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Mater Olbia. Doria a Quotidiano Sanità: “Fondamentale l’integrazione del Centro di eccellenza con la rete ospedaliera sarda”

di Elisabetta Caredda

Per stimolare un percorso virtuoso, l’assessorato ha proposto al Mater Olbia di “farsi carico dei pazienti galluresi e degli ospiti nel periodo estivo con emorragia cerebrale non da trauma acuto, per poterli gestire in loco senza necessità di trasferimento nelle neurochirurgie di Sassari e Cagliari. Altrettanto per le fratture di femore che nel periodo estivo rappresentano una vera e propria emergenza per l’Ospedale S. Giovanni Paolo II di Olbia”. Il trasferimento dei pazienti al Mater avverrebbe una volta conclusi gli accertamenti diagnostici in Pronto Soccorso e posta indicazione terapeutica.

09 FEB - Il Mater Olbia come parte integrante della rete ospedaliera sarda perché possa diventare un centro di riferimento nel contesto del mondo sanitario regionale della Sardegna per diversi percorsi terapeutici. E’ quanto auspicato dall’assessore alla Sanità, Carlo Doria, che pone l’accento sull’argomento intervenendo attraverso Quotidiano Sanità.

“Le eccellenze le fanno gli uomini e non i robot, le scale mobili, le architetture avveniristiche e le belle pareti colore pastello – comincia a spiegare l’assessore al nostro giornale -. Il Mater Olbia rappresenta ad oggi una scommessa non ancora vinta. Dai proclami delle eccellenze sbandierate nel 2014, con Matteo Renzi in testa, non abbiamo visto granché. Eppure tutte le potenzialità ci sono per poter far divenire la struttura un vero polo di eccellenza per la regione Sardegna ma anche, considerata la posizione baricentrica di Olbia, per una fetta importante di popolazione di pazienti del centro-sud Italia approfittando del vicino aeroporto con un elevato traffico nazionale ed internazionale”.

Ma cosa può spingere un paziente di Crotone a curarsi al Mater Olbia? “Non solo il panorama mozzafiato di Tavolara ma anche e soprattutto la qualità dell’offerta sanitaria della struttura ospedaliera - prosegue l’esponente di Giunta -. Va quindi ripensato un vero e proprio piano sanitario industriale che dia in loco ai sardi quelle risposte sanitarie che oggi cercano fuori regione contribuendo a ridurre i costi annui delle “trasferte” in continente che cubano 90 milioni di euro al nostro bilancio regionale. Un primo passo è stato fatto con il servizio di radioterapia diretto dal Prof. Mattiucci che, per macchinari e competenze, rappresenta una vera eccellenza italiana da sfruttare al meglio costruendo intorno ad esso un percorso clinico-terapeutico che non può che essere quello del paziente oncologico”.

“Allora tenendo sempre a mente le regole cardine che devono guidarci – continua l’assessore -, ovvero la sicurezza e la qualità della prestazione sanitaria, sarebbe opportuno pensare di creare dei percorsi sanitari oncologici di interesse regionale e non solo che possano davvero rappresentare quelle eccellenze attese ma, soprattutto, che possano dare quelle risposte di qualità che i pazienti oncologici attendono. Fra i tanti percorsi oncologici che mi vengono in mente ne cito solo due ad esempio: la chirurgia oncologica toracica (mediastino, esofago, polmone) e la chirurgia oncologica ortopedica (primitiva ma soprattutto secondaria)”.

“In una realtà regionale come la nostra – rileva il professore -, alla luce di una popolazione non numerosa e della bassa incidenza di alcune patologie oncologiche, per avere una qualità elevata delle prestazioni è necessario che il loro trattamento debba essere concentrato in un solo centro regionale. Questo ragionamento si potrebbe adattare ad esempio ai tumori dell’esofago dove la radioterapia fa parte del percorso terapeutico. L’altro esempio della chirurgia ortopedica oncologica ben si addice al Mater Olbia. I tumori primitivi maligni dell’osso sono abbastanza rari e in Sardegna hanno un’incidenza di circa 100 casi/anno che vengono solitamente trattati negli hub oncologici ortopedici nazionali. I tumori secondari dell’osso, ovvero le metastasi, sono invece frequentissimi e, purtroppo, non vengono ancora adeguatamente trattati in maniera uniforme sul territorio regionale con le tecniche di chirurgia ortopedica palliativa di cui oggi attualmente disponiamo, e che consentono di migliorare la prognosi “quoad valetudinem” e la qualità della vita residua con un altissimo significato etico”.

Per Doria, “il Mater Olbia può e deve fare molto di più perché con i servizi che oggi può mettere in campo, dalla terapia intensiva, alla radioterapia, alla riabilitazione e per finire ad un blocco operatorio con TC annessa, non può limitarsi a giocare di rimessa sulle difficoltà di un sistema pubblico che oltre a farsi carico dell’emergenza-urgenza deve fare i conti con i vincoli imposti dai contratti di lavoro nazionali che sono alla base oggi della scarsa appetibilità verso quella che reputo la professione più bella del mondo ovvero dare sollievo a chi soffre”.

“Allora – prosegue l’assessore - cercando di volare alto e guardando alle reali esigenze sanitarie dei Sardi sono certo che anche il contesto del mondo sanitario regionale potrà riconoscere il Mater Olbia come parte integrante della nostra rete ospedaliera e centro di riferimento per diversi percorsi terapeutici. Per stimolare questo percorso virtuoso ho proposto al Mater Olbia di farsi carico dei pazienti galluresi e di quelli ospiti dei galluresi, specie nel periodo estivo, con emorragia cerebrale non da trauma acuto per poter essere gestiti in loco senza necessità di trasferimento nelle neurochirurgie di Sassari e Cagliari. Altrettanto per le fratture di femore che nel periodo estivo rappresentano una vera e propria emergenza per l’Ospedale S. Giovanni Paolo II di Olbia. La proposta dell’Assessorato, che è stata condivisa con i vertici del Mater Olbia, prevede il trasferimento dei pazienti dal nosocomio cittadino di Olbia al Mater una volta conclusi gli accertamenti diagnostici in Pronto Soccorso e posta indicazione terapeutica”.

“Solo attraverso una reale integrazione con il sistema sanitario regionale ed attraverso la contrattazione di un nuovo piano industriale sanitario – conclude Doria - il Mater Olbia potrà diventare quel polo di eccellenza sanitaria su cui credo valga la pena di credere e di investire arricchendolo di contenuti scientifici e formativi con l’Indispensabile contributo delle istituzioni universitarie. Il Mater Olbia, in un’ottica di integrazione territoriale, deve quindi rappresentare un’opportunità per la sanità sarda e per tutti i presidi ospedalieri tenendo però presente che è bene evitare lo “scouting” ed il “recruitment” del personale sanitario da altre aziende dell’isola che sarebbe alla base di malumori e disservizi”.

Elisabetta Caredda

09 febbraio 2023
© Riproduzione riservata

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