Orario di lavoro. In Calabria esposto alla Procura a tutela dei lavoratori e dei cittadini
A presentarlo Dalila Nesci, deputata del Movimento 5 Stelle. “Ho lanciato l’allarme, perché allo stato attuale, fra blocchi del turn over e riduzione del personale, sarà impossibile osservare la normativa”. Nell’esposto si chiede l’accertamento dello stato della dotazione organica delle strutture pubbliche calabresi. Per Nesci “sono urgenti nuove assunzioni”.
25 NOV - Un esposto alle procure calabresi e alla Procura di Roma per porre “il problema della tutela della salute negli ospedali, con l’entrata in vigore della nuova direttiva sui riposi obbligatori nei turni di lavoro”. A presentarlo la deputata del Movimento 5 Stelle,
Dalila Nesci, che ne dà notizia attraverso una nota pubblicata sul suo sito internet in cui dà tutti i dettagli delle motivazione che l’hanno spinta a presentare l’esposto. “Ho lanciato l’allarme, perché allo stato attuale, fra blocchi del turn over e riduzione del personale della sanità, sarà impossibile osservare la riferita normativa”.
“Al di là del piano di rientro – secondo Nesci - adesso è d’obbligo assumere immediatamente personale negli ospedali, in quanto la direttiva europea in questione obbliga a porre fine a turni e condizioni massacranti che hanno finora caratterizzato la sanità pubblica, in ragione dei continui tagli di spesa e della preminenza, giuridicamente arbitraria, di fatto accordata all’equilibrio e al pareggio dei bilanci delle pubbliche amministrazioni rispetto alla tutela del diritto alla salute”.
Chiedendo alla magistratura “l’accertamento dei fatti, dello stato della dotazione sanitaria delle strutture pubbliche della Calabria e delle eventuali responsabilità penali riferibili a eventuali condotte omissive”, Nesci spiega di avere evidenziato nell’esposto che “l’articolo 32 della Costituzione è senz’altro preminente rispetto agli articoli 81 e 97 sul pareggio di bilancio, che assecondano, con propria illegittimità costituzionale, volontà di organismi non elettivi connesse al sistema dell’euro”.
“Appare utile evidenziare – si legge ancora nell’esposto – che per l’art. 1 della Costituzione la moneta non può, come finora sta invece avvenendo, essere di proprietà della Bce, che la presta allo Stato, il quale s’indebita per restituirla al valore nominale, tagliando i servizi pubblici essenziali e riducendo a nulla i diritti fondamentali come il diritto alla salute di cui all’art. 32 della Costituzione”.
25 novembre 2015
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