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Calabria. Commissione lotta alla’ndrangheta: “Nella Asp di Reggio Calabria la mala gestio non è solo questione di mafia. Forti anche le responsabilità poltiche” 

Per il presidente Bova, dal quadro descritto dall’ex commissario Massimo Scura, dai sindaci di Locri e Polistena, e dall’ex dg dell’Asp di Reggio Calabria, “emerge un quadro permanente di illegalità e di inefficienze di matrici plurime, il tutto con la complicità della politica degli ultimi quindici anni che ha sottovalutato, rendendosi complice, di una situazione di progressivo ‘assalto alla diligenza’”.

10 APR - La sanità al centro della seduta di ieri della Commissione regionale per la lotta alla ndrangheta, presieduta dal consigliere Arturo Bova. La seduta è stata dedicata alle audizioni con l’ex Commissario alla Sanità, Massimo Scura, ai sindaci di Locri e Polistena, Giovanni Calabrese e Michele Tripodi, all’ex direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria, Santo Gioffrè.

Il quadro descritto, per Bova, ha “confermato la gravità gestionale in cui versa l’Asp di Reggio Calabria, sciolta dal Governo per infiltrazione mafiosa”. Ma il presidente della Commissione, secondo quanto riferito in una nota del Consiglio, si è detto “non convinto che tutta la mala gestio, che ha prodotto centinaia di milioni di euro ancora in via di accertamento, sia da imputare all’azione della criminalità mafiosa, alle sue complicità, interne ed esterne all’Ente. Emerge dalla testimonianza dell’ing. Scura e da quella del dottor Gioffrè un quadro permanente di illegalità e di inefficienze di matrici plurime, il tutto con la complicità della politica degli ultimi quindici anni che ha sottovalutato, rendendosi complice, di una situazione di progressivo ‘assalto alla diligenza’ senza alcun controllo, preventivo o a consuntivo”.

“È doloroso dover constatare – ha continuato Arturo Bova – che persino una grande società internazionale di consulenza e revisione dei bilanci, incaricata a suon di milioni di euro, non abbia contribuito a rendere chiara una situazione che, alla fine, ha oberato in maniera pericolosa la struttura di bilancio della Regione e defraudato migliaia di cittadini del diritto ad avere servizi sanitari decenti e affidabili, stante l’impoverimento tecnologico delle strutture e la demotivazione crescente del personale medico e paramedico. E che dire dello stato di abbandono degli ospedali di Locri e Polistena, di fatto depauperati di organici e dotazioni scientifiche? Al di là degli aspetti di profilo penale, cui peraltro si è approdati per l’incapacità politico-amministrativa di dire basta! alle illegittimità diffuse, permane la constatazione di fondo se sia oggi possibile continuare a nutrire fiducia nel sistema sanitario calabrese, così com’è, fatte salve alcune realtà di eccellenza”.

“Vi è dunque la necessità – ha sottolineato ancora Arturo Bova – tracciare una linea di demarcazione netta, dall’oggi in poi, e a prescindere da chi nel prossimo futuro governerà la Calabria, con procedure opache e compromesse che sono servite soltanto a riempire le tasche a pochi speculatori senza scrupoli a danno del resto dei cittadini utenti dalla sanità. Infine, continuo a pensare alla luce dei fatti, che oltre dieci anni di commissariamenti governativi della sanità calabrese, siano serviti solo a perpetuare un sistema in costante degrado, negazionista di ogni diritto alla salute che i calabresi hanno pagato con crescente imposizione di tasse e di ticket, una beffa inaccettabile che reclama giustizia sociale, prima ancora di quella amministrata nei tribunali della Repubblica”.

10 aprile 2019
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