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Focolaio Covid al Cardarelli di Napoli, Nursing Up: “Risultato di una gestione che non funziona”

Il bilancio attuale è di 11 positivi: 2 medici, 2 infermieri e 7 pazienti. “Cosa sarebbe successo se Napoli avesse avuto nel mese di marzo il flusso di contagi di Bergamo e Brescia?”, si chiede il presidente del Nursing Up Antonio De Palma, che, raccogliendo il disagio dei referenti campani, parla di una politica nazionale che “ha voltato le spalle alle responsabilità, delegando ai poteri locali”. Per De Pala "manca uno Stato forte, capace di rifare, e bene, le regole sanitarie”.

21 MAG - Ormai si parla di focolaio di coronavirus al Cardarelli di Napoli. E’ infatti salito, per ora, ad 11 il numero di positivi all’interno dell’ospedale; 2 medici, 2 infermieri e 7 pazienti. Una situazione che preoccupa il presidente del Nursing Up, Antonio De Palma, che punta il dito contro le istituzioni.

“Barelle ammassate nei corridoi, pazienti che rischiano di non poter avere le cure necessarie e tempestive in pronto soccorsi affollati e difficili da gestire anche per operatori sanitari preparati ed efficienti come ce ne sono tanti in Italia nel nostro Mezzogiorno: e poi carenza di personale, turni troppo spesso costruiti con confusione e approssimazione, dinamiche organizzative lacunose affidate a gestioni regionali eccessivamente autonome, manca uno Stato forte, capace di rifare, e bene, le regole sanitarie. Tutto questo mette in discussione prima di tutto la salute dei cittadini, e poi, nel pieno di una emergenza che ancora non ci ha voltato le spalle, compromette anche l’integrità fisica dei nostri infermieri e dei medici”, afferma De Palma in una nota.

“I nostri referenti locali - prosegue il presidente del sindacato degli infermieri - ci raccontano di uno scenario desolante a cui non possiamo, non vogliamo fare l’abitudine. In pochissimi giorni 11 contagi all’interno di un ospedale sono davvero tanti, ma potrebbero rappresentare solo la punta dell’iceberg di una situazione di pericolo che al Sud per fortuna non è mai esplosa. Mi chiedo, da infermiere, da uomo, cosa sarebbe successo se Napoli avesse avuto nel mese di marzo il flusso di contagi di Bergamo e Brescia? Come avrebbe vissuto il Cardarelli una situazione del genere? Cosa mai avrebbero potuto fare i nostri infermieri di fronte a un precipitare degli eventi di questo genere?”.

“Non sono ipotesi fantasiose - insiste De Palma - non possiamo tollerare che i nostri infermieri debbano lavorare in situazioni del genere, dove manca l’equilibrio di una organizzazione degna di tal nome. Dove la politica nazionale ha voltato le spalle alle responsabilità, delegando ai poteri locali, come al gioco “della palla che scotta”. 
Basta con le dichiarazioni di facciata. Basta con la politica dei fatti che non è seguita dalle azioni concrete. Napoli non è un’altra Italia e gli infermieri napoletani non sono operatori sanitari di un altro Paese. Il focolaio presente al momento al Cardarelli è pericoloso e va monitorato con attenzione”.
 

Per De Palma c’è “molta superficialità e leggerezza nelle reazioni delle autorità competenti. Non percepisco preoccupazione, tensione costruttiva. Sono in costante contatto con i nostri referenti locali per avere aggiornamenti sulla situazione: abbiamo il dovere di pretendere, da cittadini e da infermieri, che qualcosa cambi e anche subito”.

21 maggio 2020
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