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Napoli. Aggressione al 118. Dottoressa presa a calci e pugni

Una dottoressa e due equipaggi del 118 sono stati aggrediti da parenti e amici di due persone coinvolte, venerdì sera, in un incidente in motorino al centro di Napoli. Un vergognoso e vile pestaggio per il presunto ritardo nell’intervento avvenuto alla presenza delle forze dell’Ordine. Galano (Aaroi): è ora di dare risposte alle carenze che ci rendono bersaglio delle proteste). Forlenza (Asl Napoli 1): in arrivo uomini e mezzi

15 APR - I fatti si sono svolti intorno alle 23, in piazza VII settembre, vicino piazza del Gesù. Dopo l’allerta alla centrale del 118 è accorsa l’ambulanza della postazione Ponticelli che ha impiegato circa 18 minuti, (15 dalla partenza) nei limiti previsti dal servizio. All’arrivo del mezzo sono subito iniziati gli insulti, gli strattoni e poi calci, pugni e sputi da parte di una quindicina di persone (molte donne), che hanno colpito alle spalle la dottoressa, Mariolina Luongo china a terra per prestare i soccorsi alla donna vittima dell’incidente. Un vergognoso e vile pestaggio per il presunto ritardo nell’intervento. Più in là c’era il marito della donna, per cui è stato necessario l’invio di una seconda ambulanza, partita dalla postazione Loreto Mare.  
 
La paziente più grave è stata trasportata in codice giallo al Cardarelli. Ma anche durante il tragitto l’ambulanza è stata presa a calci e pugni e poi “scortata” da una decina di scooter che, con fare minaccioso, hanno continuato a inveire chiedendo di andare al Pellegrini. Provvidenziale, invece, la risolutezza della dottoressa in servizio che ha imposto il Cardarelli come meta. Qui, grazie a un intervento di radiologia interventisica e all’uso di particolari tecnologie (di cui il Pellegrini è sprovvisto) la donna è stata tratta in salvo.
 
Al pronto soccorso del Cardarelli tuttavia le scene d’isterismo e violenza sono continuate e alcuni dei facinorosi sono riusciti a introdursi nella sala del codice rosso affrontando il personale di vigilanza che solo all’arrivo di rinforzi è riuscito ad avere la meglio. Una scena che ha lasciato di sasso Giuseppe Galano, responsabile regionale del sindacato degli Anestesisti e a capo della centrale operativa del 118, in quel momento, per un caso, in pronto soccorso. Lo stesso trattamento è toccato al secondo equipaggio del 118, intervenuto poco dopo per soccorrere l’altro ferito, marito della donna, e con un trauma facciale.
 
“Si è trattato di un’aggressione in piena regola – commentano alcuni camici bianchi degli equipaggi – ma nonostante i calci e i pugni, la concitazione e l’intralcio, siamo riusciti a compiere l’intervento di soccorso e a portare i feriti in ospedale. Non è la prima volta che accade, ma non si può andare avanti così. E’ sconcertante che sul luogo dell’incidente ci fossero anche due pattuglie della Polizia che non sono riuscite ad arginare la furia di questi soggetti”. 
 
“Encomiabile la collega – commenta Galano – che nonostante il trauma fisico e psicologico subito, insieme al suo equipaggio ha continuato il proprio turno di lavoro rinunciando a farsi refertare”.
 
Tornata in ambulanza la postazione Ponticelli è stata nuovamente allertata per un infarto che ha colpito un uomo di 57 anni. Questi, trasportato tramite la rete infarto al Cardarelli, si è salvato. “Se la collega – continua Galano - che non esito a definire eroica, fosse tornata a casa dopo l’aggressione  probabilmente non avrebbe salvato quell'uomo e la postazione sarebbe rimasta sguarnita. Una dedizione che la gente civile di questa città deve conoscere”. Dall’inizio del 2018 quella di venerdì è la diciannovesima aggressione al 118 cui si aggiungono decine di casi a carico di altri medici e infermieri di servizio nei pronto soccorso e nelle guardie mediche. L’Osservatorio dell’Ordine dei medici di Napoli è arrivato a contarne 40 al giorno nel 2017, elencando anche le minacce e gli insulti.
 
Una escalation inaccettabile che mobilita in queste ore tutti i sindacati di categoria. A chiedere l’immediata convocazione in Prefettura del comitato per la pubblica sicurezza è lo Smi ma a mobilitarsi è anche la Cisl medici che ha proposto alle altre sigle un incontro urgente e la stesura di un documento unitario da inviare alle istituzioni. Galano oltre a stigmatizzare duramente le violenze, espressione di un degrado umano e sociale, in qualità di esponente sindacale fa anche riferimento “all'inaccettabile carenza di risorse umane e di mezzi che ci rendono più facile bersaglio di un sistema che non regge più la richiesta di salute».
 
