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“Attivare posti fissi di polizia negli ospedali”. L’appello della Cisl Medici

Il sindacato “ha ritenuto doveroso lanciare questa allerta sicurezza per le sempre più frequenti aggressioni ai medici ed agli altri operatori sanitari del pronto soccorso e delle strutture perché ritiene urgente e non più rinviabile l’adozione di urgenti provvedimenti volti a prevenire e reprimere le condotte aggressive”.

13 SET - “Il posto della Polizia di Stato nelle strutture ospedaliere è già di per sé elemento deterrente rispetto alle possibili aggressioni a danno del personale”. È quanto scritto in una lettera della Cisl Medici Lazio inviata nei giorni scorsi al Ministro degli Interni ed ai Prefetti dei capoluoghi di provincia della Regione Lazio chiedendo di ripristinare ovvero di attivare ex novo i posti fissi della Polizia di Stato all’interno degli ospedali in quanto, a giudizio del sindacato, i sistemi di controllo interno e la vigilanza privata, laddove presenti, non sono sufficienti a garantire protezione e sicurezza da  intrusioni ed aggressioni.
 
“A distanza di pochissimi giorni – comunica la Cisl Medici Lazio – sono pervenute alcune risposte. Il Prefetto di Latina ha comunicato che, nell’ambito della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ha convocato il direttore generale della Asl in data 19 settembre p.v. con all’ordine del giorno la segnalazione della Cisl Medici Lazio sulle aggressioni ai medici in pronto soccorso. Il Prefetto di Rieti, rispondendo al segretario della Cisl Medici Lazio dott. Luciano Cifaldi, ha formalmente comunicato che “non risultano segnalazioni circa episodi verificatisi in provincia; tuttavia allo scopo di disporre di un quadro esaustivo del fenomeno, è stata sollecitata – prosegue il Prefetto - la sensibilizzazione degli operatori sanitari sulla necessità di denunciare eventuali casi di intolleranza o criticità”.
 
 
“Ben vengano – prosegue la nota - i tavoli di regia, gli osservatori, i daspo urbani, come proposto dall’assessore alla sanità del Lazio, ma il problema fondamentale diventa la certezza della pena altrimenti si consoliderà un errato convincimento di impunità. Anni fa aggredire verbalmente un funzionario di polizia durante le manifestazioni sportive aveva una ricaduta quasi nulla in termini giudiziari come se l’ambito sportivo rappresentasse una sorta di zona di immunità e di non punibilità salvo casi clamorosi”.
 
 
La Cisl Medici, “nel ringraziare i Signori Prefetti per la sensibilità dimostrata, e nell’apprendere con piacere che la provincia di Rieti non è attualmente interessata da fenomeni di aggressioni (fino a quando?) rileva con angoscia che anche in queste ore si susseguono notizie di aggressioni a medici ed a operatori sanitari, a Lavagna in  Liguria, a Molfetta in Puglia, a Bologna”.
 
 
“La Cisl Medici Lazio - prosegue il comunicato stampa - ha ritenuto doveroso lanciare questa allerta sicurezza per le sempre più frequenti aggressioni ai medici ed agli altri operatori sanitari del pronto soccorso e delle strutture perché ritiene urgente e non più rinviabile l’adozione di urgenti provvedimenti volti a prevenire e reprimere le condotte aggressive”.
 
 
“A fronte delle migliaia di aggressioni che ogni anno subiscono i nostri colleghi medici dobbiamo attendere il caso clamoroso, l’uccisione di un camice bianco? No grazie, è già avvenuto ma la memoria in questi casi è debole e la gente punta a dimenticare. Anche la politica tende a dimenticare? No affatto, la politica proprio non sta prendendo in considerazione il problema.  Buona corsa alle poltrone, su questa gara di atletica la politica è attentissima” conclude il comunicato della Cisl Medici Lazio e di Roma Capitale/Rieti.

13 settembre 2019
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