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Chi non è vaccinato deve, lui e lui solo, essere in zona rossa, chiuso a casa, come in Austria

di Francesco Medici

15 NOV - Getile Direttore,
“Un altro giro di giostra” è il titolo di un bellissimo libro di Tiziano Terzani, ma che descrive anche quello che sta accadendo oggi e le sensazioni che provo. Ieri è arrivato il messaggio dalla Direzione Sanitaria: la regione Lazio ci ha chiesto di riaprire letti COVID ordinari e di sub intensiva, pochi rispetto a quanto abbiamo già fatto, ma tantissimi per le conseguenze che determinano. Anche un ospedale non Covid lo diventa ogni qual volta la rete va in affanno, ovvero quando le strutture dedicate ai quei pazienti non riescono più a garantire i posti letti necessari. Ci risiamo.
 
La memoria corre veloce a quanto avvenuto poco meno di un anno fa, identica situazione iniziale, identica richiesta. Un altro giro di giostra.
Oggi però tutto è diverso, noi siamo diversi e più stanchi ma soprattutto delusi da “non decisioni” principalmente della politica.
Come affrontare tutto questo in queste condizioni anche solo psicologiche?
 
Di positivo è che oggi siamo preparati, sappiamo come fare, i protocolli, in PDTA, le procedure esistono, vanno solo riattivate.
Di negativo è che ci eravamo riabituati a una parvenza di normalità e a curare nuovamente i nostri malati, a usare al meglio quegli spazi e quelle risorse, a cercare di recuperare tutta la buona sanità che abbiamo “congelato” in attesa che la pandemia finisse.
 
Per la seconda volta i “piani” di recupero delle prestazioni inevase, degli interventi procrastinati andranno a finire in un cassetto.
Convertire quei letti significa che alcuni malati non avranno più “quella” assistenza, ne avranno un’altra meno “adeguata”, meno specifica quantomeno. Si allungheranno le attese in pronto soccorso o dei pazienti in lista di attesa.
Avranno una risposta sanitaria ritardata. Un altro giro di giostra.
Solo che saremo noi medici a dover parlare con quei malati, a dover trovare le parole adatte (ma a cui non crediamo) per giustificare quelle scelte prese da altri.
 
Perché oggi è diverso da ieri? Perché oggi per noi è più difficile?
Perché ci siamo già passati. Sappiamo che i soldi che dovremo spendere in più non ci saranno tutti rimborsati da Regione e Stato, in sintesi aumenteremo il deficit aziendale il che costringerà a un nuovo blocco delle assunzioni. Già ieri sono stati rivisti a ribasso tutti i piani assunzionali, in sintesi si chiederà a pochi ed anziani di svolgere il lavoro di molti per malati che dovrebbero essere sani.
 
Ma soprattutto perché dovremo curare per l’80% dei casi persone che hanno deciso di non voler prevenire la malattia vaccinandosi. Dovremo togliere il posto a un anziano signore con l’insufficienza respiratoria per far posto a un giovane non vax o che ha voluto aspettare…. Sappiamo che dobbiamo farlo, ma che non è giusto. Si cura sempre e comunque il paziente più grave e non quello che sceglieremmo di voler curare, ma non è giusto.
 
Sappiamo che se tutti dovremo rimboccarci le maniche, rinunciare ad alcune nostre libertà personali (si parla in alcune regioni di ziona gialla), lo dovremo fare perché la politica non se la sente di imporre l’obbligo vaccinale, perché cerca di mediare tramite il green pass che però si ottiene anche medianti inutili e spesso superficiali tamponi ripetuti in farmacia.
 
Dobbiamo credere a certificati di inidoneità vaccinale che nessuno controlla, dobbiamo accettare false malattie che permettono a questa gente di non venire a lavorare evitando i controlli e contestualmente a prendere lo stipendio senza lavorare. Perché dobbiamo apparire scemi, costretti a credere a tutte le giravolta di questi furbetti. Basta, anche no.
 
Si è di fatto voluto garantire di poter lavorare, uscire andare a scuola e nei bus a chi è potenzialmente dannoso a sé ed a gli altri.
La verità è che chi non è vaccinato e si ammala è come se girasse armato tra la gente sparando all’impazzata: prima o poi qualcuno lo piglia: un altro non vaccinato ma anche chi invece si è vaccinato ma è un non responder, o chi vaccinato ha comunque difese basse o sta nella curva discendente della immunizzazione. Le curve lo dimostrano, la quarta ondata sta arrivando.
 
La regione Lazio che ha dimostrato di saper ben lavorare per prevenire la pandemia, ma anche a saper gestire adeguatamente e meglio di altri le fasi critiche del Covid, come detto, si sta nuovamente attrezzando, e bene fa a farlo. Ma il discorso non cambia.
Perché possono uscire? Perché possono uccidere? Perché possono creare costi altissimi alla società? Perché il loro discutibilissimo diritto a non curarsi deve tramutarsi nel fatto che chi ha bisogno non troverà un letto idoneo in ospedale. Perché dovremo pagare tantissimi soldi per far fronte a spese sanitarie non necessarie ed al contempo dovremo veder morire pazienti fragili e vaccinati?
 
Basta.
Chi non è vaccinato deve lui e lui solo essere in zona rossa, chiuso a casa, come in Austria.
Deve pagarsi le cure quando si ammala come a Singapore.
Non è giusto che l’80% della popolazione sia tiranneggiata da chi pretende un diritto all’autodeterminazione impossibile in tempi di crisi sanitaria, di pandemia.
Noi medici dovremmo uscire allo scoperto e indire delle giornate di sciopero e di protesta, dovremmo farci portavoce dell’80% della popolazione e con loro scendere in piazza.
Che questo sia veramente l’ultimo giro di giostra.
 
Francesco Medici
Consigliere Nazionale Anaao Assomed

15 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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