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Disabili: da gennaio in Veneto al via la sperimentazione di un nuovo modello assistenziale

Assessore Lanzarin: “Un milione di euro in più per migliorare grandi istituti”. il nuovo modello assistenziale unifica la tariffa corrisposta dalla Regione per ogni ospite in 56 euro al giorno e rimodula gli standard di assistenza avvicinandoli ai tempi adottati nei reparti di lungodegenza (1115 minuti di assistenza settimanale a paziente),


28 NOV - La  Regione Veneto aggiorna contributi e criteri di impegno assistenziale per tre ‘grandi strutture’ del territorio regionale che accolgono persone con gravi disabilità fisiche e psichiche. Si tratta degli istituti Polesani di Ficarolo (Rovigo), dell’istituto della Divina Provvidenza di Sarmeola di Rubano (Padova) e degli Istituti Pii di Rosà (Vicenza). Complessivamente i tre istituti assistenziali ospitano circa mille persone, la maggior parte delle quali versa condizioni di dipendenza assoluta, necessita di un alto e qualificato grado di assistenza e spesso per più decenni.

“Dal primo gennaio 2019,  in via sperimentale, la Regione adotta un  nuovo modello assistenziale – premette l’assessore ai servizi sociali Manuela Lanzarin – per rimodulare la quota di rilievo sanitario a carico della Regione e rendere più flessibile la gestione degli operatori, in modo da migliorare l’assistenza in funzione delle particolari esigenze di questi ospiti.  Oggi la commissione Sanità del Consiglio regionale ha approvato l’avvio della sperimentazione: la Regione ha già previsto nel bilancio di previsione del 2019 un milione di euro in più per far fronte ai nuovi costi che ne derivano. Se l’esito della sperimentazione sarà positivo, estenderemo questo modello a tutto il territorio regionale”.

Nel dettaglio, il nuovo modello assistenziale unifica la tariffa corrisposta dalla Regione per ogni ospite in 56 euro al giorno e rimodula gli standard di assistenza avvicinandoli ai tempi adottati nei reparti di lungodegenza (1115 minuti di assistenza settimanale a paziente), affidando alla gestione della struttura autonomia e flessibilità nel distribuire il ‘tempo’ di assistenza tra prestazioni infermieristiche, fisioterapiche e riabilitative, e di mera cura delle esigenze fisiche della persona.

“Con i nuovi criteri – sottolinea l’assessore – gli istituti dovranno garantire sempre e a tutti standard minimi di assistenza, nell’arco delle 24 ore. Nel contempo potranno ottimizzare la gestione del personale, concentrando professionalità ed energie in funzione della diversa gravità degli assistiti, valorizzando anche la presenza di figure riabilitative, come fisioterapisti, educatori, psicologi. L’obiettivo è migliorare la qualità dell’assistenza e aiutare le grandi strutture a riorganizzare i propri servizi”.

28 novembre 2018
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