la paziente – riferisce Coletto – è stata ricoverata al Pronto Soccorso di Adria lunedì 13 marzo, con codice d’entrata giallo. Il sospetto diagnostico sorto nei sanitari ha consigliato di attivare un protocollo specifico per la patologia ipotizzabile, che prevede esami a intervalli regolari nel tempo, che hanno ovviamente richiesto diverse ore. Gli esami sono stati effettuati entro i tempi previsti dai protocolli, così come la visita specialistica, al termine della quale la paziente è stata dimessa. Il protocollo messo in atto sconsiglia l’assunzione di cibo e liquidi durante l’effettuazione, e quindi nessuno ha lasciato la Signora senza mangiare e bere per dispetto, ma per la sua salute. Durante l’attesa, la paziente è stata sistemata in sedia perché la sua condizione clinica lo rendeva possibile e non pregiudizievole per la salute. I letti dell’Osservazione breve erano sì occupati, ma da pazienti in condizioni più critiche, che ne avevano quindi pieno diritto, a meno che la Bartelle non ritenesse che la sua carica le dovesse garantire qualche priorità”.

“Sicuramente fortuita – conclude Coletto – è infine la quasi coincidenza di questa odissea, accaduta a pochi giorni da una protesta di piazza organizzata, anche dal partito della Bartelle, ai primi di marzo, contro presunti tagli all’ospedale di Adria”.

14 marzo 2017
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