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Maxi ordine professioni sanitarie. I nodi stanno venendo al pettine

di Antonio Alemanno

26 GEN - Gentile direttore,
come sapranno i tanti professioni afferenti al maxi-ordine voluto dalla Legge Lorenzin, tutti i nodi stanno venendo al pettine. Ospitando decine di altre professioni, gli ex-collegi dei tecnici di radiologia sono diventati enti gestionali ancora più lontani dai problemi della base. In questa fase, la Legge 3/2018 ha messo a rischio lo stesso autogoverno degli ordini, con ripercussioni che prima o poi avranno dei risvolti giudiziari.
 
L'autogoverno "è una facoltà concessa a tali gruppi di amministrarsi per mezzo di alcuni dei propri componenti" (G. Treves, 1957), pertanto conferisce all'organizzazione interna del gruppo il carattere democratico, in quanto consente al singolo iscritto una partecipazione alla vita dell'ente professionale attraverso gli eletti al Consiglio. Qualche autore ha anche individuato nella tutela dell'autogoverno del gruppo e della sua democraticità un collegamento con l'art.97 Cost. relativamente ai requisiti del buon andamento e dell'imparzialità dell'attività amministrativa.
 
Lo stesso D.C.P.S. n.233/46 prevede:
- all’art. 3, comma 1, che “Al Consiglio direttivo di ciascun Ordine spettano le seguenti attribuzioni: … iscrivere i professionisti all'Ordine nel rispettivo albo, compilare e tenere gli albi dell'Ordine e pubblicarli all'inizio di ogni anno;
-all’art. 3, comma 2, che “Alle commissioni di albo spettano le seguenti attribuzioni … proporre al Consiglio direttivo l'iscrizione all'albo del professionista;
-all’art. 3, comma 4, che “Contro i provvedimenti per le materie indicate ai commi 1, lettera a), e 2, lettere a) e c), e quelli adottati ai sensi del comma 3 nelle medesime materie, è ammesso ricorso alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie.

Eppure, con la delega della valutazione dei titoli di studio ai Rappresentanti delle Associazioni maggiormente rappresentative (RAMR), si è permesso a soggetti terzi “non eletti” di esprimere un parere vincolante sul percorso formativo dei professionisti obbligati a iscriversi. E così, tutte le questioni “non risolte” dal Ministero della Salute, dal MIUR e dalle Regioni vengono gestite non dai consigli direttivi ma dalle associazioni, con i loro tempi che –nei casi da loro ritenuti dubbi- superano di gran lunga i 60 giorni previsti dalla procedura di iscrizione quale obbligo degli Ordini di provvedere alle istanze volte all’adozione di provvedimenti di loro competenza ai sensi dell’art.2 della Legge n.241/90.

E così, dopo la questione “assicurazione obbligatoria impositiva”, ancora una volta sui Consigli direttivi si scarica il peso di gravi omissioni istituzionali altrui. Grazie a questa grande operazione di “distrazione di massa” costituita dai problemi del maxi-ordine, per gli attuali consigli direttivi, prima ancora della risoluzione delle problematiche per le quali siamo stati democraticamente votati o prima di affrontare altre difficoltà delle professioni afferenti, viene la gestione della tecnostruttura chiamata “piattaforma delle iscrizioni”. Con buona pace del Decreto RM e della Direttiva europea, argomenti non in programma al Consiglio nazionale straordinario di domenica 27 febbraio.

Così come i veri problemi delle Professioni sanitarie non sono tanto i titoli con i quali le persone esercitano da anni, ma che tutti lavoriamo molto al di sotto dei nostri attuali profili professionali. Più che una guerra ai requisiti di accesso, servirebbe una vera riforma che anche questo Governo del cambiamento tarda a fare.

Antonio Alemanno
Presidente Ordine TSRM PSTRP Foggia

26 gennaio 2019
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