Violenza di genere. La Regione distribuisce quasi 400 mila euro ad Anci e associazioni
Le risorse serviranno a finanziare un programma lungo 9 mesi per ridefinire (in parte) ed accrescere le reti locali per la prevenzione ed il contrasto alla violenza, anche attraverso la formazione degli operatori dei Comuni, delle Asl e delle forze dell'ordine.
27 OTT - Regione in campo contro la violenza sulle donne e di genere. Dopo aver ad agosto quasi raddoppiato le risorse a disposizione – 450 mila euro per il 2016 e 400 mila nel 2017 – inizia adesso a finalizzarle e distribuirle: risorse tutte regionali, in attesa degli stanziamenti statali fermi al 2014. Settantamila euro saranno assegnati ad Anci Toscana. Con l'associazione dei Comuni sarà anche firmato un accordo di collaborazione che la Giunta ha approvato, su proposta delle vice presidente Monica Barni.
“Le risorse - spiega l'assessore in una nota diffusa dalla Regione - serviranno a finanziare un programma lungo nove mesi per ridefinire (in parte) ed accrescere le reti locali per la prevenzione ed il contrasto alla violenza, anche attraverso la formazione degli operatori dei Comuni, delle Asl e delle forze dell'ordine". L'obiettivo è “far parlare a tutti lo stesso linguaggio e condividere protocolli e procedure, per meglio far conoscere i centri e sensibilizzare le comunità di riferimento”.
Altri 325 mila euro saranno invece messi a disposizione dei centri antiviolenza che operano nelle dieci province: ad oggi sono ventitré le associazioni e onlus in regola con i requisiti regionali e nazionali. Due settimane fa la giunta aveva definito i criteri di utilizzo e destinato la prima tranche da 125 mila euro. Aveva definito anche l'ammontare dell'acconto, pari al 70 per cento, a cui seguirà il saldo dopo la rendicontazione delle spese effettivamente sostenute. Entro una settimana si aggiungeranno ora gli altri 200 mila euro. Il contributo potrà essere utilizzato per la gestione o il potenziamento dei centri, per la retribuzione e formazione del personale specializzato o di supporto alla struttura, per materiali di consumo o servizi, per le utenze e naturalmente per l'ospitalità delle donne che devono essere allontanate dalla propria abitazione e dunque per l'acquisto di vestiti, per la spesa o i trasporti. Una parte del contributo è fissa, l'altra dipenderà dal numero di accessi registrato, nell'area, dall'osservatorio regionale sulla violenza di genere.
La scelta di come destinare i finanziamenti è il primo risultato del confronto tra i tanti soggetti impegnati sul campo, reso possibile dalla costituzione di un apposito comitato regionale di coordinamento, che di fatto funziona come una cabina di regia, istituito con l'ultima variazione di bilancio che ha appunto aumentato le risorse a disposizione e ridefinito la governance, dopo la riforma delle Province che c'è stata l'anno scorso.
Numeri pesanti e buone pratiche
Dodici in tutto sono state le donne uccise in Toscana nel 2014, che è l'ultimo rapporto pubblicato: il prossimo, l'ottavo, sarà presentato tra un mese a novembre. Di fatto i numeri raccontano di una donna uccisa ogni mese. In settantasette, per mano di un familiare, sono morte dal 2006 al 2014, una ogni 46 giorni. Duemilacinquecento sono invece le donne che, sempre in Toscana, nel 2014 hanno trovato il coraggio di uscire allo scoperto – passo spesso difficilissimo - per cercare aiuto per le violenze subite, fisiche ma più spesso psicologiche. E magari lo hanno fatto proprio rivolgendosi ai centri antiviolenza.
Di rilievo e di aiuto all'emersione è anche l'esperienza del Codice Rosa al Pronto Soccorso, che da buona pratica locale ha ormai travalicato i confini della Toscana. Ma poiché la battaglia è anche culturale, la prevenzione arriva pure nelle scuole. Giusto qualche settimana fa è stato infatti siglato un accordo con l'ufficio scolastico regionale, l'ex provveditorato, che avrà dalla Regione 50 mila euro per la formazione dei docenti e del personale Ata sul rispetto delle differenze di genere. Altri cinquemila saranno utilizzati per iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza, per continuare a parlare a gran voce della violenza di genere.
27 ottobre 2016
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