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Infermiere di famiglia e di comunità. Attivato tavolo di lavoro

Un progetto che Aifec sta portando avanti insieme alle Università del Piemonte sotto la supervisione di Opi Torino e con il contributo della Fnopi. L’obiettivo, spiega l’Opi, è “risolvere le criticità dovute alla mancanza di riconoscimento formale e di autonomia nell'esercizio del ruolo”. In che modo? “Rendendo visibile e tracciabile il valore economico del lavoro svolto dall'infermiere di famiglia. E garantendo un riconoscimento contrattuale della specializzazione, ad oggi ancora in fase di definizione”.

25 SET - È stato avviato da qualche settimana il tavolo di lavoro sulla figura e sulla formazione degli infermieri di famiglia e di comunità: un progetto che Aifec sta portando avanti insieme alle Università del Piemonte sotto la supervisione di Opi Torino e con il contributo a livello nazionale di Fnopi.

L'obiettivo è chiaro: “A fronte della situazione epidemiologica e demografica della popolazione italiana, la necessità di adottare soluzioni innovative per garantire la sostenibilità e risposte di qualità da parte del Servizio Sanitario Nazionale parte proprio dall'infermiere di famiglia e di comunità. Un professionista che integra - con un ruolo nuovo, preventivo e collaborativo - il contributo degli attori delle cure primarie, di quelle intermedie e della residenzialità socio-sanitaria per la salute dei cittadini, collaborando con i dottori di medicina generale”, spiega l’Opi Torino in una nota.

“L'infermiere di famiglia e comunità - afferma il presidente dell'Opi Massimiliano Sciretti - promuove l'evoluzione del modello assistenziale paternalistico a quello partecipativo, attraverso il coinvolgimento attivo della persona assistita e della sua rete familiare. È ben inserito nel lavoro di rete con le altri professioni socio-sanitarie e le risorse della comunità. È una figura molto importante tra i professionisti della sanità”.

Il suo intervento, evidenzia l’Ordine, si esprime non soltanto a livello individuale e familiare ma anche con “attività rivolte a gruppi di persone organizzati in funzione di specifici bisogni di salute e alle comunità”. Di qui la necessità non solo di “una adeguata formazione, imprescindibile per il riconoscimento del ruolo specialistico”, ma anche “il sostegno di una adeguata esperienza nelle cure primarie per acquisire le competenze integrative per svolgere efficacemente il suo ruolo”.

Il tavolo di lavoro, di cui fa parte anche Ginetto Menarello, coordinatore e docente del corso di Laurea in Infermieristica, mira, dunque, a “risolvere le criticità dovute alla mancanza di riconoscimento formale e di autonomia nell'esercizio del ruolo che limitano la sua applicabilità”.
 
“Per superare queste difficoltà - conclude l’Opi - è necessario rendere visibile e tracciabile il valore economico del lavoro svolto dall'infermiere di famiglia. E garantire un riconoscimento contrattuale della specializzazione, ad oggi ancora in fase di definizione”.
 

25 settembre 2019
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