A puntare il dito è anche Antonio De Falco, segretario regionale della Cimo: “Siamo da mesi impegnati a chiedere azioni e impegni per la stabilizzazione dei precari in base alla legge Madia, ma finora abbiamo ottenuto solo circolari e promesse che continuano ad incidere sul vissuto di colleghi impiegati soprattutto nei pronto soccorso e sui mezzi del 118, che già vivono in trincea dure condizioni di lavoro ai limiti del burn-out” ma è l’interso formnte dell’intersindacale a farsi sentire.
 
“Troppe e inaccettabili le aggressioni ai danni del personale medico e infermieristico del 118 e dei pronto soccorso – conclude infine il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, componente della commissione Sanità – contro questi delinquenti occorre il pugno duro e spero che i protagonisti di questo ennesimo gravissimo episodio siano identificati e puniti”. Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei medici torna a invocare l’intervento della politica. Per fare dei medici, pubblici ufficiali e delle aggressioni, interruzione di pubblico servizio con violenze perseguibili d’ufficio. “Sono queste precondizioni – dice Scotti – che azzerano le aggressioni alle forze dell’Ordine”.

Il manager Forlenza: potenzieremo il servizio
Il manager della Asl Napoli 1 assicura che sarà potenziato il parco ambulanze e la dotazione di medici e infermieri del servizio di emergenza e urgenza sul territorio. Tre le azioni annunciate dal direttore generale dell’azienda sanitaria metropolitana: la costituzione di parte civile della Asl in ogni denuncia che sfoci in un processo, il reclutamento di circa 60 unità mediche e infermieristiche a stralcio del piano assunzioni previsto per quest’anno e la revisione di spesa del bilancio del 2018 per la messa su strada di nuove ambulanze.
 
“Esprimo a nome dell'intera Direzione aziendale – dice il Dg Mario Forlenza - e sono sicuro di tutti i dipendenti dell'Asl Napoli 1 sdegno e rabbia per l'ingiustificata e gratuita aggressione subita dalla dottoressa Mariolina  Luongo e  dagli altri operatori del 118 delle  postazioni Ponticelli e del Loreto Nuovo vittime di una vile e vergognosa quanto gratuita aggressione. L'episodio è inspiegabile perché è avvenuto mentre svolgevano semplicemente il proprio dovere che ha consentito di salvare la vita ai congiunti degli aggressori, una coppia caduta da un motorino.  Solidarietà e gratitudine vanno espressi alla dottoressa in servizio e agli altri operatori per come si sono comportati perché non si sono fatti intimorire dalla violenza ma hanno continuato a prestare l'attività sanitaria e salvato la vita a due persone. Bellissimo esempio di passione e professionalità dimostrata da chi, nonostante le difficoltà, crede nel proprio lavoro”.
 
Intanto sul piano legale la Asl ribadisce che assicurerà la dovuta assistenza e preannuncia che si costituirà parte civile in sede penale se sarà necessario, ossia se sarà istruito un processo in base a una denuncia di parte oggi precondizione necessaria per avviare un’indagine della magistratura. “Ma quanto successo riporta inevitabilmente alla problematica del potenziamento del servizio 118 se come sembra la questione scatenante dell'aggressione – continua Forlenza – relativamente al presunto ritardo nel soccorso della autoambulanza.  Colgo questa occasione per assicurare  gli operatori del 118 e i cittadini napoletani che,  per quanto attiene la rete dell'emergenza urgenza, la stessa sarà potenziata, anche con l'assenso della Regione,  con nuove postazioni di ambulanze nella città di Napoli. Infatti è mia intenzione procedere all' acquisto di altre autoambulanze (di recente ne sono state acquistate 3).
 
Inoltre per fine aprile inizi di giugno saranno assunti degli infermieri di cui una parte sarà destinata al 118. Sempre a giugno, infine, è prevista la conclusione della  procedura concorsuale per assumere 59 medici di medicina d'accettazione e d'urgenza. Va detto che, tuttavia, tali misure importanti da sole non saranno comunque sufficienti a garantire sicurezza agli operatori del 118 ciò che serve è la collaborazione, la solidarietà e la gratitudine della gente comune, dei cittadini napoletani tutti, agli operatori sanitari del 118 quando intervengono per qualsiasi tipo di necessità di soccorso sanitario per salvare la vita a qualcuno”.
 
