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Rete Laboratori. Consiglio di Stato accoglie le motivazioni di Anisap-Federanisap

La sentenza accoglie il ricorso contro la delibera della giunta regionale della Basilicata sul Piano di riorganizzazione della rete dei laboratori nella parte in cui impone l’accentramento presso un’unica struttura della “fase analitica” delle prestazioni per tutti i laboratori che si trovano a regime sotto la soglia delle 200mila prestazioni annue. LA SENTENZA

01 AGO - Il Consiglio di Stato con sentenza pubblicata il 24 luglio scorso ha accolto le motivazioni del ricorso presentato da Anisap Basilicata contro la delibera di giunta regionale n.342/2016 (Piano di riorganizzazione della rete dei laboratori). Già nel dicembre 2017, il Tar di Basilicata si era pronunciato accogliendo in toto le motivazioni di Anisap Basilicata e la Regione aveva quindi fatto appello al Consiglio di Stato con esito ancora negativo.
 
A annunciare gli esiti della sentenza FederAnisap e Anisap Basilicata in una nota congiunta del vice presidente nazionale FederAnisap Antonio Flovilla e del presidente regionale Anisop Roberto Cicchetti.
 
“Tutte le osservazioni fatte per conto dei laboratori rappresentati, in buona parte piccole strutture dislocate sul territorio regionale indispensabili a fornire servizi e prestazioni ad un’utenza molto diffusa, con il sostegno unanime anche dei laboratori che superano la soglia di 200mila prestazioni previste nel provvedimento regionale – si legge nella nota – sono state accolte dalla sentenza del Consiglio di Stato che conferma la pronuncia da parte del Tar di Basilicata.
 
Emerge palesemente dalla lettura della sentenza che i provvedimenti nazionali devono essere trasposti in chiave regionale valutando la realtà del territorio con scelte che rientrano nell’ambito della piena autonomia regionale, come peraltro sostenuto ampiamente dalla nostra Associazione in documenti inviati al Dipartimento Salute e in audizioni in Quarta Commissione (il 18 maggio scorso Antonio Flovilla e nel marzo 2017 Roberto Cicchetti). Siamo riusciti ad evitare un danno diretto sull’occupazione che oggi rappresenta una quota di circa 200 addetti che lavorano nei laboratori e sugli utenti per i quali c’è il rischio di non poter disporre di servizi adeguati. Riflessi negativi pesanti inoltre si sono riversati sul sistema pubblico di laboratori i cui costi sono notoriamente al di sopra di quelli del sistema della sanità privata accreditata”.
 
Per le strutture ubicate nelle Regioni del Meridione ed a maggior ragione per quelle site nella Regione Basilicata, prosegue la nota, “è inaccettabile la fissazione di una soglia prestazionale, che definisce il “peso” erogativo di una struttura e lo traduce in qualifica di efficienza, in 200.000 prestazioni; appare francamente illogica l’imposizione di un tale numero prestazionale a soggetti che, nell’ultimo decennio, sono stati sottoposti ad ogni genere di contingentamento (budget, compressione dell’autonomia prestazionale, impossibilità di crescita, ecc.) ed inoltre non hanno mai visto applicata in toto la normativa di passaggio dalla convenzione all’accreditamento.
 
Inoltre siamo convinti che il processo di riorganizzazione dei laboratori in forma aggregata debba costituire una opportunità per la Regione e per le stesse strutture di laboratorio per  riconsiderare il comparto come una risorsa preziosa operante al servizio del cittadino, a cui affidare anche nuovi servizi sanitari, sfruttarne quindi la capacità di accogliere l’utenza, di informarla rispetto ai percorsi di diagnosi e cura, che possano facilitare l’accesso alle cure da parte dei cittadini, insomma un comparto da considerare non solo in base a sterili numeri e ‘soglie prestazionali’ ma, al contrario, anche in funzione delle reali potenzialità che questo è in grado di esprimere.
 
Una reale ed efficiente rete tra laboratori di analisi di questa regione, con l’eventuale coinvolgimento delle strutture pubbliche – conclude la nota – si realizza con una progettualità condivisa e con risorse economiche adeguate e dedicate altrimenti si rischia di imporre, attraverso sterili norme, un virtuale riassetto del comparto della diagnostica di laboratorio non aderente alle necessità di salute dei cittadini. In questo ci viene in aiuto la digitalizzazione dei servizi di medicina di laboratorio. Infatti, puntando sulla innovazione tecnologica, sulla gestione efficiente dei dati e su nuovi sistemi di organizzazione territoriale, il sistema sanitario regionale potrebbe raggiungere standard più elevati”.
 

01 agosto 2018
© Riproduzione riservata

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