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Marche. Liste d’attesa. Nursind: “Cambia il Governatore, ma non cambia il metodo politico”

Noi infermieri abbiamo proposte alternative vantaggiose, sia per arrivare alla  soluzione della riduzione dei tempi d’attesa che nell’ottenere rientri economici significativi nei bilanci sanitari. Ascoltare solo “una campana”, quella che proviene dalla categoria medica, non crediamo possa generare i cambiamenti sperati

02 OTT - Il problema delle liste d’attesa non è di facile soluzione e interessa tutte le sanità che tendono verso l’obiettivo universalistico del Diritto alla salute per tutti i cittadini.
La conoscenza del sistema sanitario e di tutte le sue parti è indispensabile per realizzare interventi che nel breve e lungo periodo possano dare dei risultati duraturi ed evidenti. 
 
La Regione Marche su questo fronte, non ci sembra  stia procedendo, secondo metodi democratici appropriati. Innanzitutto su quest’ argomento l’enclave regionale, sta intessendo relazioni e prende suggerimenti solo da una parte degli attori coinvolti. Le rappresentanze sindacali e ordinistiche mediche sono sempre coinvolte, mentre la parte attiva della cittadinanza e delle rappresentanze dei professionisti sanitari, non sono neanche interpellati.
 
Eppure il problema delle liste d’attesa lo conosciamo a fondo e avremmo proposte alternative vantaggiose, sia per arrivare alla  soluzione della riduzione dei tempi d’attesa che nell’ottenere rientri economici significativi nei bilanci sanitari. Ascoltare solo “una campana”, quella che proviene dalla categoria medica, non crediamo possa generare i cambiamenti sperati, giacché estremamente coinvolti nel meccanismo di favoreggiamento dell’allungamento delle liste d’attesa.  
 
Infatti, le proposte che vengono dalla Regione Marche, tendono a determinare un aumento della capacità produttiva dei servizi, diagnostiche che lavorano h.24, anche turni festivi, ecc…
 
Questa scelta a nostro avviso è molto pericolosa, in termini di costi. Una strategia simile deve considerare necessariamente un aumento considerevole delle dotazioni organiche, del consumo di materiali e servizi. La Regione Marche ci dovrebbe spiegare con quale budget intende finanziare tale impresa? Forse ha promesso, a invarianza di personale, degli incentivi ai professionisti medici?  
 
Comunque informiamo i nostri politici, che questo tipo di strategia è già stato classificato inefficace da molti esperti economisti. Un aumento dell’offerta di prestazioni sanitarie, attuato aumentando la capacità produttiva, può portare ad un contenimento dei tempi d’attesa, ma non è detto che debba necessariamente condurre ad una riduzione della lista d’attesa la quale, anzi, potrebbe addirittura dilatarsi.
 
Questo è dovuto all’esistenza, nelle dinamiche dell’economia sanitaria, di un particolare effetto denominato SID (Supply-Induced Demand ), a causa del quale con l'ampliamento dell’offerta di prestazioni sanitarie si stimola la crescita della domanda, specialmente considerando l’induzione da parte dei medici,  verso una previsione di riduzione dei tempi d’attesa fornita dalla maggiore offerta di prestazione sanitarie di diagnosi e cura.
 
Saremmo curiosi di sapere se nelle  “vostre stanze chiuse” di confronto, qualcuno ha avanzato la mozione di obbligare il professionista sanitario dipendente pubblico, ad eseguire lo stesso numero di prestazioni che eroga in attività libero professionale intramoenia? Alcune Regioni l’hanno deliberato con vantaggio questa soluzione per le liste d’attesa,  nelle Marche si è mai monitorizzato questo fenomeno?  Nelle 36 ore settimanali dovute, dal dipendente pubblico, che produttività ha il professionista sanitario? In proporzione, nelle ore in cui esercita la libera professione, quante prestazioni compie? Vorremmo conoscere questi dati e confrontarli, potrebbero essere molto interessanti.
 
Dobbiamo partire da un altro punto di osservazione, quello dei cittadini, dei pazienti, considerando i loro reali bisogni di salute, che troppo spesso non coincidono con le false aspettative di esami diagnostici, di cui alla fine, si evince che ne poteva fare benissimo a meno. Fatto confermato dai risultati, osserviamo ogni giorno, che molto raramente, le scelte terapeutiche non cambiano dopo l’esecuzione di esami diagnostici, nella stragrande maggioranza dei casi si conferma l’ipotesi diagnostica e la terapia già in atto.
 
Per trovare le soluzioni razionali, in primis va compreso il progressivo invecchiamento della popolazione, l’evoluzione delle tecnologie, il continuo cambiamento della percezione dello stato di salute e delle necessità sanitarie che evolvono con lo sviluppo delle conoscenze da parte della popolazione e dei sanitari e infine commisurare le risorse disponibili, per realizzare le scelte più adeguate.
 
Insieme a questi fattori fondamentali, vanno affrontate problematiche quali l’appropriatezza prescrittiva, la capacità organizzativa di un sistema sanitario, l’offerta insufficiente del pubblico, i ricoveri inappropriati in strutture ospedaliere di pazienti sempre più complessi .
Iniziare a pensare a una sanità “alternativa” per la Regione Marche, che da un sistema ospedalocentrico,  dovrebbe passare con vantaggi per tutti, ad una sanità distrettuale, tesa a facilitare percorsi di cura, promuovere la salute  e l’empowerment dei pazienti cronici.
 
Ricordiamo alla Regione Marche, che questi progetti, non sono ambiziose utopie, anche in Italia, in  alcune sedi e Regioni si sono realizzate, con il contributo partecipato di tutti gli attori coinvolti in sanità.
 
Se la Regione Marche, prenderà le decisioni senza ascoltare le proposte di tutti, si continuerà a favorire, una sanità che le persone ormai, non riconoscono più come pubblica e garantista del Diritto alla Salute per ogni cittadino.
 
Segreteria  Territoriale Nursind Ancona

02 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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