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Corruzione su protesi, 15 indagati tra Toscana, Lazio ed Emilia Romagna. Coinvolti 7 medici

La società romagnola che commercializza in Italia le protesi ortopediche della multinazionale francese Ceraver avrebbe offerto ai medici una serie di benefici in cambio dell’utilizzo esclusivo delle sue protesi. In particolare ai medici ortopedici deel Lazio veniva chiesto di inviare i pazienti presso una clinica lucchese. Gli interventi andavano a gravare sul bilancio della Regione Toscana secondo le regole previste per la mobilità extraregionale.

02 OTT - La procura di Lucca ha chiuso un'inchiesta su una presunta corruzione in ambito sanitario, legata all'impianto di protesi ortopediche, condotta dalla Guardia di Finanza. Avvisi di conclusione indagini, spiega l’Ansa che rilancia i contenuti di una nota delle Fiamme Gialle, sono stati notificati a 15 soggetti e a 4 persone giuridiche, tra cui 7 medici chirurghi provenienti dall'area laziale, i responsabili della società romagnola che si occupa della commercializzazione in Italia delle protesi ortopediche della multinazionale francese Ceraver e il rappresentante legale della società che, in virtù di un contratto di affitto, gestisce la clinica `M.D.Barbantini´ di Lucca.

Dall'esame di documentazione e comunicazioni informatiche acquisite due anni fa dopo perquisizioni effettuate tra Toscana e Lazio, relative a “interventi posti a carico del Servizio sanitario nazionale per l'impianto di centinaia di protesi ortopediche nella clinica lucchese”, la Gdf, si spiega in una nota, avrebbe accertato “che la società romagnola, e per essa il suo responsabile commerciale, con l'ausilio di suoi collaboratori e con l'approvazione dei vertici aziendali, in cambio dell'utilizzo esclusivo” delle protesi francesi, “induceva i medici ortopedici operanti nel Lazio ad eseguire interventi” nei confronti di "loro pazienti laziali presso la clinica lucchese". Trattandosi di interventi ad `alta complessità´ effettuati su pazienti extra-regionali, "potevano gravare sul bilancio della Regione Toscana senza alcuna limitazione”.

Per gli inquirenti, “il responsabile commerciale della società”, avallato “dai vertici aziendali, alla luce dei suoi rapporti con la clinica lucchese, riusciva così ad incrementare il fatturato societario ed i compensi personali, anche sotto forma di provvigioni erogate dalla casa di cura per ogni protesi acquistata”. Al tempo stessi i medici laziali “vedevano moltiplicarsi le opportunità di lavoro e di guadagno, riuscendo così anche ad ottenere dalla clinica compensi mediamente più elevati”.

Agli stessi medici sarebbero stati anche “offerti sistematicamente dalla `Ceraver´ una serie di servizi e benefit (a seconda dei casi: viaggi, personal computer e rimborsi spese per convegni), alcuni dei quali proprio in corrispondenza dell'effettuazione degli interventi chirurgici». In questo modo si sarebbero impegnati a impiantare protesi solo della `Ceraver´. Riguardo alla casa di cura avrebbe tratto "rilevanti vantaggi economici, potendo essa erogare prestazioni sanitarie, puntualmente rimborsate dall'Erario, anche a favore di pazienti extra-regionali”.

02 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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