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Fatebenefratelli Isola Tiberina. Lavoratori in protesta

La crisi dell’ospedale e le trattative con il Gruppo San Donato preoccupano i lavoratori, che chiedono garanzie e trasparenza. L’azienda convoca i rappresentanti sindacali per lunedì 17 maggio. Cgil Cisl Uil: “Attendiamo l’incontro ma la mobilitazione non si ferma. Nella definizione del futuro dell’Ospedale, priorità a livelli occupazionali e salariali”.

12 MAG - Ieri mattina i lavoratori e le lavoratrici dell’Ospedale Fatebenefratelli – Isola Tiberina di Roma hanno protestato di fronte allo storico nosocomio romano per chiedere “trasparenza e certezze” sul futuro dell’Ospedale e del personale. Al presidio organizzato da Cgil Cisl e Uil è seguita una prima apertura da parte dell’azienda, che ha convocato i rappresentanti sindacali per lunedì 17 maggio. Ma nel frattempo la mobilitazione non si ferma.

“In queste settimane, alla ventilata ipotesi del passaggio di proprietà al Gruppo San Donato, sul quale non c’è stato finora alcun incontro chiarificatore con i lavoratori e le loro rappresentanze, si osservano segnali a dir poco opachi, e certamente preoccupanti: l’ospedale è presidiato dalla (presunta) nuova governance del gruppo, i cui rappresentanti incontrano e convocano – senza alcun titolo ufficiale - primari e coordinatori, il vice presidente operativo dell’Ospedale si trincera dietro porte chiuse, gli incontri fissati con i sindacati vengono disertati all’ultimo momento”, spiegano in una nota Marilena De Feudis, Fp Cgil Roma Lazio, Antonio Cuozzo, Cisl Fp Lazio e Giancarlo Salmeri, Uil Fpl Roma e Lazio.

“Tutto questo mentre le condizioni in cui operano i tanti professionisti della sanità, dipendenti di uno dei più noti e antichi plessi ospedalieri della Città, dopo aver pagato per anni, anche nelle proprie tasche, il prezzo della crisi finanziaria dell’ospedale, per cui dal 2014 è aperta la procedura di concordato preventivo per risanare i debiti milionari e scongiurare il taglio del personale, e ancora impegnati, come tutti, in via straordinaria nella gestione dell’emergenza pandemica – ora rischiano di perdere lavoro e livelli salariali, all’ombra di scelte ancora tenute nascoste”, proseguono i sindacalisti.

“Sono lavoratori e lavoratrici cui è negato anche il pieno avanzamento economico riconosciuto dal nuovo contratto, visto che, come in tante altre realtà private accreditate, si sceglie unilateralmente di erogare per la metà, ovvero quel 50% coperto dalle risorse regionali, oltre a dividere l’una tantum di 1000 euro in due tranches e spalmare gli arretrati da luglio 2020 fino a tutto il 2023.  Ai dipendenti si lasciano briciole e si negano diritti, ma si danno incarichi da migliaia di euro al mese a società di consulenza”, aggiungono De Feudis, Cuozzo e Salmeri.

Al presidio di ieri è seguita la convocazione di Cgil Cisl Uil da parte della direzione, per il prossimo lunedì. “Cercheremo - spiegano i sindacati - di capire, quindi, i dettagli del passaggio di proprietà, riportando in trasparenza tempi, modalità e soprattutto le ipotesi sul futuro dell’Ospedale, che avranno diretta ricaduta su organici e salari. Temiamo il taglio di 1000 dipendenti e decurtazioni salariali. Chiaramente contrasteremo ogni scelta che graverà sul lavoro e metterà a rischio il livello dei servizi. Si tratta sempre di strutture che si reggono anche su risorse pubbliche e che erogano a tutti gli effetti un servizio pubblico: come sempre, non accettiamo di sottostare né a dinamiche non trasparenti, né al mancato rispetto del confronto, né alla prevalenza del profitto rispetto all’universalità del servizio erogato e ai diritti dei lavoratori”, continuano i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil.

“Siamo pronti a portare avanti la mobilitazione con tutte le iniziative che saranno necessarie. A seguito dell’incontro di lunedì – se ci sarà – decideremo insieme a lavoratrici e lavoratori le prossime azioni di protesta”, concludono Cgil, Cisl e Uil.
 

12 maggio 2021
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