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“Specializzandi assunti durante il Covid restituiscano parte delle borse di studio”. Succede a Trieste. Aaroi: “Pasticcio amministrativo”  

Gli specializzandi assunti temporaneamente da AsuGi per fronteggiare l’emergenza pandemica si sono visti recapitare dall’Università di Trieste la richiesta di restituzione della borsa di studio per il periodo coperto dal contratto di lavoro. Il  Rettore Di Lenarda: “Atto dovuto, Asu Gi ci ha comunicato il divieto di cumulo”. Per Aaroi Emac “richieste irricevibili, sbagliano normativa di riferimento”. Liguori (Commissione Salute): “Vergognoso. Come dire ‘Non ci servi più!’”

17 GEN - “Un pasticcio con molta probabilità di tipo amministrativo, che si scaglia addosso a degli specializzandi che furono essenziali per reggere l’ondata d’urto nel periodo Covid, impiegati in primissima linea nei Pronto soccorso, medicina d’urgenza e nei reparti pneumocovid in Asu Gi, che dopo due anni gli vengono richiesti di restituire dall’università di Trieste, per una norma sul divieto di cumulo dai 3000 ai 15000 euro”. Così il presidente dell’Aaroi Emac Friuli Venezia Giulia, Alberto Peratoner, commenta la richiesta di restituzione della quota di borsa di studio percepita nel periodo di lavoro in AsuGi che l’Università di Trieste ha fatto recapitare ad alcuni medici specializzandi.

Il Rettore dell’Università di Trieste, Roberto Di Lenarda, si difende: “La norma parla chiaro. Dal momento in cui Asu Gi ci ha comunicato la tipologia di contratti sottoscritti con gli specializzandi di allora, che erano quelli dove è vietato il cumulo fra borsa di studio e gli emolumenti percepiti per il servizio svolto, come Università abbiamo dovuto procedere nel rispetto della norma, chiedendo quindi la restituzione agli specializzandi della borsa di studio percepita nel periodo impiegato in servizio in AsuGi. Non è pensabile procedere diversamente”.

Per l’Aaroi Emac, tuttavia, non è così. Sulla vicenda è infatti intervenuto il presidente nazionale, Alessandro Vergallo, con una pronta diffida diretta all’Università di Trieste, in cui si sostiene che la normativa di riferimento non è quella “relativa all’assunzione dei medici specializzandi presso le Aziende del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale (legge 145 del 2018, c. 548 bis)” che “vieta il cumulo tra il suddetto trattamento economico e la retribuzione corrisposta dalle aziende sanitarie”. I contratti stipulati dagli specializzandi durante il Covid, secondo l’Aaroi Emac, “essere disciplinati non dalla legge n. 145 del 2018 ma bensì dalla normativa ex dl. n. 18 del 2020, con l’applicazione dell’art. 2-ter, comma 5, che prevede che i medici specializzandi “continuano a percepire il trattamento economico previsto dal contratto di formazione specialistica, integrato dagli emolumenti corrisposti in proporzione all'attività lavorativa svolta”.

“Le diffide inviate ai colleghi specializzandi impegnati nel corso della pandemia sono irricevibili e sono state rispedite al mittente grazie alla segnalazione e alla collaborazione di due medici coinvolti”; conclude Vergallo.

La diatriba è destinata a non fermarsi qui. Una vicenda che la vice presidente della Commissione Salute, Simona Liguori, consigliera regionale di Civica Fvg, commenta con amarezza, definendo “vergognoso” ad emergenza finita dare “un benservito così palese” che parrebbe dire: ‘Non ci servi più!’ Mi chiedo se ci siano delle responsabilità per come sono stati fatti i contratti o su come è stato interpretata la norma, vengano a galla”.

Endrius Salvalaggio

17 gennaio 2024
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