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Cure primarie. Fimmg: “Mancano referenti in Assessorato ”  

Lo ha rimarcato in Audizione presso la Commissione Sanità e Politiche Sociali la segretaria regionale Fimmg Lombardia, Paola Pedrini: "Per sviluppare un sistema territoriale davvero in grado di assolvere alla propria missione c'è la necessità di una struttura in grado di definire e programmare le specifiche strategie attuative e di governance, oltre a garantire il sistematico confronto con i professionisti operanti sul territorio”.

31 GEN - Necessità di un preciso riferimento per Cure Primarie in Assessorato, criticità sistema informativo regionale, ripensare i PRESST con maggior coinvolgimento medici di famiglia, potenziare presenza di infermieri e personale amministrativo  nei nostri studi, cooperative mediche e sviluppo presa in carico pazienti cronici, infermiere di famiglia, farmacia dei servizi. Questi i temi di maggior rilievo affrontati nel corso dell’audizione della segretaria regionale Fimmg Lombardia, Paola Pedrini, n Commissione Sanità e Politiche Sociali del Consiglio regionale della Lombardia.

Ecco il testo dell’audizione:

"Presidente e componenti della Commissione,
ringrazio innanzitutto per l’invito a partecipare a questa audizione.


La Federazione Italiana Medici di Medicina Generale della Lombardia ha preso visione dei contenuti del Piano Socio Sanitario Regionale ed esprime condivisione per gli obiettivi generali di sviluppo delle cure primarie. L’intenzione di questa audizione è quella di fornire un contributo concreto finalizzato alla piena attuazione di questi obiettivi, evidenziando al tempo stesso alcune criticità la cui soluzione è di fondamentale importanza per la loro realizzazione.

In primo luogo è necessario evidenziare la carenza di precisi riferimenti per le cure primarie all’interno dell’Assessorato. Il complesso passaggio da un’eccellenza fondata sulla sanità ospedaliera allo sviluppo della qualità dell’offerta territoriale richiede una struttura in grado di definire e programmare le specifiche strategie attuative e di governance, oltre a garantire il sistematico confronto con i professionisti operanti sul territorio. E ciò va attuato a partire da un intervento sui contenuti dell’accordo collettivo nazionale della medicina generale che ne consenta la piena attuazione nel contesto e nel modello della nostra Regione.

Inoltre è necessario affrontare le criticità del sistema informativo socio sanitario regionale, che rappresenta un elemento di essenziale importanza nello sviluppo delle cure primarie e nello sviluppo della connessione con i vari comparti del servizio sanitario, Ancora di recente FIMMG ha dovuto segnalarne le disfunzioni che vanno a minare l’efficienza dell’attività ambulatoriale dei medici di famiglia, a scapito del tempo dedicato alla cura, all’ascolto e al sostegno degli assistiti, oltre a compromettere i processi di rilascio delle ricette dematerializzate e la pubblicazione dei piani sanitari individuali, che sono elementi fondamentali ai fini della realizzazione del progetto di presa in carico della cronicità, che il piano indica come cardine anche per i prossimi anni nelle scelte programmatorie.

Il Piano Socio Sanitario Regionale dedica ampio spazio ai PReSST e alle loro interazioni con la medicina di famiglia. In effetti queste strutture dovrebbero rappresentare i punti di riferimento visibili, sia per i cittadini che per i professionisti. A parte alcune realizzazioni di eccellenza, peraltro sporadiche, il trasferimento anche solo di una parte dell’attività dei medici di medicina generale all’interno di tali strutture non è stata realizzata, per molteplici ragioni. In primo luogo, si sono identificate spesso strutture ospedaliere o distrettuali dismesse o da riconvertire, adeguate per l’offerta di alcune attività socio sanitarie, ma non in grado di rappresentare un riferimento logisticamente adeguato per l’utenza dei medici di famiglia.

A nostro avviso, la presenza sul territorio di strutture dei medici di famiglia organizzati in gruppo e la loro gestione organizzativa da parte di cooperative di medici, potrebbe rendere possibile quanto meno la sperimentazione di PRESST all’interno di tali siti, che garantiscono agli assistiti un punto di accesso e di riferimento noto e comodo. Si potrebbero sviluppare e sperimentare appositi modelli di gestione, trasferendo sportelli socio sanitari, punti ADI, punti prelievo, ambulatori di telemedicina, attività consultoriali, e sportelli di centri servizi per la presa in carico della cronicità.

