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I 50 anni di Aiop. Lorenzin: “La differenza non è tra pubblico e privato, ma tra quello che funziona e quello che non funziona”


Per il ministro servono regole chiare e chiare per tutti, con controlli e uguali elementi di valutazione che permettano ai due sistemi di essere integrati. E in occasione del faccia a faccia con Il presidente Aiop Gabriele Pellissero, ha lanciato un messaggio al Mef: “Deve ricordarsi che milioni di cittadini stanno ancora aspettando il nuovo nomenclatore e i Lea”

24 MAG - “Nessuna differenza tra pubblico e privato accreditato, ma solo tra quello che funziona e quello che non funziona e se vale la pena pagarlo o meno. La differenza è quindi nella qualità del servizio reso ai cittadini in modo capillare sul territorio e nella capacità di rispondere a dei requisiti nazionali, chiunque sia l’erogatore”.
 
Non ha dubbi sul ruolo della sanità privata accreditata il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, lo ha detto chiaramente nel corso del vis à vis con Gabriele Pelissero presidente dell’Aiop organizzato per celebrare il mezzo secolo di attività dell’Associazione che raggruppa 500 strutture dell’ospedalità privata.
 
“La sanità privata è all’interno del Sistema sanitario nazionale – ha spiegato – è assolutamente integrata, il 30% dei posti letto sono privati e il 40% delle strutture sanitarie sono del privato. Quando un ospedale è convenzionato, il concetto stesso di pubblico e privato cambia perché il servizio che viene reso al cittadino è pubblico. Quindi, sempre di più dobbiamo andare verso regole certe certe e chiare per tutti, con controlli per tutti e uguali elementi di valutazione che permettano ai due sistemi di essere integrati. Perché la differenza non è tra ciò che è pubblico e ciò che è privato, ma tra quello che funziona e quello che non funziona. Il privato non è un nemico come spesso è stato visto da quanti hanno creato negli anni una contrapposizione che non serve al sistema. Chi deve essere tutelato è il paziente”.
 
Ma è una Lorenzin a tutto campo quella intervenuta ai 50 anni dell’Aiop. A margine della celebrazione ha toccato anche il tema dei Lea e del nuovo nomenclatore che si sono sono arenati nelle secche della Ragioneria generale dello Stato. “Sto sollecitando il Mef perché oggettivamente non ho ancora capito il ritardo del concerto. Ricordo che abbiamo anche stanziato 800 milioni in Finanziaria. Quindi una cosa così semplice ha qualche problema con la Ragioneria. Anzi, approfitto di questa occasione per ricordare che ci sono milioni di persone che stanno aspettando il nuovo nomenclatore e i nuovi Lea sui quali il Parlamento si è espresso vincolando una quota del fondo sanitario.
 
Ma a tenere banco stati i 50 anni dell’Aiop raccolti in un libro presentato oggi alla stampa che ripercorre la sua storia. “I 50 anni dell’Aiop sono una tappa importante per la storia della sanità italiana costruita con tenacia anche con il nostro tributo. Veniamo da un periodo molto difficile in cui tutti i sistemi di welfare sono stati messi a dura prova, ma ora guardiamo al futuro con ottimismo e determinazione, ma servono dei cambiamenti” ha commentato il Presidente Gabriele Pelissero. “Se pensiamo che la sopravvivenza del nostro welfare sanitario passi da un significativo incremento della spesa pubblica sanitaria, siamo sulla strada sbagliata – ha aggiunto – oggi più che mai si rende necessaria l’introduzione di fattori di efficientamento e di competitività, attraverso la realizzazione di un autentico pluralismo di erogatori, basato sulla libera scelta del luogo di cura e sull’applicazione concreta del pagamento a prestazione. Ma siamo fiduciosi, perché per la prima volta dopo 6 anni, la legge di Stabilità 2016 non contiene tagli alla sanità e introduce una serie di norme innovative e coraggiose, un primo e solido intervento per un autentico processo riformatore”.

E il ministro ha risposto all’ottimismo dell’Aiop con altrettanto ottimismo. “Sono ottimista anche io – ha affermato rispondendo a Pelissero – nonostante ci siano ancora alcune aree territoriali con grosse lacune, dovute però a incapacità organizzative delle amministrazioni non al personale. Molto lavoro è stato fatto, penso al Patto per la salute, ai costi standard, al Piano esiti che va implementato e alle centrali uniche d’acquisto. La Riforma costituzionale e in particolare quella del Titolo V riporterà una forte azione centrale di controllo. Credo quindi che in 5-6 anni il sistema sarà profondamente riformato”.

24 maggio 2016
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