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Specializzandi e camici grigi in piazza. “Non ci bastano annunci e false risposte di Manfredi”


Ieri mobilitazione in molte città italiane “Non siamo più disposti a tollerare di essere sfruttati come medici quando c’è bisogno e liquidati come studenti quando chiediamo rispetto”. Tra le ragioni della protesta i ritardi sulle graduatorie del test per le specializzazioni mediche, i mancati bonus per aver lavorato durante la pandemia e la richiesta di stabilizzazione di quei camici grigi che da anni sorreggono il SSN sul territorio.

16 DIC - “Sono passati quasi tre mesi dal concorso di ammissioni alle scuole di specializzazione di area medica. A 15 giorni dalla presa di servizio ancora non abbiamo risposte certe. Anche l’ipotesi paventata dal Ministro di un possibile posticipo della presa di servizio ad oggi rimane un annuncio, anche in questo caso, dichiarata durante un’intervista. Il Ministro ha inoltre annunciato che questo governo ha abolito l’imbuto formativo. Nulla di più falso: quest’anno saranno 9.000 i medici esclusi dai percorsi formativi in specializzazione e neanche la legge di bilancio attualmente in discussione prevederà i fondi necessari per azzerare l’imbuto. Eppure, rispondere alle esigenze di salute della popolazione formando medici e medici specialisti dovrebbe essere, oggi più che mai, una priorità per qualsiasi governo. Ma non è tutto. La settimana scorsa il MUR ha emanato una nota per dare il via libera all’impiego dei medici in formazione specialistica nella campagna vaccinale anti-SarsCoV2 ripagandoli in CFU. Il MUR ha infatti fatto sapere che l’attività nella campagna vaccinale potrà essere riconosciuta come attività formativa, affermando inoltre, che in questo modo potremo finalmente “dare un contributo fattivo in un momento così importante per il nostro Paese”.
 
È  quanto scrive l’Associazione “Chi si cura di te? all’indomani della mobilitazione di specializzandi e camici grigi in molte città italiane.
 
“In questi mesi – si legge nella nota - abbiamo lavorato nei presidi ospedalieri, nelle aziende ospedaliero universitarie, nei reparti, nelle terapie intensive al pari delle colleghe e dei colleghi assunti nel SSN, con gli stessi rischi ma senza poter accedere alle stesse tutele e agli stessi riconoscimenti. Molte regioni hanno previsto riconoscimenti economici per gli operatori sanitari, escludendo sistematicamente i medici specializzandi. Solo tre regioni hanno disposto i fondi necessari per i cosiddetti “bonus COVID” per gli specializzandi ma comunque ad oggi, nessuno di noi lo ha ancora ricevuto. Nel contempo, abbiamo continuato a versare le tasse universitarie, nonostante la formazione sia stata, nella maggior parte dei casi, sospesa o del tutto annullata. Abbiamo già inviato una lettera ai Ministeri competenti per ribadire che siamo disposti a fare la nostra parte nella campagna vaccinale, come già ampiamente dimostrato nell’offrire la nostra professionalità per la salute della popolazione. Tuttavia, abbiamo espresso la nostra più completa contrarietà alla possibilità che il ricorso ai medici specializzandi per la campagna vaccinale avvenga all’interno del percorso formativo”.
 
“In un’ottica di efficace risposta alla pandemia – prosegue la nota - , crediamo sia fondamentale il reclutamento, su base volontaria, di personale sanitario formato e remunerato in relazione all’opera prestata per rispondere alle nuove esigenze di salute personale, con adeguate tutele. Anche i medici in formazione sono pronti a partecipare, come lo sono stati da marzo a questa parte, ma con adeguati diritti e tutele. Siamo stanchi di essere trattati come tappabuchi. Siamo medici a tutti gli effetti, ed esercitiamo a pieno la professione come camici grigi e durante il percorso di specializzazione o iscritti ad un corso di medicina generale”.
 
“Non ci bastano – incalzano dall’Associazione - gli annunci e le continue false risposte di Manfredi e del suo ministero. Non siamo più disposti a tollerare di essere sfruttati come medici quando c’è bisogno e liquidati come studenti quando chiediamo rispetto. Per questo oggi torniamo in piazza, come medici specializzandi, camici grigi, neoabilitati. E se il MUR non ci ascolta, ci rivolgiamo al Parlamento. Nelle settimane scorse si sono svolte due assemblee pubbliche con medici da tutta Italia. Da questi appuntamenti è emersa l’unanime la volontà di proseguire la nostra lotta fino ad incrociare le braccia. La misura è colma e non possiamo fermarci. La mobilitazione che abbiamo costruito proseguirà verso la costruzione del primo sciopero dei medici precari. Non ci fermiamo allo sblocco di SSM20. Chiediamo condizioni di lavoro migliori sia per chi entrerà in specializzazione sia per i 9.000 colleghe e colleghi che ne rimarranno esclusi.”
 
“Chiediamo – sottolinea la nota -  che i medici in formazione siano inquadrati all’interno di un Contratto Collettivo Nazionale della formazione medica, che stabilisca le mansioni e le competenze da svolgere ed acquisire progressivamente con responsabilità ed il conseguente riconoscimento economico. Vogliamo una rappresentanza sindacale che sieda ai tavoli di contrattazione. Che nessun governo possa usare la formazione medica come un serbatoio di lavoro gratuito atto a coprire le carenze di organico! Chiediamo la stabilizzazione di quei camici grigi che da anni sorreggono il SSN sul territorio. Il tutto per poter continuare a svolgere il nostro lavoro per la difesa del diritto alla salute per tutta la popolazione”.
 
“Lo sciopero – conclude - sarà dei camici grigi, ma sarà anche per i medici in formazione specialistica. Questi ultimi, non essendo inquadrati come lavoratori ma come studenti, non potranno aderire formalmente allo sciopero ma potranno partecipare con altre modalità. Anche per questo ci mobilitiamo, perché ai medici specializzandi siano garantiti i diritti che spettano a tutti i lavoratori. Chiediamo formazione, chiediamo tutele, chiediamo diritti. Per tutti i medici. Per il diritto all’accesso alle migliori cure possibile per tutta la popolazione”.

16 dicembre 2020
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