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Roma. Natale di  soliderietà agli Ifo. Inaugurata la mostra dello scultore Valerio Capoccia

L’autore ha donato l’opera “Lucilla” realizzata in marmo-resina che sarà utilizzata per la riffa natalizia ed inoltre devolverà il 50% del ricavato delle opere che saranno vendute nel periodo di esposizione. La mostra sarà nell’atrio degli Istituti fino al 21 dicembre 2015.

15 DIC - Oggi presso l’atrio principale degli IFO, Regina Elena San Gallicano, prende vita, per gli ospiti degli Istituti una nuova iniziativa culturale e di solidarietà: è stata inaugurata una personale dello scultore Valerio Capoccia. L’autore ha donato l’opera “Lucilla”realizzata in marmo-resina che sarà utilizzata per la riffa natalizia ed inoltre devolverà il 50% del ricavato delle opere che saranno vendute nel periodo di esposizione. La mostra sarà nell’atrio degli Istituti fino al 21 dicembre 2015.
 
“Sono convinta che da soli non si vada da nessuna parte mentre insieme si possono smuovere le montagne", ha sottolineato Marta Branca, Commissario Straordinario Ifo-Inmi nel ringraziare lo scultore per aver donato una sua opera agli IFO e nel ricordare gli appuntamenti di solidarietà programmati negli Istituti nel mese di dicembre.
 
Scrivono i critici d’arte: “le sculture di Valerio Capoccia un caso straordinario di come l’Arte, con la A maiuscola, riesce a fondere passato e presente, riproponendo in linguaggi moderni gli antichi saperi figurativi ed il significato di ciò che essi intendevano trasmettere”.


L’evoluzione artistica e tecnica lo ha portato a lavorare il basalto, come gli antichi egizi, sampietrini e peperino, tipici della città eterna oltre al bronzo, marmo e coreno. “La passione per la scultura - dice l’artista in una nota - fu da me scoperta e praticata fin da ragazzo attraverso lo studio della scultura del passato, per poi passare alla scultura arcaica e approdare a quella moderna, analizzando bassorilievi, altorilievi e tuttotondo nell’opera dei grandi maestri: Policleto, Mirone e Lisippo, poi Donatello, Michelangelo e Bernini, e come ultimi Rodin, Wildt e Martini”.


Negli anni Novanta, l’incontro con il professore Salvatore Meli, storico docente dell’Accademia delle Belle Arti di Roma, fu decisivo per la formazione artistica dello scultore; presso il suo studio, nel cuore dell’Appia Antica, approfondì “l’arte del togliere” ma, soprattutto, il “dialogo” con l’arte antica, in particolar modo con le opere in pietra.

15 dicembre 2015
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