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Inghilterra: la rivoluzionaria riforma sanitaria approda in Parlamento


Destrutturare completamente l’attuale sistema sanitario e sociale per fondare un rivoluzionario sistema che metta alla porta la politica ed affidi la gestione (ma anche la responsabilità) del servizio sanitario nazionale ai medici di medicina generale e ai cittadini stessi. Saranno abolite le “Asl”. Risparmi stimati in 1,7 miliardi all’anno e altri 12 miliardi entro il 2020.

21 GEN - Meno politica, burocrazia e ospedali; più medici, cittadini e territorio. Con questo slogan si può riassumere il piano del governo conservatore di David Cameron. La proposta, approdata alla Camera dei Comuni per la prima lettura, prevede una quasi totale destrutturazione dell’attuale sistema sanitario e sociale inglese per fondare un rivoluzionario sistema che metta alla porta la politica, sviluppi competitività tra gli ospedali, e affidi la gestione (ma anche la responsabilità) del servizio sanitario nazionale ai medici di medicina generale e ai cittadini stessi, in stretta collaborazione con le istituzioni comunali e municipali.

Anzitutto saranno abolite le Strategic Health Authorities e dei Primary Care Trusts (PCTs), punti di riferimento organizzativi, gestionali e assistenziali della sanità inglese, in pratica le nostre Regioni e le nostre Asl. Le loro competenze passeranno nelle mani dei medici di medicina generale  riuniti in consorzi e affiancati da altre professionalità, in stretta collaborazione con le comunità locali e le autorità municipali. Proprio a questi ultimi enti saranno trasferiti altri servizi di sanità pubblica di base, compresi parte di quelli attualmente erogati dai medici di famiglia (vaccinazioni, screening, visite di controllo…).

La sanità territoriale sarà dunque il nuovo pilastro della sanità inglese. In particolare, la filosofia che guida la riforma è quella di creare un legame così stretto tra la cosa pubblica e i cittadini da innescare un meccanismo virtuoso di responsabilizzazione sia in termini di qualità che di appropriatezza di domanda di prestazioni. Per questo Cameron promette che la politica farà un passo indietro per lasciare più potere agli operatori sanitari, che però, specifica il piano, dovranno misurarsi con le conseguenze degli errori commessi nei confronti dei pazienti, che sono anche i contribuenti che li finanziano.
Lo stesso vale per i pazienti: libertà di scegliere il luogo di cura e di condividere le scelte assistenziali, incluse quelle di fine vita; ma in cambio di un maggiore controllo sul sistema, i pazienti dovranno accettare la responsabilità per le scelte che compiono (stili di vita compresi) e l’aderenza ai programmi terapeutici.

In termini di personale, questo comporterà un taglio di almeno 15mila incarichi politico-manageriale e, al contrario, un aumento delle forze dei professionisti in campo, in particolare quelle infermieristiche.

Sul versante dell’assistenza ospedaliera, il piano Cameron conferma la linea dei precedenti governi verso la semi-privatizzazione degli ospedali, per stimolare la competitività qualitativa attraverso il sistema di mercato. Mentre gli ospedali del Nhs (cioè il servizio sanitario nazionale) dovranno trasformarsi nel giro di qualche anno in Fondazioni.

Per realizzare tutto questo, secondo il ministro della Sanità Andrew Lansley, serviranno 1,7 miliardi di euro, ma agli esperti economisti i conti non tornano e stimano i costi della riforma in 3,5 miliardi di euro, cioè il doppio. I risparmi, secondo il Governo, saranno invece di 2 miliardi di euro all’anno sul costo del lavoro e di altri 14 miliardi derivanti dalla migliore gestione delle risorse nei prossimi 10 anni.

I contenuti della riforma, comunque, hanno raccolto anche il favore dei laburisti, che vedono l’impronta già suggerita dall’ex governo di Tony Blair. I maggiori oppositori alla riforma, invece, sembrano essere proprio i medici, almeno sulla base dei risultati di un sondaggio condotto ad ottobre dal sito inglese www.doctors.net.uk. Secondo il sondaggio, solo un medico su 4 pensa che la riforma sanitaria possa rendere migliore l’assistenza ai pazienti.
Prudenza anche da parte della British Medical Association, che assicura la collaborazione dei medici al Governo ma anche una dura battaglia contro l’eccessiva privatizzazione degli ospedali.

21 gennaio 2011
© Riproduzione riservata

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