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Cardiologia. A Oristano gli stati generali dei cardiologi sardi


Appuntamento il 29 e 30 settembre. Focus sul diabete, malattia con alta incidenza in Sardegna. Martelli (Università di Sassari): “Medici di base essenziali per diagnosi precoce sul diabete, fondamentale per gestire tempestivamente una complicanza temibile: l'arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori”.

28 SET - Domani, venerdì 29, e sabato 30 settembre 2017, alle ore 9,30, presso la sala convegni dell'Arcidiocesi di Oristano in piazza Duomo, prenderà il via il XXI Congresso ARCA Sardegna (Associazione Regionale dei Cardiologi Ambulatoriali) dal titolo “Nel cuore la passione cardiologica”.

L'evento, che è patrocinato dal Comune di Oristano e dall'Ordine dei Medici di Oristano, vedrà la partecipazione di esperti chirurghi vascolari, radiologi interventisti e cardiologi operanti in Sardegna e nel panorama nazionale.

In particolare il 29 settembre alle ore 9,30 verrà dedicato un focus speciale - ideato dalla cattedra di Chirurgia Vascolare dell'Università degli Studi di Sassari -  a un tema di ormai grande attualità come  ”L'ischemia critica degli arti inferiori” che verrà coordinato dal professore Eugenio Martelli che porterà il suo contributo per evidenziare alcuni aspetti “critici” di questa patologia legata al diabete, che porta inevitabilmente (se mal gestita) all'amputazione degli arti inferiori per gangrena.

“Durante i primi anni '80 infatti – spiega una nota che annuncia e illustra l’evento - solo il 2,9% della popolazione italiana soffriva di diabete mentre, secondo i dati rilevati dall'Istat nel 2016 sono oltre 3 milioni 200 mila in Italia le persone che dichiarano di essere affette da diabete, il 5,3% dell'intera popolazione (16,5% fra le persone di 65 anni e oltre). L'angioplastica percutanea con cateteri a palloncino (PTA), sempre più trattamento di prima scelta nel trattamento dell'ischemia critica degli arti inferiori, non sta comportando (nonostante gli indubbi progressi tecnologici) l'auspicato decremento del tasso di amputazione degli arti inferiori che, lungi dal decrescere, è anzi in progressivo aumento. Difatti, le persone che hanno subito un'amputazione di un arto a causa del diabete sono passate dalle 6417 nel 2010 alle 6671 del 2012, una crescita in linea anche con quella degli anni successivi”.

“Alla luce di questo – prosegue la nota - occorre evidenziare anche come la Sardegna sia una delle Regioni con la più alta incidenza di diabete per numero di abitanti, si caratterizza per una condizione fisica migliore del resto d'Italia sia in termini di sovrappeso (38% contro il 46% del dato nazionale) e obesità (18% contro il 27%), sia in tema di complicanze legate alla malattia dove spicca il dato positivo del 28% di arteriopatie periferiche contro il 39% della media nazionale. Dati migliori anche per retinopatie (14% contro 20%, nefropatie (6% contro 11%) mentre sono allineati i valori per i problemi cardiaci (28%) e piede diabetico (10%)”.

In Sardegna, il diabetologo è il principale medico di riferimento per il paziente (lo è per il 92% degli intervistati) mentre al medico di medicina generale, nelle opinioni dei pazienti, viene assegnato quasi esclusivamente un ruolo di trascrittore delle ricette dello specialista. Il medico di famiglia viene infatti considerato tra i clinici di riferimento soltanto dal 16% dei pazienti intervistati contro il 41% della media nazionale.

“In Sardegna come in tutto il mondo - spiega il Prof. Eugenio Martelli, Direttore della Cattedra di Chirurgia Vascolare dell'Ateneo turritano - l'incidenza del diabete è in costante aumento ed è proprio questa patologia il più temibile tra i fattori di rischio per l'instaurarsi dell'arteriopatia ostruttiva cronica degli arti inferiori, della cui malattia l'ischemia critica rappresenta lo stadio terminale.

“L'obiettivo di questo incontro - continua Martelli - è mettere a punto percorsi e strategie diagnostico-terapeutiche condivise e vincenti nella gestione di questa patologia molto diffusa tra gli over-50. Di certo, vista la forte relazione tra il basso grado di istruzione, la sedentarietà, l'obesità e il diabete, le categorie più a rischio sono sicuramente quelle più fragili, con un basso titolo di studio, risorse economiche scarse o insufficienti e spesso con una rete sociale debole o assente; proprio per proteggerli dobbiamo riuscire a trovare una soluzione che dia grandi conoscenze di base dell'argomento in maniera da aumentarne la prevenzione”.

“Centrale è il ruolo - conclude Martelli - dei colleghi medici di base ai quali, per primi, spetta il compito di identificare, tempestivamente, i prodromi dello stato di ischemia critica degli arti inferiori e di inviare il paziente all'attenzione dei colleghi specialisti nella gestione delle malattie vascolari”.

28 settembre 2017
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