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Modena. Al Policlinico primo trapianto di rene da donatore a cuore fermo

Anche se dalla sua attivazione, nel 1998, il centro trapianti di Modena ha eseguito oltre 600 trapianti di rene, questo è il primo in cui l’organo è stato prelevato da un paziente in arresto cardiaco. Si tratta di una procedura più complessa, che richiede elevate competenze e specifiche procedure, ma che può ampliare il numero di organi disponibili.
 

19 GEN - Il 30 novembre scorso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena ha eseguito il suo primo trapianto di rene a cuore fermo. Il beneficiario, dimesso poco prima di Natale, è stato un paziente di 52 anni che ha ricevuto l’organo da un donatore deceduto presso l’ospedale di Cesena.
Lo ha fatto sapere ieri l’Aou modenese in una nota. L’intervento, eseguito al Policlinico di Modena, segue di qualche mese il primo fegato trapiantato a settembre e la prima donazione a cuore forme effettuata all’Ospedale Civile di Baggiovara il 18 ottobre.
“Il paziente residente nella nostra provincia era in emodialisi da dieci anni e, grazie alla donazione ora potrà avere una qualità di vita decisamente migliore grazie alla generosità della famiglia del donatore che ringrazio vivamente”, ha detto il direttore della Nefrologia e Dialisi Gianni Cappelli.

Anche se dalla sua attivazione, nel 1998, il centro trapianti di Modena ha eseguito oltre 600 trapianti di rene, questo è il primo in cui l’organo è stato prelevato a cuore fermo. Normalmente la donazione viene effettuata da donatore in morte encefalica quindi a cuore ancora battente. In questo caso, invece, il cuore del donatore era in arresto. Questo tipo di donazione richiede l’utilizzo di sofisticati strumenti dedicati alla conservazione degli organi trapiantati per ri-ossigenare a temperature e pressioni controllate l’organo prelevato, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto. “Dal punto di vista tecnico la procedura consiste di due distinte fasi. Nella prima si ha una circolazione extracorporea sul donatore cadavere durante la quale con ECMO si garantisce la perfusione degli organi addominali; la seconda fase avviene dopo il prelievo ed ogni singolo organo viene ri-perfuso con un apposito device in condizioni di ossigenazione, pressione e temperatura controllate”, ha spiegato il direttore della Chirurgia Vascolare Roberto Silingardi. “È quindi possibile monitorare la vitalità dell’organo ed ottenere ulteriori parametri per ottimizzare il trapianto. Il rene trapiantato a novembre è stato mantenuto per 3 ore in perfusione pulsatile pratica che imita il flusso sanguigno normale, ipotermica ossigenata e quindi trapiantato”.

 “All’estero il prelievo di organi a cuore fermo è una prassi molto diffusa, mentre in Italia è praticata, ancora, solamente in un numero molto limitato di centri dotati di competence e tecnologia adeguate alla complessità della procedura”, ha concluso il direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione 1 del Policlinico Massimo Girardis. “In questi casi è fondamentale garantire la funzionalità degli organi prelevati grazie ad un’accurata gestione del donatore e del ricevente”.
 

19 gennaio 2018
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