L’ultimo episodio al Pellegrini
Medici e infermieri aggrediti con l’asta di una flebo, computer e suppellettili mandati in frantumi, cinque camici bianchi finiti in infermeria tra cui un infermiere colpito alla testa scampato al peggio per miracolo. Quello avvenuto al pronto soccorso del Vecchio Pellegrini una settimana fa (protagonista un extracomunitario sotto l’effetto di stupefacenti) è solo l’ultimo di un’interminabile serie di aggressioni a danno di medici e infermieri. Al netto di episodi psichiatrici, gli insulti, gli sputi, le minacce, le aggressioni e le violenze, percosse e botte gratuite, ai danni dei camici bianchi al sono all’ordine del giorno.
 
I numeri ufficiali, delle violenze in corsia, non rendono l’idea di un fenomeno in cui a dominare la scena sono la paura di ritorsioni e le lungaggini giudiziarie. Sono pochissime le denunce, col contagocce le segnalazioni alle direzioni sanitarie. Eppure si tratta di episodi sentinella da cui trarre preziose indicazioni per cambiare i processi, migliorare e adeguare le prassi. Un borsino tenuto più dalle cronache, di media e social media, che dalle direzioni ospedaliere. L’osservatorio istituito tre anni orsono dell’Ordine dei medici partenopeo ne segnala circa 40 al giorno. Si va da episodi minori, ma non meno odiosi, come gli insulti di vario genere e le minacce a veri e propri pestaggi e danneggiamenti.
 
La morte di parenti, le attese al pronto soccorso, i ritardi (veri o presunti) del 118 ma anche gli agguati e le rapine alle guardie mediche notturne, le principali situazioni di rischio. Ma a contare solo gli episodi più gravi emerge una media di almeno 1 o 2 casi a settimana, 18 dall’inizio di quest’anno, il sesto negli ultimi due mesi. Dall’ultima riunione in Prefettura tenuta due anni orsono emerse che di norma a fronte di tanti episodi nessuno denuncia alle autorità né alle direzioni sanitarie. Né la soluzione di istituire un drappello di polizia in ogni pronto soccorso sembra percorribile per i costi. A Napoli solo il Cardarelli, per contiguità con il vicino posto di Polizia, è dotato di un drappello.
 
Negli altri dipartimenti di emergenza ci sono le guardie giurate che però hanno regole di ingaggio a difesa della struttura e degli arredi ma non funzioni di polizia.
 
“Le uniche iniziative che servono sono quelle culturali – ribadisce Silvestro Scotti, già protagonista negli anni scorsi di iniziative di sensibilizzazione, come l’adozione di simboliche pettorine antiproiettile nei pronto soccorso e la campagna di comunicazione condotta con l’Ordine di Bari - bisogna modificare il vissuto nell’opinione pubblica che, di fronte a una violenza, pensa spesso che l’aggressore abbia ragione confondendo le difficoltà organizzative ed economiche della Sanità, di cui un medico spesso è la prima vittima, con le responsabilità dei medici. Spetta poi alla politica emanare leggi ad hoc che assicurino da un lato la certezza della pena del denunciato e dall’altra condizioni in cui il denunciante non sia esposto a ritorsioni. Come? Procedendo d’ufficio assimilando il ruolo dei camici bianchi a quello dei pubblici ufficiali e le aggressioni all’interruzione di pubblico servizio. La parte più seria del percorso da fare – conclude Scotti – è un modello di educazione del cittadino. Se siamo arrivati all’obbligo vaccinale è perché il cittadino italiano ha un deficit culturale”. 
 
“Un infermiere è vivo per miracolo. La diagnosi è di trauma cranico. Le istituzioni, da noi più volte sollecitate, che dovrebbero garantire la sicurezza sui posti di lavoro e il diritto alla salute, risultano ancora una volta colpevolmente assenti”, così Ciro Carbone, Presidente dell'Ordine degli infermieri di Napoli, dopo l'ultimo episodio di violenza. “Al collega infermiere, l'Ordine professionale tutto esprime piena solidarietà”. “Ma, osserva Carbone, è tempo di dare risposte risolutive ad un fenomeno, quello delle aggressioni nei presidi sanitari, ormai diventate all'ordine del giorno. Nei prossimi giorni torneremo a sollecitare un intervento urgente presso la Regione, Campania con tutti i soggetti interessati per varare provvedimenti urgenti e operativi nell'area dell'emergenza sanitaria ospedaliera e territoriale”.
 
Ettore Mautone

15 aprile 2018
© Riproduzione riservata

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