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Medicina territoriale. Fimmg Lombardia: “Raggiunti livelli di insostenibilità”

I medici di famiglia, denuncia il sindacato, “rappresentano l’unico reale riferimento per i cittadini per le più varie pratiche amministrative, a volte lontane da qualsiasi attività clinica, allo scopo di surrogare le difficoltà oggettive” di altri enti e sono "esposti a tutte le contestazioni relative alle diverse attività di valenza prevalentemente burocratica, inappropriatamente riferite al medico”. Chiesta una convocazione “non solo di formale cortesia, ma che sia l’inizio di una vera interlocuzione”.

03 FEB - La segretaria Fimmg Lombardia, Paola Pedrini, chiede urgentemente una convocazione “non solo di formale cortesia, ma un incontro che sia l’inizio di una vera interlocuzione con le Organizzazioni Sindacali” allo scopo di “delineare strategie concrete, supportate dalla competenza e dall’esperienza, in relazione alle tematiche di specifico interesse regionale, tenendo anche conto del ruolo di rilievo che Regione Lombardia svolge nell’ambito della programmazione nazionale”. Lo fa attraverso una lettera aperta in cui denuncia una situazione per la medicina territoriale ormai “insostenibile”.

La Fimmg, sostiene Pedrini, “da tempo si è resa disponibile a discutere in modo costruttivo con Regione Lombardia le possibili ipotesi di riordino del sistema delle cure primarie in un momento di estrema difficoltà”, ma “deve registrare che le problematiche da tempo portate all’attenzione dell’assessorato hanno raggiunto livelli di insostenibilità tali da suscitare più movimenti spontanei di protesta nell’ambito della nostra Regione”.

I medici di famiglia, spiega la segretaria Fimmg Lombardia, "si trovano esposti in prima linea rappresentando l’unico reale riferimento per i cittadini per le più varie pratiche amministrative, a volte lontane da qualsiasi attività clinica, allo scopo di surrogare le difficoltà oggettive a contattare le ATS, le ASST, i vari Dipartimenti, l’INAIL e l’INPS".

Sono esposti “a tutte le contestazioni relative alle diverse attività di valenza prevalentemente burocratica, inappropriatamente riferite al medico, e a distorsioni dell’attività di certificazione che prevedono ad esempio la certificazione di incapacità temporanea al lavoro per soggetti semplicemente in quarantena o in isolamento obbligatorio. Anche la certificazione di differimento/esonero dall’obbligo vaccinale porta a una serie di contenziosi e a volte a minacce legali e fisiche. Le stesse pratiche relative al Green Pass, sulle quali il medico di famiglia non ha alcuna competenza, finiscono per riversarsi tra le numerose richieste a lui rivolte da parte di pazienti che non trovano risposte altrove”.

La soluzione, in una realtà in cui si registra già una "straordinaria carenza di professionisti”, non può essere, per la Fimmg, quella di “aumentare il numero di assistiti senza nessun concreto intervento”. Per Pedrini, in questo contesto, “paradossalmente si vedono trasferite competenze mediche ad altre figure professionali, con bizzarre operazioni di task shifting, mirate a occupare il medico con burocrazia inappropriata anziché con attività clinica”.

“La narrativa delle recenti campagne di stampa diffamatorie nei confronti dei medici di famiglia - evidenzia la Fimmg Lombardia - passa dalla constatazione di una riduzione dell’attività di cura diretta del cittadino, oscurata da un’infinita attività di back office sulle spalle di un professionista, il più delle volte solo, di fronte a compiti lontani dal lavoro per il quale è formato”.

03 febbraio 2022
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