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Rapporto pubblico/privato. Piccinini (Irccs Sacro Cuore di Negrar): “Il Veneto punta sulla qualità, non sulla quantità”

Intervista all’amministratore delegato dell’Irccs, che evidenzia come alle strutture ospedaliere private sul territorio regionale sia affidato il 16,5% dei posti letto complessivi, ben al di sotto della media nazionale del 29%. Piccinini esclude una presunta politica di privatizzazione della sanità veneta. E sui loro margini di profitti sottolinea: “Servono per garantire prestazioni di eccellenza, al passo con il veloce evolversi della scienza medica”.


18 FEB - L’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (VR) dal 2018 è tra gli Istituti di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per le malattie infettive e tropicali. L’Ospedale partecipa alle varie reti cliniche della Regione Veneto, fa parte della rete formativa delle scuole di Specializzazione di molte Università che inviano periodicamente i propri studenti da Verona, Padova, Brescia, Torino, La Sapienza di Roma, Cagliari, Napoli, Bologna. L’Unità Operativa Complessa di Oculistica è centro di riferimento regionale per la chirurgia della retina. A spiegarci il ruolo di un ospedale privato nel Sistema Sanitario Regionale è il Dott. Mario Piccinini, Amministratore Delegato dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona).

Le strutture private sono spesso viste come “concorrenti” a quelle pubbliche. Qual è la Sua risposta da dirigente di un ospedale privato accreditato?
Lascio parlare i dati che interessano le 26 strutture ospedaliere private affiliate all’ARIS e all’AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata). A queste strutture accreditate sono stati assegnati dalla Regione il 16,5% dei posti letto complessivi presenti sul territorio, una percentuale nettamente inferiore rispetto alla media nazionale che è del 29%. Con questa disponibilità di posti letto (2.872) eroghiamo il 19% dei ricoveri a fronte di un costo sulla spesa ospedaliera regionale del 12% e di un risparmio medio per ogni ricovero erogato del 38%.

Andiamo ad analizzare poi anche l’incidenza del privato sull’intera spesa sanitaria regionale, che comprende gli ospedali, ma anche l’attività ambulatoriale dei distretti, la spesa farmaceutica territoriale, le RSA, le lungodegenze... Secondo i dati l’incidenza del privato è solo del 5,6%. Parlando in termini di cifre, se il bilancio della sanità regionale è di circa 9 miliardi di euro, la nostra voce pesa per 500 milioni. Sono numeri che chiunque può verificare e che escludono, oggettivamente, una presunta politica di privatizzazione della sanità veneta da parte della Regione che, piuttosto, ha attuato una politica di selezione per l’accreditamento delle strutture private in base a criteri qualitativi.

Lo dimostra un altro numero: con il 16,5% dei posti letto le strutture private coprono il 45% della mobilità sanitaria extraregionale; su 100 pazienti residenti in altre regioni che vengono a curarsi in Veneto, quasi la metà sceglie le strutture ospedaliere private con un indotto non trascurabile sull’intera economia regionale. Per quanto riguarda l’ospedale di Negrar, l’attrazione extraregionale complessiva è del 24% con punte di oltre il 60% per l’Oculistica (patologie complesse della retina) e la Ginecologia (trattamento chirurgico dell’endometriosi profonda).

Qual è il ruolo del privato classificato nel Sistema sanitario nazionale e in particolare nella programmazione regionale veneta?
Le strutture private classificate sono ospedali equiparati per legge alle strutture pubbliche. Quindi non sono né sussidiarie al pubblico né in concorrenza con esso, ma sono integrate nella rete del Sistema Sanitario Nazionale e regionale. Il ruolo degli ospedali privati classificati è stabilito dalla programmazione regionale, come per le strutture pubbliche, tenendo conto da un lato della specializzazione delle singole realtà e dall’altro dei bisogni del territorio.

Le faccio un esempio: il riconoscimento avvenuto l’anno scorso del nostro ospedale come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per le malattie infettive e tropicali, è stato decretato dal ministero della Salute, ma la proposta a Roma è stata presentata dalla Regione Veneto che ha ritenuto che il “Sacro Cuore Don Calabria” avesse i requisiti per una tale specializzazione e che un IRCCS con quella linea di ricerca fosse compatibile con la programmazione regionale.  

Quali sono le caratteristiche specifiche degli ospedali classificati no profit, come il “Sacro Cuore Don Calabria”?
Gli ospedali no profit in quanto tali devono per legge e per statuto investire gli utili di bilancio esclusivamente per lo sviluppo degli ospedali stessi. E questo è possibile solamente tramite un’oculata gestione aziendale. Pur essendo equiparati al pubblico, l’unica forma di finanziamento che riceviamo dalla Regione è quella prevista dai DRG. Quindi gli investimenti – tecnologici e strutturali -  sono a totale carico del singolo ospedale e a costo zero per la Regione. Pertanto sulla base di ciò che ci viene stanziato (i cosiddetti budget) dobbiamo, con una gestione attenta ai bilanci, fare in modo che la nostra attività sia in primo luogo sostenibile economicamente e nello stesso tempo produrre dei margini da poter reinvestire.

Anche noi facciamo profitto, ma esclusivamente per garantire prestazioni di eccellenza, al passo con il veloce evolversi della scienza medica, da offrire al paziente che viene a curarsi da noi.  Per le strutture no profit cattoliche, a tutto questo, si sommano poi le indicazioni della Chiesa e l’eredità morale che ci hanno lasciato i nostri fondatori. San Giovanni Calabria affermava che “il paziente dopo Dio è il nostro unico padrone”.

Oggi diremo, in termini laici, che il fondatore dell’ospedale di Negrar è stato un precursore dell’umanizzazione delle cure. Proprio il grado di umanizzazione delle cure delle strutture ospedaliere nazionali è stato, nel biennio 2017-2018, oggetto di un’indagine dell’Agenas in collaborazione con Cittadinanza attiva-Tribunale del malato, le Regioni e le Province autonome. Il nostro ospedale ha ottenuto il punteggio più alto: 9,2 su 10, fra tutte le 40 strutture venete pubbliche e private che hanno partecipato all’indagine. La media veneta è stata di 7,7 e quella nazionale di 7. Un risultato che ci rende particolarmente orgogliosi.

Endrius Salvalaggio

18 febbraio 2019
© Riproduzione riservata

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