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Aspirazioni e criticità del Medico di famiglia in formazione

di Roberto Bellacicco, Claudio Cappelli, Fulvio Lonati

22 OTT - Gentile direttore,
la ALS Associazione Liberi Specializzandi – Medicina Generale e APRIRE – Assistenza PRimaria In REte ha promosso e organizzato l’indagine “Orgogliosamente MMG”, rivolta, nel periodo compreso fra dicembre 2019 e febbraio 2020, a medici recentemente diplomati tramite il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale (CFSMG) o frequentanti o aspiranti, con lo scopo di studiare motivazioni, inclinazioni e aspettative dei medici che stanno entrando nella Medicina Generale (MG).
 
In un campione di 566 medici provenienti da tutta Italia abbiamo voluto esplorare quattro dimensioni fondamentali: la scelta della MG,  il rapporto fra la MG e l’Università; il corso di formazione specifica in MG e la professione del Medico di Assistenza Primaria.
 
Dai risultati dell’indagine è emerso che nel corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia italiano la medicina generale occupa uno spazio del tutto marginale e solo raramente si configura come attività formativa organica e strutturata, in controtendenza con la maggioranza delle esperienze universitarie europee e mondiali, dimostrando di come l’università italiana presenti una grave carenza rispetto agli altri paesi.
 
Ciò è ulteriormente confermato dalla scarsa soddisfazione (75% del campione) dell’offerta formativa in Medicina Generale fruita durante il corso di laurea magistrale e dall’opinione, nella quasi totalità dei partecipanti all’indagine (95%), che debba essere migliorata con oltre 2/3 dei partecipanti che desidera l’introduzione di lezioni universitarie curate da medici di medicina generale e di medici di medicina generale universitari con l’istituzione di un apposito settore scientifico disciplinare in Medicina Generale.
 
L’avvicinamento al mondo della Medicina Generale tende ad avvenire solo alla fine del corso di Laurea, in particolare in occasione dei tirocini per l’esame di stato o durante le sostituzioni di medici di medicina generale (70% del campione).
 
Le motivazioni che orientano verso la professione di MMG sono nettamente diverse da quelle ospedaliere con netta prevalenza di chi apprezza maggiormente il setting assistenziale territoriale (79% del campione) e il rapporto privilegiato e continuativo con i pazienti
 
Benché la maggioranza dei partecipanti all’indagine dichiari di essere soddisfatto per l’offerta formativa ricevuta durante il Corso di Formazione Specifico in Medicina Generale, emerge una valutazione ampiamente condivisa che l’attività pratica sia eccessivamente osservazionale e poco professionalizzante (72% del campione). Il 40% del campione si ritiene non soddisfatto dell’attività teorica.
 
Dall’indagine emergono numerose e diversificate proposte di miglioramento del CFSMG che il decisore politico dovrebbe prendere in considerazione: dall’introduzione di strutturati ed organici corsi di diagnostica strumentale di primo livello, una riorganizzazione dell’attività pratica che deve avere maggior peso rispetto a quella teorica fino ad arrivare alla realizzazione della formazione-lavoro (88%) nell’ambito di attività vaccinale, domiciliare e gestione delle patologie croniche.
 
La quasi totalità del campione in esame (80% del campione) considera infine come fortemente penalizzante il mancato riconoscimento di titolo di specialista indipendentemente dall’assetto istituzionale regionale o universitario. Il mancato riconoscimento di titolo di specialista, richiesto dalla Fnomceo nel 2018 e ancora clamorosamente non attuato dal decisore politico, è anche tra le principali cause di abbandono del corso dopo la non parificazione della borsa di studio rispetto a quella delle specializzazioni ospedaliere (74%).
 
Nei partecipanti all’indagine, la prospettiva prevalente è di lavorare in stretta collaborazione-contiguità con gli altri professionisti della salute, a partire dagli infermieri: più di due terzi dei partecipanti all’indagine ha manifestato l’orientamento a svolgere la propria attività di Medicina Generale all’interno di forme di medicina associativa (Case della Salute, Centri Polifunzionali Territoriali con presenze interdisciplinari, Medicina di Gruppo con collaboratori e microteam) mentre è residuale la percentuale di chi intende lavorare come MMG singolo (3%)
 
Diviso a metà l’orientamento circa il passaggio alla dipendenza del MMG, con lieve prevalenza del sì, probabilmente causato dallo sproporzionato aumento del carico di lavoro, soprattutto burocratico, in assenza di correttivi organizzativi del contratto di convenzione fermo nei suoi principi fondamentali al 2005.
 
L’eccessiva burocratizzazione (78%), la scarsa integrazione con gli specialisti d’organo (64%) e la progressiva emarginazione da parte della politica nazionale e regionale (49 %) sono tra le principali criticità denunciate dai partecipanti all’indagine.
 
Quanto emerso dall’indagine suggerirebbe la necessità che il sistema universitario italiano ponga una nuova e consistente attenzione alle tematiche della MG sin dai primi anni del percorso di laurea in medicina e chirurgia. La formazione post-laurea del Corso di Formazione Specifico in Medicina Generale andrebbe riorganizzata riconoscendo maggiori attività pratiche professionalizzanti, l’allineamento della borsa di studio a quella delle altre specializzazioni mediche e il riconoscimento del titolo di specialista in medicina generale. Sarebbe necessario dunque che associazioni, sindacati e stakeholder premessero sul decisore politico per una riforma del CFSMG.
 
Dall’indagine risulterebbe che il patrimonio motivazionale dei giovani medici che si accingono ad entrare nel mondo della MG è ricco, nonostante le carenze formative denunciate sia nel pre laurea che nel post laurea.
 
Roberto Bellacicco
CFSMG Taranto
 
Claudio Cappelli
Medico di Medicina Generale – Marche
 
Fulvio Lonati
Presidente Associazione APRIRE Network

 
 

22 ottobre 2020
© Riproduzione riservata


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