Per quanto riguarda la presa in carico della cronicità, riteniamo sia un modello da sviluppare e implementare nonostante le evidenti criticità che hanno portato a distanza di 2 anni al coinvolgimento solo del 12% circa della popolazione target.
Abbandonate, ormai di fatto, le scelte di affidare la gestione a strutture diverse dalle cooperative dei medici di medicina generale (le strutture erogatrici in funzione di gestore hanno preso in carico non più del 6% del già esiguo 12% totale), si evidenzia come il numero di PAI prodotto mediamente dai medici aderenti sia comunque lontano dalla totalità della popolazione target.

Crediamo che uno dei motivi principali di tale criticità sia da ravvisarsi nello scarso investimento nello sviluppo delle cure primarie, con particolare riguardo agli studi dei medici di famiglia. Un investimento in call center e centri servizi, pure utile e necessario, non può surrogare, la carenza di personale amministrativo e infermieristico all’interno degli studi dei medici di famiglia, sempre più drammatica a fronte della diminuzione del numero di medici, che si trovano a far fronte, oltre all’emergenza cronicità, anche alla gestione di una sempre maggiore domanda per patologie acute e a momenti di vera e propria emergenza. La recente criticità connessa ai casi di meningite nel Basso Sebino ha dimostrato sia la disponibilità dei professionisti, sia le carenze strutturali dei loro studi, che, ricordiamolo, rappresentano il più diffuso e capillare servizio del nostro sistema sanitario regionale.

In tal senso, all’interno di studi di medicina di famiglia organizzati e dotati di personale potrebbero realizzarsi, oltre alla gestione della cronicità, anche attività di prevenzione primaria proattive e potrebbero concretizzarsi, in autentica vicinanza con i cittadini, strategie di prevenzione vaccinale, anche con lo strumento del copagamento.

E' quindi necessaria una riflessione sulla figura dell’infermiere di famiglia, professionista tanto essenziale, quanto da collocare in modo strategico non in strutture distrettuali lontane dalla quotidianità degli assistiti o in sovrapposizioni anomale con gli operatori dell’assistenza domiciliare integrata, bensì all’interno degli studi dei medici di famiglia, per realizzare un’autentica équipe multiprofessionale realmente raggiungibile e disponibile. In tal senso FIMMG offre la sua piena disponibilità ad essere consultato, in collaborazione con i rappresentanti della professione infermieristica, per contribuire all’obiettivo di garantire l’ottimale utilizzo di tutti i professionisti impegnati sul territorio.

La telemedicina rappresenta un altro elemento fondamentale da sviluppare in studi organizzati e nella domiciliarità. Oltre alla telemedicina connessa a prestazioni ambulatoriali, preme sottolineare come particolare rilevanza possa assumere il telemonitoraggio domiciliare per i pazienti in condizioni di fragilità, così come, ad esempio, realizzato con successo nella bergamasca durante la sperimentazione CReG.

La telemedicina deve garantire i massimi livelli di qualità sia nella refertazione degli accertamenti che nella loro esecuzione, deve essere tariffata in modo da consentirne la realizzabilità e deve essere utilizzata in modo appropriato, all’interno di percorsi diagnostico terapeutici definiti.

Suscita invece preoccupazione la proposta di attività di telemedicina nell’ambito della farmacia dei servizi, relativamente a prestazioni a carico del servizio sanitario regionale e con impegnativa del medico di famiglia, senza che siano definiti precisi percorsi diagnostico terapeutici che ne rendano appropriato l’utilizzo e, a quanto consta, neppure le qualifiche di chi esegue l’esame (alcuni esami, quali la spirometria, sono fortemente operatore dipendenti) e di chi provvede alla refertazione.

Anche sul tema della farmacia dei servizi FIMMG è pienamente disponibile ad una discussione in sede istituzionale, trattandosi di materia che coinvolge direttamente i medici di medicina generale e potenzialmente a rischio di inappropriatezza e di sovrapposizione di competenze.

Sul tema delle liste d’attesa e dell’affollamento dei pronto soccorso, è evidente come un investimento nella migliore organizzazione delle cure primarie possa utilmente influire su criticità, che peraltro fondano le loro basi su altre carenze e complessità organizzative. Anche su questo tema i medici di famiglia continuano ad offrire il proprio contributo di primo punto d’accesso, per tutti i cittadini al servizio sanitario regionale.

In conclusione si auspica che questo contatto consenta di sviluppare una stabile e produttiva interazione tra chi ha la responsabilità della governance del sistema e i professionisti che hanno la responsabilità dell’erogazione delle cure primarie, in un momento che vede l’affacciarsi di sempre nuove sfide in concomitanza di un ricambio generazionale epocale.

31 gennaio 2020
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