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Hcv, guarire si può. Incontri sul territorio per promuovere la conoscenza della malattia

La prima tappa di “Epatite C Zero” è stata Torino ed è iniziata con la proiezione di alcuni episodi di una web serie che diventa metafora del modo di affrontare la patologia. Obiettivi: promuovere l’awareness su prevenzione e diagnosi dell’epatite C, sulle opportunità terapeutiche e sull’importanza di trattare ogni paziente con la terapia più appropriata

25 GIU - La malattia raccontata come un viaggio, con un inizio e una fine e non (più) come un tunnel senza uscita. È questa la metafora scelta per la web serie in cinque puntate di “Epatite C Zero”, la campagna promossa da Msd Italia in collaborazione con EpaC Onlus e la supervisione scientifica di Fire (Fondazione Italiana per la Ricerca in Epatologia).
 
I cinque episodi sono un punto di partenza di un ciclo di incontri finalizzati a promuovere l’awareness su prevenzione e diagnosi dell’epatite C, sulle opportunità terapeutiche e sull’importanza di trattare ogni paziente con la terapia più appropriata. Il primo appuntamento è stato martedì 19 giugno a Torino.
 
Grazie alla disponibilità di terapie antivirali efficaci e ben tollerate, che hanno rivoluzionato l’approccio all’Hcv, e all’apertura dei criteri di accesso da parte di Aifa, sono infatti stati compiuti molti passi avanti nella lotta a questa malattia spesso asintomatica e con una prevalenza tra l’1,5 e il 2,5 della popolazione generale. Tuttavia, resta ancora molto da fare per raggiungere il traguardo dell’eradicazione, previsto per il 2030.
 
“Campagne educazionali come Epatite C Zero – commenta Massimiliano Conforti, Vicepresidente EpaC Onlus – rivestono un ruolo di rilievo nell’informare tutte quelle persone che convivono con l’infezione da epatite C e che non sono ancora pienamente consapevoli che oggi si può guarire. Se si recassero in un centro specializzato e autorizzato a prescrivere i nuovi farmaci anti Hcv, infatti, potrebbero ricevere una diagnosi appropriata ed essere messi in lista per una terapia che potrebbe farli guarire. Iniziative come questa sono necessarie anche per continuare ad informare quella fetta di pazienti che non sono ancora approdati a un Centro autorizzato per essere valutati e poi curati”.
 
“La terapia dell’infezione da Hcv ha subito una profonda rivoluzione negli ultimi anni, grazie allo sviluppo di farmaci ad azione antivirale diretta, utilizzabili per via orale, con un ottimo profilo di tollerabilità e sicurezza e un’elevatissima efficacia terapeutica – spiega Alessia Ciancio, Dipartimento di Scienze Mediche, Dirigente medico di Gastroenterologia, Città della Salute e della Scienza di Torino – Questi farmaci, chiamati Agenti Antivirali Diretti (Daas) assicurano infatti l’eliminazione definitiva del virus, attraverso il blocco del processo di replicazione dello stesso, e la guarigione in oltre il 90-95% dei pazienti trattati. Si tratta di una svolta terapeutica di notevolissima importanza per i malati di epatite C che fino a pochi anni fa venivano sottoposti a regimi terapeutici che consentivano la guarigione in una piccola percentuale di casi, ma con importanti effetti collaterali in una quota non trascurabile di pazienti”.
 
Il modello economico
L’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) ha elaborato un modello economico che quantifica il valore di investire in trattamenti anti-Hcv e il ritorno associato in termini di costi ed eventi evitati grazie al programma sanitario di eliminazione dell’Hcv a livello regionale. “Il valore aggiunto del modello sviluppato da Altems consiste nel fatto che, a differenza della maggior parte delle analisi economiche, che si basano su dati ad effetto “pooled”, il modello è tailorizzato a livello regionale, proponendosi di fornire delle evidenze per supportare il processo di policy e decision making”, spiega Matteo Ruggeri, Responsabile dell’area Health Economics ed Hta di Altems dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
 
Una simulazione effettuata a livello nazionale e presentata durante il Workshop Wef mostra come su una coorte di 240mila pazienti affetti da Hcv l’investimento di 1,5 miliardi di euro in 3 anni genererebbe un ritorno di circa 1,9 miliardi di euro in 20 anni (al valore attuale) per minori costi associati alla progressione della patologia e circa 60mila epatocarcinomi, 31mila cirrosi scompensate, 29mila trapianti di fegato e 162mila  decessi in meno a livello cumulato. “Mi preme evidenziare come i primi risultati sostanziali si verificano già dal quinto anno in cui si registrano circa 3.700 cirrosi scompensate in meno, 12mila  decessi e 1.900 trapianti evitati”, sottolinea Ruggeri.
 
Il Piemonte
Applicando il modello al Piemonte (dove si stima ci siano ancora circa 18mila  persone con Hcv), un investimento di 111 milioni di euro nei prossimi tre anni genererebbe un risparmio di circa 143 milioni in 20 anni (valore attualizzato ad oggi) e consentirebbe di evitare numerosi eventi associati alla progressione della patologia (4.500 epatocarcinomi, 2.300 cirrosi e 12.000 decessi).
In termini di flussi reali i primi risultati significativi arriverebbero anche in questo caso già dal quinto anno, con un risparmio di circa 30 milioni di euro e circa 270 cirrosi, 328 trapianti e 1.000 decessi evitati.
Poiché il modello considera solo i costi diretti a carico del Ssn, i valori che emergono dal modello Hcv presentato potrebbero essere sottostimati perché non considerano i costi indiretti della patologia, che sono sostenuti dalla società. “Aggiungendo anche i costi evitati per minore perdita di produttività ci sarebbero saving maggiori”, conferma Ruggeri.
 
“In questo momento l’accesso alle cure nella Regione Piemonte è piuttosto scorrevole, con una certa variabilità a seconda della struttura ospedaliera per ciò che riguarda, ad esempio, i tempi d’attesa per iniziare le terapie e per effettuare l’esame dell’elastografia epatica – rileva Saverio Ventura, Referente EpaC Onlus Piemonte – Ora che la fase emergenziale è quasi terminata resta comunque tanto lavoro da fare e ci sembra opportuno potenziare l’organico delle strutture ospedaliere autorizzate e dotarle di strumentazione idonea per velocizzare ulteriormente l’accesso dei pazienti alle cure”. Altro aspetto importante è riuscire a intercettare alcuni bacini speciali come la popolazione delle carceri e dei SerT.
 

25 giugno 2018
© Riproduzione riservata

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