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All’Irccs di Candiolo interventi rene e prostata in 3D

Grazie all’applicazione della ‘realtà aumentata’ che rende sovrapponibili in automatico le immagini virtuali in 3D dell’organo da operare a quelle reali, il chirurgo può di vedere all’interno dell’organo il tumore da rimuovere direttamente sul campo operatorio durante l’intervento. I risultati preliminari del trattamento chirurgico di precisione, mininvasivo e personalizzato sono stati pubblicati nella rivista European Urology

28 GEN - L’intelligenza artificiale entra in sala operatoria: il chirurgo potrà d’ora in poi guardare l’organo bersaglio sulla telecamera e nello stesso momento avere davanti agli occhi in 3D ed automaticamente i modelli virtuali ricostruiti tramite TAC e risonanza magnetica. Per la prima volta quindi la mano del chirurgo è guidata da immagini in 3D degli organi da operare e delle neoplasie da cui sono affetti, sovrapponibili sul campo operatorio agli organi reali, per consentire di vedere l’interno dell’organo colpito dal tumore, ben al di là di quanto potrebbe visualizzare a occhio nudo, anche con l’aiuto della telecamera intraoperatoria.
 
Non era mai accaduto che l’atto chirurgico fosse guidato da immagini reali e virtuali ‘sincronizzate’: fino a oggi i modelli in 3D utilizzati in chirurgia robotica oncologica dovevano essere riportati su un monitor esterno, obbligando l’operatore a distogliere lo sguardo e la concentrazione da una parte all’altra. L’obiettivo è una chirurgia oncologica ‘personalizzata’, di estrema precisione e massima efficacia, con il minimo impatto sui tessuti sani.
 
E' quanto accade oggi all’Irccs di Candiolo che diventa per due giorni la capitale mondiale dell’hi-tech nella lotta ai tumori della prostata e del rene. I massimi esperti internazionali, riuniti per la IX edizione del “Techno-Urology Meeting”, in versione digitale, disegnano il futuro della chirurgia oncologica per operazioni sempre più ‘personalizzate’, precise ed efficaci. Francesco Porpiglia, il coordinatore degli studi che hanno permesso di mettere a punto il metodo, eseguirà i primi due interventi a ‘realtà aumentata’ interamente guidati dall’intelligenza artificiale.
 
“Partendo dalle immagini radiologiche di TAC o risonanze magnetica è possibile ottenere ricostruzioni tridimensionali dell’organo e della massa tumorale. Questi modelli – spiega Porpiglia, che è Ordinario di Urologia del Dipartimento Oncologia dell’Università di Torino e Responsabile dell’Urologia Irccs Candiolo e Ospedale San Luigi di Orbassano – Si sono rivelati molto utili nella fase di pianificazione dell’intervento in quanto forniscono al chirurgo una visione spaziale dell’organo e della malattia difficilmente raggiungibile a occhio nudo. Inoltre è possibile scomporre le diverse componenti del modello virtuale analizzando al meglio le relazioni tra neoplasia e strutture circostanti”.
 
“Oggi c’è una novità importante che rivoluzionerà le cure dei tumori. Grazie all’innovativa applicazione della realtà aumentata, resa disponibile da un software specifico - continua Porpiglia - le immagini del modello 3D presenti su un supporto digitale vengono ‘combinate’ (integrate) e sincronizzate con le immagini intraoperatorie, fornite dalla telecamera robotica questo consente di sovrapporre l’organo virtuale alla parte da operare, permettendo al chirurgo di vedere in tre dimensioni l’interno del tumore in tempo reale e ottimizzando la coordinazione tra occhio e mano dell’operatore che non deve più spostare lo sguardo su un monitor esterno per vedere le immagini digitali”.
 
Grazie all’uso dei modelli 3D applicati alla ‘realtà aumentata’, il chirurgo può vedere con accuratezza millimetrica il punto in cui la neoplasia si trova e analizzare nel dettaglio le sue relazioni con gli organi circostanti, rimuovendo la massa tumorale con una precisione senza pari. Il tumore alla prostata non risulta mai identificabile ad occhio nudo durante l’intervento.
 
“In questo contesto – aggiunge Porpiglia – la realtà aumentata guida il chirurgo nell’identificare dove si trova in tempo reale, modulando dunque l’ampiezza dell’asportazione chirurgica punto per punto, così da preservare il più possibile le strutture nervose responsabili dell’erezione, spesso aderenti alla prostata e in contatto con la neoplasia stessa, e garantire al paziente la potenza sessuale e la continenza urinaria. Questa tecnologia si è rivelata molto utile anche nella chirurgia renale per identificare i tumori del rene nascosti all’interno dell’organo e non visibili sulla sua superfice e i suoi rapporti con le strutture circostanti come ad esempio i vasi sanguigni”.
 
“L’accurata e precisa riproduzione dell’albero vascolare – conclude l’esperto – permette infatti di identificare e chiudere selettivamente i vasi sanguigni, limitando il danno a cui può andare incontro il rimanente tessuto renale sano. Non possiamo curare con questo rivoluzionario approccio tutti i pazienti o tutti i tipi di tumore, ma i progressi degli ultimi anni ci fanno ben sperare e ora abbiamo senz’altro un’arma in più contro la malattia”.
 
La realtà aumentata in corso di chirurgia oncologica applicata a Candiolo non è ancora presente nella routine della pratica clinica. L’esperienza con la chirurgia guidata dalle immagini in 3D è iniziata già quattro anni fa e ha portato il gruppo di ricerca coordinato da Porpiglia a una prima pubblicazione nel 2017, seguita da numerosi altri studi che hanno incontrato un grande interesse della comunità scientifica urologica.

28 gennaio 2021
© Riproduzione riservata

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