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Non possiamo più permetterci di tener fermo il Paese

25 APR - Gentile Direttore,
vorrei rispondere alla lettera pubblicata ieri dal titolo ”Fase 2. Dodici cose da fare per una ripartenza sicura”. La frase finale di questo intervento (“Siamo sicuri che la ripartenza sia sicura? Se anche solo uno dei punti precedenti ci lascia delle perplessità, fermiamoci. Organizziamoci”) è sconcertante e la dice lunga sulla cecità esistente, in quello che purtroppo è il pensiero comune, più diffuso.
 
No, non siamo sicuri che la ripartenza sia sicura! Ma l'ultima cosa che dobbiamo fare è fermarsi! E' vero dobbiamo organizzarsi, ma è già tardi, andava fatto alcune settimane fa! E' il momento di andare avanti, non di fermarsi, e di farlo con i piedi per terra, il rischio "zero" non ci sarà mai, per cui va affrontato! Non vuol dire essere incoscienti!
 
Dobbiamo essere pronti, imparare dagli errori commessi per essere in grado di affrontare e prevenire con più efficacia una seconda fase. Il 60% di contagi non l'avremo mai, e dico per fortuna! L'immunità di gregge potrà esserci solo con il vaccino, il paese non può aspettare.
 
Ipotizzare che nelle nostre città non ci siano più "ore di punta" è fantascienza, andrebbe rivista l'intera organizzazione sociale ed economica del paese, per non parlare dell'urbanistica. Abbiamo il tempo? Smettiamo di sognare.
 
Togliamo i punti interrogativi dalle "cose da fare" 6,7,8,9 del dodecalogo proposto, queste devono essere una certezza, è su queste che dobbiamo puntare! Troppi i contagi nelle RSA e negli ospedali. Dobbiamo diventare bravi a tracciare i positivi, a bloccare sul nascere eventuali focolai. Non è possibile che scoppino ancora piccoli focolai nei nostri Ospedali.
 
E' ora di finirla di dividere il paese in due! Chi vuole andare avanti, non è incosciente o ignorante, non si parla di aprire o tenere chiuso. Stiamo parlando di vivere o morire, come paese intendo!!
 
Studiamo i contagi in maniera seria, cerchiamo di capire dove e come sono avvenuti, cerchiamo di prevenire. Nei nostri congressi uno dei temi emergenti degli ultimi anni sono stati i Big Data, perchè quasi nessuno ne parla? Non sarebbe qualcosa di utile in questo momento uno studio approfondito della pandemia utilizzando uno strumento con queste potenzialità? Certo non è facile, ma cosa stiamo aspettando? Potremmo avere risposte importanti.
 
Il problema ormai non è più solo sanitario, ma anche economico e sociale, e in quanto tale diventerà sicuramente una nuova emergenza sanitaria, forse peggiore di quella provocata dal COVID 19.
Ora basta fermarsi, è il momento di andare avanti, con prudenza ma avanti. Il paese non può fermarsi e tanto meno aspettare.
 
Vincenzo Granato
Dirigente Biologo presso il Laboratorio Unico Metropolitano di Bologna.
Responsabile programma di diagnostica decentrata di Patologia Clinica.
AUSL di Bologna

 

25 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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