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Campania, commissariamento: dal 1° aprile si riapre la partita

Si è parlato anche del Piano di rientro della Campania giovedì scorso a Roma, nell’incontro a porte chiuse tra Gentiloni e il Governatore della Campania a margine della Conferenza Stato-Regioni. La possibilità di un passaggio di mano del ruolo di commissario, reso tecnicamente possibile dalla legge Finanziaria, sarà possibile solo dopo la verifica tecnica sui Lea fissata il 30 marzo

18 FEB - Nulla di più che rumors, indiscrezioni non confermate, quelle relative ai contenuti (sui temi della sanità regionale) dell’incontro a porte chiuse che si è svolto giovedì scorso a Roma, a margine della Conferenza Stato-Regioni, tra il premier Paolo Gentiloni e il governatore della Campania Vincenzo De Luca.
 
Quest’ultimo avrebbe incassato dal capo del governo un sostanziale via libera al passaggio di consegne dagli attuali commissari ad acta per la Sanità campana, Joseph Polimeni e il vice Claudio D’Amario, che da gennaio del 2016 sono al timone della struttura che sovrintende al Piano di rientro dal deficit della Campania.
 
Anche se nessuno, a Palazzo Santa Lucia, conferma tale versione dei fatti chi è più vicino al Presidente rivela effettivamente uno specifico riferimento, nel colloqui tra De Luca e Gentiloni, al tema del commissariamento.
 
“La questione – spiegano le fonti - diventerà tuttavia cogente solo il 30 marzo, quando gli attuali commissari chiuderanno la partita della verifica del 2016 rimasta sospesa sul fonte caldo del monitoraggio dei Lea”.
 
Una finestra concessa a Polimeni e D’Amario per recuperare qualche decina di punti in più sullo score di 99 registrato a fine anno. Un risultato molto negativo in parte giustificato dagli stessi commissari con il vuoto di flussi determinatosi nella seconda metà del 2015 dopo la chiusura dell’Arsan, quando le funzioni di monitoraggio sono state trasferite da De Luca alla Soresa.
 
Partecipata regionale che solo ora sta attrezzandosi allo scopo con professionalità ad hoc non senza polemiche sul piano di assunzioni programmate per 30 milioni che vanno molto oltre gli 8 risparmiati con la soppressione della defunta Agenzia regionale sanitaria.
 
Dal 1° aprile, dunque, e non prima, sarà tecnicamente possibile dare seguito alle previsioni della legge Finanziaria che a fine 2016 ha abolito l’incompatibilità tra il ruolo di commissario e quello di governatore nelle Regioni, come la Campania, in piano di rientro, rendendo tecnicamente praticabile la richiesta di De Luca.    
 
Quel che è certo è che i rapporti tra i vertici della struttura commissariale e la presidenza della Regione restano gelidi. Distanza diventata siderale dopo le lettere scritte a metà gennaio da De Luca, indirizzate al Ministero della Salute e alla Presidenza del Consiglio, in cui il governatore della Campania reclamava un cambio di passo sugli acta del Piano di rientro, chiedendo di assumere la responsabilità diretta nell’attuazione dei programmi previsti dal commissariamento. Richieste su cui era giunto a stretto giro lo stop del Ministero della Salute in ragione dei risultati non ancora consolidati sul fronte contabile e per le deludenti performance dei Livelli di assistenza. 
A dare manforte alla posizione assunta dalla presidenza della Regione era poi arrivata la lettera aperta spedita ai giornali firmata da tutti i manager di Asl e ospedali, con la dura critica agli otto anni di commissariamento e agli stessi commissari in carica.
 
“In questi anni – scrivevano i direttori generali - non si è mai intervenuti sui reali meccanismi di formazione della spesa nonostante al vertice della sanità campana si siano succeduti superesperti nominati direttamente dal Ministero della Salute e dell’Economica”. Lamentando poi un’eccessiva burocratizzazione della cinghia di trasmissione con la struttura commissariale, lo scarso coinvolgimento nella redazione degli atti di indirizzo e un sostanziale scollamento con la Presidenza della Regione considerata, invece, come non mai, partecipe e presente nel processo di riforma in fieri della Sanità regionale.
 
Uno scollamento che ancora dura con la puntuale diserzione, da parte dei manager, dei tavoli convocati dal commissari in carica, laddove l’interlocuzione tecnica è puntuale negli incontri settimanali della cabina di regia sulla sanità istituita a Palazzo Santa Lucia dallo stesso De Luca.
 
Un segnale, della possibilità di uno scenario che da qui ai prossimi mesi potrebbe cambiare, è anche nell’incarico assunto il 2 gennaio scorso dal vice di Polimeni, D’Amario che, per decreto del prefetto di Roma è diventato anche commissario straordinario dell’ospedale israelitico della capitale.
 
“Un incarico non incompatibile con quello di sub commissario in Campania – chiarisce il diretto interessato – sono a Roma solo mezza giornata a settimana e non è un incarico sostitutivo. Credo che il nostro mandato in Campania sia nelle mani del Governo e che terminerà non appena saranno completati gli acta ministeriali e solo a questi siamo vincolati”.
 
Il lavoro dei Commissari
I Commissari vanno però avanti nel lavoro di programmazione del 2017: dopo il via libera, a fine gennaio, del nuovo calendario vaccinale nei giorni scorsi è scattato il semaforo verde alla prima tranche del piano di investimenti per l’edilizia ospedaliera che recupera una prima fetta di circa 180 milioni di euro rispetto alla torta di 1,3 miliardi dei fondi che spettano alla Campania a valere sulla terza fase (da anni al palo) dell’articolo 20 della legge 67 del 1988.
 
“Perché la sanità campana esca dal commissariamento servono "un consolidato equilibrio economico-finanziario e l'incremento dei Lea che sono sicuramente 
critici e un livello accettabile sotto il versante dei livelli essenziali di assistenza. Credo ci voglia almeno un biennio". Così Joseph Polimeni, commissario di governo per il piano di rientro dal disavanzo sanitario della Regione Campania, a Napoli per un convegno ospitato dall'Università Federico II".
 
"La Regione Campania deve cioè dimostrare non solo in modo annuale o biennale, ma anche in senso prospettico, che ha messo in sicurezza il suo equilibrio economico-finanziario, e soprattutto deve incrementare il livello del Lea, che sono sicuramente critici". Questo, secondo Polimeni, "si può fare con un po' di tempo, non sono  cose che si possono aggiustare in un mese o in un anno, o in due anni. C'è bisogno di una grande rivoluzione, si è già iniziato a fare delle buone cose ma c'è ancora strada da fare".
 
“Una posizione non inconciliabile con le richieste di De Luca – fanno sapere dall’entourage del governatore – che ha chiesto di diventare commissario proprio per accelerare l’iter di tale consolidamento e recupero assistenziale”.
 
Ettore Mautone
 
 

18 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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