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Cure palliative. In Emilia-Romagna 58mila prestazioni circa erogate nel 2023

Donini: “L’Emilia-Romagna tra le prime regioni in Italia per strutture e posti letto dedicate al trattamento del dolore”. La Rete può contare su due centri hub, uno a Ravenna e uno a Parma, più uno sperimentale a Castelfranco Emilia (Mo), e 15 centri spoke su tutto il territorio regionale. Oltre 300 posti per l’offerta residenziale in 23 differenti strutture. Tutti i dati della Rete regionale, in aumento rispetto al 2022.

19 FEB - Garantire sollievo e dignità ai pazienti e alle loro famiglie in tutte le fasi del percorso clinico dei malati, soprattutto in un momento delicato come quello del fine vita. È l’obiettivo della Rete di Terapia del Dolore e della Rete Cure palliative della Regione Emilia-Romagna, sulla cui attività fa ora il punto la Regione con una nota.

In Regione, fin dal 2001, spiega la nota, è attivo il progetto “Ospedale senza dolore” che ha come finalità la sistematica rilevazione del dolore dei pazienti e la sua trascrizione in cartella clinica, come per gli altri paramenti vitali; il monitoraggio dei livelli di applicazione delle linee guida, la loro rimodulazione in base ai diversi contesti assistenziali e la valutazione della loro efficacia; la promozione della formazione continua per tutto il personale coinvolto nel processo assistenziale e di cura sui principi di trattamento del dolore, sull'uso dei farmaci e sulle modalità di valutazione del dolore; l’elaborazione e la distribuzione di materiale informativo agli utenti.

“La cura del dolore non è soltanto un dovere etico, ma l'esempio di una buona pratica clinica- afferma l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini -. Il trattamento del dolore è un intervento di primaria importanza nella valutazione clinica della persona, perché il dolore costituisce un fenomeno patologico, una malattia nella malattia, che influisce pesantemente sulla vita delle persone con effetti negativi anche sulla sfera psicologica, emotiva, relazionale”.

“L’Emilia-Romagna è una delle prime regioni in Italia per strutture e posti letto dedicati alle cure palliative- prosegue l’assessore-. Un’organizzazione che ci ha permesso di non lasciare indietro nessuno anche durante le fasi più acute della pandemia e che continueremo a rafforzare attraverso iniziative di formazione e informazione rivolte ai professionisti e agli utenti. Ringrazio tutti coloro che, dai medici agli infermieri passando per i volontari, permettono a chi soffre e ai loro cari di vivere le malattie, anche le più gravi, con la massima dignità e la migliore assistenza”.

L’assetto della rete
Il modello del Coordinamento di Rete di Terapia del Dolore, illustra la nota della Regione, è attivo da anni e rinnovato nel 2023, ed è “fortemente integrato e si basa su un approccio multidisciplinare alle patologie dolorose, sulla competenza diffusa dei professionisti del settore, anche per l’interventistica con dispositivi, sul coinvolgimento diretto dei professionisti non solo di settore ma afferenti ad altre discipline (specialisti e medici di medicina generale) per la continuità di cura dei pazienti con dolore; sull’erogazione delle prestazioni in sedi più prossime al domicilio, con riduzione degli aggravi logistici per il paziente e i famigliari”.

Il coordinamento della Rete regionale dell’Emilia-Romagna ha elaborato e diffuso alle aziende sanitarie indicazioni d’appropriatezza al trattamento farmacologico e interventistico delle principali patologie dolorose croniche, oncologiche e non oncologiche, utili ad orientare i comportamenti dei clinici coinvolti e non solo degli specialisti, definire percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali e utilizzare le terapie disponibili in modo appropriato.

In considerazione di valutazioni epidemiologiche l’assetto della Rete di Terapia del dolore è organizzato intorno a due centri Hub di secondo livello: uno a Ravenna e uno a Parma, più un centro Hub sperimentale a Castelfranco Emilia (Mo) e a 15 centri spoke su tutto il territorio regionale. L’offerta residenziale per le cure palliative può contare su oltre 300 posti letto in 23 differenti strutture (hospice) oltre ai trattamenti possibili presso gli ospedali e gli ambulatori diffusi su tutto il territorio. “Numerose sono le attività formative sviluppate in questi anni dalle aziende sanitarie – spiega ancora la nota -, come corsi per medici di medicina generale e specialisti nell’ambito dei Master per le cure palliative, lezioni nell’ambito del corso regionale di formazione per MMG per le aziende sanitarie, sperimentazione di seminari ad hoc rivolti agli studenti di Medicina e ai medici in formazione.

La rete regionale delle cure palliative pediatriche
La rete regionale di Cure palliative pediatriche si compone di 3 nodi: ospedale, territorio e hospice. Per ogni nodo sono identificati compiti specifici. Inoltre, sono previste 2 strutture funzionali, la Unità di valutazione multidimensionale pediatrica (Uvmp) e il Punto unico di accesso pediatrico (Puap), che rappresentano le connessioni tra i nodi. Rispettivamente il loro compito è di valutare l’eleggibilità del bambino alle Cure palliative pediatriche in base ai criteri d’inclusione nella rete; effettuare la stesura del Piano assistenziale individuale (Pai) del bambino ed avviarne la presa in carico continuativa stabilendo il percorso assistenziale più appropriato; organizzare l’assistenza territoriale e garantire l’erogazione dei dispositivi medici necessari.

I numeri della terapia del dolore e delle cure palliative in Emilia-Romagna
Nel 2023 sono stati oltre 2.600 (1500 nel 2022) i ricoveri nei reparti ospedalieri dedicati alla terapia antalgica nelle strutture pubbliche dell’Emilia-Romagna che garantiscono anche attività di consulenza per il trattamento del dolore acuto presso altri reparti ospedalieri.

Gli ambulatori pubblici del territorio nel 2023 hanno effettuato oltre 28.500 prime visite (23.000 nel 2022) ed oltre 9.000 pazienti hanno effettuato visite di controllo (7.000 nel 2022). Sono aumentate le prestazioni terapeutiche per il trattamento del dolore raggiungendo il numero di 58.000 (46.000 nel 2022) e i pazienti che si sono rivolti agli ambulatori pubblici sono stati 3.000 in più rispetto al 2022.

19 febbraio 2024
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