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Ma di quale aziendalizzazione in sanità stiamo parlando?

03 MAG - Gentile Direttore,
in un recente incontro con le ex ministre della salute, organizzato dall’Area Formazione Femminile Anaao Assomed, avevo criticato la realizzazione del modello di aziendalizzazione adottato dal SSN, ampiamente inadeguato, a mio avviso, a perseguire gli obiettivi di un sistema deputato a produrre non utili, ma benessere.
 
Mi è stato giustamente fatto notare da una delle interlocutrici, che non è pensabile che il SSN rinunci a muoversi secondo criteri di “economicità”, pena il venir meno della sua sostenibilità.
 
Nulla da obiettare, anche se temo che dei tre pilastri che sostengono l’economicità aziendale, ci si sia preoccupati quasi esclusivamente dell’equilibrio economico e questa è la parte principale della mia critica.
 
Da professionisti della sanità, facciamo infatti sempre più fatica a vedere la visione sistemica, ovvero l’insieme di persone che operano in modo coordinato per raggiungere una finalità comune, o quanto meno noi siamo stati progressivamente marginalizzati se non estromessi da queste operazioni.
 
Se formalmente ogni singolo dirigente di ogni unità operativa è oggetto di continua e costante informazione di quanto deciso in sede di contrattazione di budget, parte attiva nella discussione dello stesso, decisore ultimo in merito ad attività ulteriori alle quali può o meno aderire (tutto questo è ben scritto nero su bianco e garantito da leggi dello Stato e contratti collettivi nazionali), la realtà delle cose è ben differente, in un quadro peggiorativo di anno in anno.
 
Consideriamo il processo di budget: questo dovrebbe essere presentato e discusso da ogni singolo dirigente con incarico gestionale, in quanto conoscitore diretto delle forze in campo e dei mezzi disponibili. Di fatto ormai le Aziende interagiscono quasi esclusivamente con i Direttori di Dipartimenti sempre più grandi e variegati, che a loro volta hanno sempre meno voce in capitolo rispetto all’Azienda e forse, una conoscenza non sempre puntuale di tutte le realtà che rappresentano.
 
La fase di presentazione viene sempre più ritardata, spesso avviene a metà anno, con approvazione in autunno, quando si dovrebbe essere prossimi alla revisione in relazione a quanto sino ad allora prodotto. E spesso, dopo il pro forma della firma dei Direttori di UOC, sempre più privati di potere, ai semplici dirigenti che a quella struttura afferiscono, nulla arriva o arriva un riassunto striminzito. Confesso che un giovane collega, impegnato in una UO di punta in una importante realtà aziendale, mi ha appena confessato che né nel 2020, né nel 2019, nulla a loro è stato presentato. Difficilmente vi è attenzione alla necessaria coerenza tra obiettivi posti e risorse umane disponibili per raggiungerli e quasi mai si operano i necessari correttivi al variare dell’organico.
 
Quante volte ci sentiamo dire che questo è quello che si deve fare ed è irrinunciabile. Infine, ma solo questo punto richiederebbe ben altra attenzione, vi è una massa di attività arretrate così ingente e così pochi professionisti per gestire l’ordinario, che di fatto molto diventa un extra al quale è impossibile sottrarsi. Macinati da ingranaggi in movimento inerziale ai quali nessuno vuole mettere mano. In questa posizione, temo che l’insieme di persone che operano in modo coordinato, etc, ce lo siamo lasciato alle spalle. Da tempo.
 
L’autonomia decisionale delle singole aziende, se mai c’è stata, temo sia finita vittima dalla crisi economica, del “ce lo chiede l’Europa” e anche qui etc. Di fatto assistiamo a un singolare rimpallo Regione-Aziende nel tentativo di eludere alle nostre legittime richieste, anche in questo caso in merito alla applicazione non solo del CCNL che evidentemente considerano poco o nulla, scordando lo Stato ed i suoi rappresentanti di averlo siglato con noi, ma anche di leggi da loro stessi emanate. E intanto il tempo passa. Un’Azienda può pianificare ciò che le serve, ma non sa se lo otterrà. O non decide, per non scontentare, in un paese ostaggio delle continue campagne elettorali.
 
Dei tre pilastri resta, quale unico e fallace faro, quello dell’equilibrio economico, perseguito allo spasmo, trasformando l’economicità in economicismo, riducendo la programmazione a un equilibrismo tra entrate e uscite. Il risultato è finalmente da un anno a questa parte sotto gli occhi di tutti: tagli ai posti letto, tagli al personale, tagli agli approvvigionamenti di presidi di sicurezza e farmaci, tagli all’acquisto e ammodernamento di strumenti e strutture. E via di questo passo.
 
Ora mi piace ricordare che esiste una forma di economicità detta sopra-aziendale, che guarda a interessi alti, quali gli interessi di una collettività e che, se ben perseguiti portano a risultati importanti che ben compensano anche le perdite economiche e giustificano comunque il fatto che si mantenga in vita un’Azienda, anche se economicamente in perdita. Credo che sia il principio che muove i periodici e gravosi interventi a favore della compagnia aerea di bandiera.
 
Ora credo che almeno la stessa attenzione, uno Stato, questo Stato e le Regioni dovrebbero averla nei confronti delle Aziende produttrici di salute.
Ripartire con investimenti congrui e qui mi associo al coro di ben più illustri, che prima di me hanno manifestato scetticismo rispetto al PNRR, che alla Sanità destina veramente molto poco. Tralasciando al momento le tante ombre relative al finanziamento della spesa corrente.
 
Ripartire dalla valorizzazione del ruolo delle parti sociali, indispensabili per la mediazione dei i bisogni della massa di professionisti, in parte pronti ad abbandonare, in quanto esausti dopo anni di maltrattamenti e promesse non mantenute.
Ripartire da un maggiore rispetto, sui tavoli sindacali regionali e aziendali. Siamo tutti sulla stessa barca, nessuno si illuda di non affondare.
 
Le possibilità non mancano, ma occorre evidentemente cambiare strada.
Queste considerazioni, amare sono maturate nel secondo 1 maggio di Covid e nel primo, in una vita professionale ormai lunga, che non mi va di festeggiare.
 
Ester Pasetti
Segretaria Anaao Assomed Emilia Romagna
 


03 maggio 2021
© Riproduzione riservata

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