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Basilicata. Mammografia negata a Matera. La paziente rettifica: “Non si trattava di un'infermiera, ma di un'amministrativa. Ma serve chiarezza sui ruoli”


Dopo le polemiche scatenate in seguito a un post pubblicato su Facebook Mirna Mastronardi, 43enne delegata per l’assemblea nazionale del Pd in attesa di un'operazione per tumore al seno, ricostruisce l'accaduto: “Il mio problema nasceva nei confronti di una persona specifica che ho comprensibilmente ritenuto una infermiera perché abilitata ad accedere a tutti i miei dati risalenti alla visita precedente, inclusi i referti”. 

20 AGO - “Il mio è stato uno sfogo, necessario per mettere tutte le donne e in genere tutti gli ammalati in guardia dai soprusi che si potrebbero ricevere all’accettazione di un ambulatorio nel quale si dovrebbe garantire quel tipo di prevenzione necessaria a salvare vite umane”. Così Mirna Mastronardi, 43enne delegata per l’assemblea nazionale del Pd che sta continuando in queste ore, in attesa dell’imminente operazione, la lotta contro un tumore al seno, chiarisce la sua posizione dopo l’esternazione su alcune testate giornalistiche dei giorni scorsi in cui aveva dichiarato che un’infermiera dell’accettazione della senologia dell’ospedale di Matera non voleva farle effettuare la mammografia prenotata da mesi.

Sulla vicenda di confusione dei ruoli – non si trattava infatti di un’infermiera ma di una amministrativa addetta all’accettazione – si sono concentrate numerose richieste di chiarimento e rettifica, tra cui quella, ascoltata, della presidente Ipasvi. e quella di Antonio Azzato, ex segretario Adi (Avvocatura di diritto infermieristico) Basilicata, che ha portato la vicenda all’attenzione della Federazione nazionale.
Intanto, mentre l’Asm porta avanti le sue verifiche, la paziente Mastronardi attende una operazione di quadrantectomia presso l’Istituto Tumori di Bari. E malgrado siano ore non facili trova il modo, dopo aver appena scoperto che la persona dell’accettazione degli ambulatori di senologia non è una infermiera, di rettificare le sue dichiarazioni.

“Sono certa di non aver leso la categoria, rispetto alla quale ho sempre riconosciuto (lavorando io in un piccolo ospedale) il lavoro importante e quotidiano. Il mio problema - spiega- nasceva nei confronti di una persona specifica che ho comprensibilmente ritenuto una infermiera perché abilitata ad accedere a tutti i miei dati risalenti alla visita precedente, inclusi i referti. Il problema non cambia e, se possibile, si aggrava. Perché un dipendente dovrebbe poter decidere chi possa o non possa accedere in ambulatorio, discutendo addirittura la prescrizione di un medico laureato e specializzato? Per dirla con la presidente Ipasvi Mangiacavalli: ‘Nessuno, neppure un altro medico, può permettersi di discutere l’esecuzione di un’indagine prescritta (e regolarmente prenotata) del medico curante. Specie in casi di patologie in cui controlli e urgenza sono spesso veri salvavita’”.

Dal canto suo Mastronardi assicura la sua volontà di non spegnere i riflettori sulla vicenda, anche se arriveranno giorni per lei delicati. E chiede all’assessore regionale alla sanità “di impedire che vicende del genere accadano ancora nelle nostre strutture e che a nessuno sia impedito l’accesso ad un esame, se in possesso di richiesta di un medico e dopo l’attesa dei tempi di prenotazione. Meno che mai se questo qualcuno sia un dipendente estraneo alla professione medica. Ed anche infermieristica”.

“E’ il problema che abbiamo sottolineato e sottolineiamo ormai da tempo – commenta Barbara Mangiacavalli -: se non si farà chiarezza su ruoli, competenze e responsabilità, a pagare non saranno solo gli operatori, ma prima di tutto i pazienti, ai quali non può essere data la corretta e competente assistenza in grado di soddisfare i loro bisogni di salute”.
 

20 agosto 2015
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